Dal trionfo della rivoluzione del 1979 i mass media presentano l'Iran contemporaneo in un modo che definire distorto è limitativo: una specie di landa arretrata in cui vige un "regime" allegramente definito medievale, in cui la Legge religiosa domina incontrastata e nel quale imperversano privi di ogni freno individui poco raccomandabili e -cosa ancora più grave- ancora meno fotogenici, intenti a lavorare notte e giorno alla distruzione della civiltà "occidentale" a mezzo di bombardamento atomico.
Col titolo La Repubblica Islamica dell'Iran - Il pensiero politico dell'ayatollah Khomeini Pejman Abdolmohammadi ha pubblicato la propria tesi di dottorato in "pensiero politico e comunicazione politica. Gli otto capitoli del volume costituiscono un'introduzione alla storia dell'Iran contemporaneo, alla biografia politica di Ruhullah Musavi ed all'assetto istituzionale della repubblica islamica sufficiente a fornire al lettore, anche non specialista, le competenze di base per diffidare e confutare i luoghi comuni in materia.
La prima parte del volume presenta un sunto biografico del fondatore della prima repubblica islamica contemporanea ed una panoramica di massima sull'Islam sciita, con particolare riferimento agli orientamenti prevalenti in materia di forma di governo e del ruolo che gli scienziati religiosi dovrebbero coprire o non coprire in esso; il dibattito -divenuto a tratti scontro- tra atteggiamento quietista ed atteggiamento interventista in materia viene trattato con particolare attenzione dal momento che il pensiero dell'ayatollah Khomeini riassunse e rilanciò come mai prima nella storia il ruolo interventista e le grandi responsabilità che gli scienziati religiosi avrebbero dovuto assumersi, nella visione khomeinista di un governo fondato sul vilayat-i-fiqh, sull'autorevolezza del giureconsulto. La convivenza, nell'assetto istituzionale della Repubblica Islamica dell'Iran, dei concetti di repubblica e di islamica, è frutto di un'elaborazione dottrinale originale e rivoluzionaria nell'applicazione, in realtà frutto di un'elaborazione lunga molti decenni.
Col titolo La Repubblica Islamica dell'Iran - Il pensiero politico dell'ayatollah Khomeini Pejman Abdolmohammadi ha pubblicato la propria tesi di dottorato in "pensiero politico e comunicazione politica. Gli otto capitoli del volume costituiscono un'introduzione alla storia dell'Iran contemporaneo, alla biografia politica di Ruhullah Musavi ed all'assetto istituzionale della repubblica islamica sufficiente a fornire al lettore, anche non specialista, le competenze di base per diffidare e confutare i luoghi comuni in materia.
La prima parte del volume presenta un sunto biografico del fondatore della prima repubblica islamica contemporanea ed una panoramica di massima sull'Islam sciita, con particolare riferimento agli orientamenti prevalenti in materia di forma di governo e del ruolo che gli scienziati religiosi dovrebbero coprire o non coprire in esso; il dibattito -divenuto a tratti scontro- tra atteggiamento quietista ed atteggiamento interventista in materia viene trattato con particolare attenzione dal momento che il pensiero dell'ayatollah Khomeini riassunse e rilanciò come mai prima nella storia il ruolo interventista e le grandi responsabilità che gli scienziati religiosi avrebbero dovuto assumersi, nella visione khomeinista di un governo fondato sul vilayat-i-fiqh, sull'autorevolezza del giureconsulto. La convivenza, nell'assetto istituzionale della Repubblica Islamica dell'Iran, dei concetti di repubblica e di islamica, è frutto di un'elaborazione dottrinale originale e rivoluzionaria nell'applicazione, in realtà frutto di un'elaborazione lunga molti decenni.
La seconda parte affronta, in tre capitoli, la storia dell'Iran dall'insediamento della dinastia Pahlavi alla rivoluzione del 1979 e le vicende legate all'impegno politico di Khomeini, iniziato con la pubblicazione del kashf-e-asrar, un rivelazione dei segreti in cui la difesa degli scienziati religiosi sciiti accompagna argomentazioni in favore dell'instaurazione di un governo islamico come unica soluzione possibile ai mali della corruzione e del colonialismo. Khomeini scrisse e pubblico in piena guerra, quando l'intromissione straniera negli affari iraniani era più forte che mai, giungendo ad imporre l'abdicazione a Reza shah. Gli anni successivi videro la nascita del movimento laico e nazionalista di Mossadeq e la nazionalizzazione del petrolio come primo tentativo di sottrarre l'Iran all'arbitrio delle potenze coloniali; l'esperienza di Mossadeq finì con un colpo di stato e con il ritorno di Mohammed Reza Pahlevi. Il volume illustra dettagliatamente come Khomeini non abbia mai cessato di denunciare quella che considerava la sostanziale empietà, gli arbitrii ed il continuo lavorìo di delegittimazione della classe degli scienziati religiosi che caratterizzava -e in parte costituiva- il complesso di riforme definito "rivoluzione bianca", opponendovisi in modo radicale. In questo modo attirò su di sé, sui suoi seguaci e sui manifestanti che li appoggiavano la repressione poliziesca e dell'esercito, che repressero nel sangue le manifestazioni del 5 giugno 1963, e lo incarcerarono per poi esiliarlo prima in Turchia, poi in Iraq -dove l'Imam Khomeini rimase per oltre quindici anni- ed infine in Francia. Il libro dedica ampio spazio all'analisi della comunicazione politica prodotta dalla monarchia Pahlavi e dal suo principale oppositore, consentendo di ricostruire in modo preciso quali furono i punti di debolezza dell'una ed i punti di forza dell'altro.
Nel quinto capitolo Abdolmohammadi espone le caratteristiche del movimento di opposizione islamica in Iran, le concezioni dei suoi principali intellettuali (Al-e Ahmad, Mehdi Bazargan, Ali Shariati), quelle degli "ulema rivoluzionari" e la costituz (Hossein Ali Montazeri, Mahmud Talaghan, Morteza Motahhari, Mohammad Beheshti) fornendo anche una disamina delle componenti della sua base sociale. Il capitolo si chiude con la narrazione degli avvenimenti compresi tra il 1977 ed il 1979, culminati nella cacciata di Reza Pahlavi, nel ritorno di Khomeini dalla Francia, nell'instaurazione della Repubblica Islamica e nell'elaborazione della sua costituzione.
La terza parte del volume comprende il sesto ed il settimo capitolo, dedicati rispettivamente e specificamente al pensiero politico dell'ayatollah Khomeini ed al modello della repubblica islamica. Queste pagine sono le più utili a chi intendesse acquisire le competenze necessarie a trattare i luoghi comuni veicolati dai mass media con il disprezzo che meritano.
Al centro della visione politica di Khomeini c'è il citato costrutto teorico del vilayat-i-fiqh, il "governo del giureconsulto". Abbandonato il quietismo e fatta propria la responsabilità del governo, i giureconsulti sciiti avrebbero dovuto produrre una guida spirituale ai massimi livelli per pietas e per competenze nel settore delle scienze religiose e delegare ad essa il dovere di sovrintendere sull'ammissibilità dell'attività di governo entro i limiti della legge sacra. L'ultimo capitolo del volume illustra i principi della costituzione, il funzionamento ed i rapporti esistenti nella Repubblica Islamica dell'Iran tra i vari organi costituzionali, definendo in chiusura l'assetto istituzionale della Repubblica come una sostanziale sintesi tra principi islamici e partecipazione popolare che rappresenta in sostanza un'accettabile "traduzione operazionale" dei principi politici del suo fondatore, ai quali resta relativamente fedele costituendo una forma di governo unica nel suo genere.
Il volume è chiuso da un abstract in lingua inglese.
Nel quinto capitolo Abdolmohammadi espone le caratteristiche del movimento di opposizione islamica in Iran, le concezioni dei suoi principali intellettuali (Al-e Ahmad, Mehdi Bazargan, Ali Shariati), quelle degli "ulema rivoluzionari" e la costituz (Hossein Ali Montazeri, Mahmud Talaghan, Morteza Motahhari, Mohammad Beheshti) fornendo anche una disamina delle componenti della sua base sociale. Il capitolo si chiude con la narrazione degli avvenimenti compresi tra il 1977 ed il 1979, culminati nella cacciata di Reza Pahlavi, nel ritorno di Khomeini dalla Francia, nell'instaurazione della Repubblica Islamica e nell'elaborazione della sua costituzione.
La terza parte del volume comprende il sesto ed il settimo capitolo, dedicati rispettivamente e specificamente al pensiero politico dell'ayatollah Khomeini ed al modello della repubblica islamica. Queste pagine sono le più utili a chi intendesse acquisire le competenze necessarie a trattare i luoghi comuni veicolati dai mass media con il disprezzo che meritano.
Al centro della visione politica di Khomeini c'è il citato costrutto teorico del vilayat-i-fiqh, il "governo del giureconsulto". Abbandonato il quietismo e fatta propria la responsabilità del governo, i giureconsulti sciiti avrebbero dovuto produrre una guida spirituale ai massimi livelli per pietas e per competenze nel settore delle scienze religiose e delegare ad essa il dovere di sovrintendere sull'ammissibilità dell'attività di governo entro i limiti della legge sacra. L'ultimo capitolo del volume illustra i principi della costituzione, il funzionamento ed i rapporti esistenti nella Repubblica Islamica dell'Iran tra i vari organi costituzionali, definendo in chiusura l'assetto istituzionale della Repubblica come una sostanziale sintesi tra principi islamici e partecipazione popolare che rappresenta in sostanza un'accettabile "traduzione operazionale" dei principi politici del suo fondatore, ai quali resta relativamente fedele costituendo una forma di governo unica nel suo genere.
Il volume è chiuso da un abstract in lingua inglese.
Pejman Abdolmohammadi - La Repubblica Islamica dell'Iran, il pensiero politico dell'ayatollah Khomeini, De Ferrari, 2009. 264pp.