In questa sezione si trovano foto -tutte scattate in prima persona- provenienti da paesi delle estreme propaggini d'Europa, del Nord Africa, del Medio Oriente, dell'Asia Centrale. Destinazioni scelte con cura tra le meno battute e tra le più stigmatizzate dai luoghi comuni che regnano incontrastati nei pochi conversari alimentati dalle ciance di regime.
Tutte realtà oggetto, da una decina d'anni, di puntigliose "verifiche di democrazia" e di campagne di denigrazione comandate a bacchetta da parte di mezzibusti e bellimbusti televisivi e redazionali di varia razza ed estrazione.
In nome di interessi arcinoti.
Repubblica Unita dello Yemen. Unificato dopo una storia burrascosa di colonialismo e di povertà, lo Yemen è rimasto fuori dalla pioggia di petrodollari che ha cambiato il volto agli altri paesi dell'area. Una popolazione rimasta forzatamente ancorata a stili di vita sobri ed essenziali, spesso all'economia di pura sussistenza, vive in una repubblica presidenziale dove, assai più di tante "leggi", a contare veramente sono i legami di clan ed il rispetto degli impegni pubblicamente assunti.
Il proventi del petrolio, scoperto da relativamente pochi anni, sono stati usati per la costruzione di infrastrutture indispensabili, dalle fognature alle strade, dalle scuole ai posti di medicazione nei villaggi più isolati, e non per inseguire sogni di improbabili grandeur.
Repubblica Araba di Siria. La Siria è un paese per il quale l'espressione "culla della civiltà" ha senso più che altrove. La storia movimentata ed il passare dei millenni hanno lasciato testimonianze archeologiche e architettoniche numerose e varie. La storia recente ha infranto il sogno del panarabismo in un paese dove gruppi etnici e religiosi diversi riescono a convivere senza conflittualità esasperate.
Finiti i tempi del pugno di ferro, le autorità siriane sono comunque riuscite ad evitare che il potere politico e quello economico si concentrassero in base all'appartentenza confessionale di chi li esercitava.
Repubblica dell'Azerbaigian. La repressione guidata da Mosca, nel 1990, non riuscì a ritardare il distacco dell'Azerbaigian da un URSS ormai dissolta e più in generale dall'area di influenza geopolitica russa. All'indipendenza seguirono tre anni di guerra con l'Armenia, le cui conseguenze sono ancora ben visibili. L'economia del paese, adesso sotto la ben visibile influenza turca e, in subordine, statunitense, ruota attorno ai giacimenti petroliferi sul Caspio, che hanno riportato a Baku il dinamismo (eufemismo per "disuguaglianze sociali") e la ricchezza ("dinamica" anch'essa) che la caratterizzavano all'epoca della sua fondazione.
Repubblica della Georgia. Il paese sta accentuando la riscoperta delle proprie radici, in realtà mai dimenticate, guidato da una classe politica partigiana delle modernizzazioni radicali che deve fare i conti con almeno due guerriglie e con il crescente divario economico e sociale tra città e campagna. Tra kombinat industriali ancora in funzione ed i nuovi arditi palazzi di Tbilisi, l'ingresso nella NATO e nell'Unione Europea sono obiettivi dichiarati.
Repubblica di Armenia. Dopo l'indipendenza del 1991 l'Armenia ha dovuto affrontare anni durissimi e costellati di difficoltà di ogni genere; dalla guerra con l'Azerbaigian alla fine dell'interdipendenza con le repubbliche dell'ex URSS, dalla massiccia emigrazione alla scarsità di risorse naturali. Nonostante i dubbi sulla "democraticità" (secondo il metro "occidentale") del suo operato e le commistioni con interessi privati di tutti i tipi, la dirigenza politica del paese è riuscita ad evitare il peggio usando equidistanza con i paesi finanziatori ed influenti dal punto di vista geopolitico.
Grande Jamahiria Araba di Libia Popolare e Socialista. Guidata da un Muhammar Gheddafi passato dal ruolo di figura diabolica assegnatogli ai tempi del reaganismo a quello di esecutore pratico delle politiche sull'immigrazione decise dal governo dello stato che occupa la penisola italiana (politiche che sembrano l'esatto contrario di quelle praticate in Libia dagli anni Settanta in poi...), la Jamahiria sta tentando con un certo impegno di diversificare la propria economia e di rendersi meno dipendente da quel petrolio e da quel gas naturale che l'hanno fatta uscire in meno di una generazione dal novero dei paesi più poveri del mondo.
Repubblica dell'Uzbekistan. L'indipendenza del 1991 conseguente al collasso sovietico colse impreparati e riluttanti tutti i paesi dell'Asia centrale, cui la fine repentina del mercato cui destinavano tutti i loro prodotti causò danni sostanziali e dall'effetto prolungato.
Sotto la guida di Islam Karimov l'Uzbekistan è riuscito a tenersi a galla e ad attirare quel tanto di investitori stranieri da mantenere standard di vita accettabili nonostante le insistenti voci sul nepotismo e sulla corruttela che impererebbero ai suoi vertici, oltre che su una libertà di stampa che somiglierebbe molto ad una burla.
Tutte realtà oggetto, da una decina d'anni, di puntigliose "verifiche di democrazia" e di campagne di denigrazione comandate a bacchetta da parte di mezzibusti e bellimbusti televisivi e redazionali di varia razza ed estrazione.
In nome di interessi arcinoti.
Repubblica Unita dello Yemen. Unificato dopo una storia burrascosa di colonialismo e di povertà, lo Yemen è rimasto fuori dalla pioggia di petrodollari che ha cambiato il volto agli altri paesi dell'area. Una popolazione rimasta forzatamente ancorata a stili di vita sobri ed essenziali, spesso all'economia di pura sussistenza, vive in una repubblica presidenziale dove, assai più di tante "leggi", a contare veramente sono i legami di clan ed il rispetto degli impegni pubblicamente assunti.
Il proventi del petrolio, scoperto da relativamente pochi anni, sono stati usati per la costruzione di infrastrutture indispensabili, dalle fognature alle strade, dalle scuole ai posti di medicazione nei villaggi più isolati, e non per inseguire sogni di improbabili grandeur.
Repubblica Araba di Siria. La Siria è un paese per il quale l'espressione "culla della civiltà" ha senso più che altrove. La storia movimentata ed il passare dei millenni hanno lasciato testimonianze archeologiche e architettoniche numerose e varie. La storia recente ha infranto il sogno del panarabismo in un paese dove gruppi etnici e religiosi diversi riescono a convivere senza conflittualità esasperate.
Finiti i tempi del pugno di ferro, le autorità siriane sono comunque riuscite ad evitare che il potere politico e quello economico si concentrassero in base all'appartentenza confessionale di chi li esercitava.
Repubblica dell'Azerbaigian. La repressione guidata da Mosca, nel 1990, non riuscì a ritardare il distacco dell'Azerbaigian da un URSS ormai dissolta e più in generale dall'area di influenza geopolitica russa. All'indipendenza seguirono tre anni di guerra con l'Armenia, le cui conseguenze sono ancora ben visibili. L'economia del paese, adesso sotto la ben visibile influenza turca e, in subordine, statunitense, ruota attorno ai giacimenti petroliferi sul Caspio, che hanno riportato a Baku il dinamismo (eufemismo per "disuguaglianze sociali") e la ricchezza ("dinamica" anch'essa) che la caratterizzavano all'epoca della sua fondazione.
Repubblica della Georgia. Il paese sta accentuando la riscoperta delle proprie radici, in realtà mai dimenticate, guidato da una classe politica partigiana delle modernizzazioni radicali che deve fare i conti con almeno due guerriglie e con il crescente divario economico e sociale tra città e campagna. Tra kombinat industriali ancora in funzione ed i nuovi arditi palazzi di Tbilisi, l'ingresso nella NATO e nell'Unione Europea sono obiettivi dichiarati.
Repubblica di Armenia. Dopo l'indipendenza del 1991 l'Armenia ha dovuto affrontare anni durissimi e costellati di difficoltà di ogni genere; dalla guerra con l'Azerbaigian alla fine dell'interdipendenza con le repubbliche dell'ex URSS, dalla massiccia emigrazione alla scarsità di risorse naturali. Nonostante i dubbi sulla "democraticità" (secondo il metro "occidentale") del suo operato e le commistioni con interessi privati di tutti i tipi, la dirigenza politica del paese è riuscita ad evitare il peggio usando equidistanza con i paesi finanziatori ed influenti dal punto di vista geopolitico.
Grande Jamahiria Araba di Libia Popolare e Socialista. Guidata da un Muhammar Gheddafi passato dal ruolo di figura diabolica assegnatogli ai tempi del reaganismo a quello di esecutore pratico delle politiche sull'immigrazione decise dal governo dello stato che occupa la penisola italiana (politiche che sembrano l'esatto contrario di quelle praticate in Libia dagli anni Settanta in poi...), la Jamahiria sta tentando con un certo impegno di diversificare la propria economia e di rendersi meno dipendente da quel petrolio e da quel gas naturale che l'hanno fatta uscire in meno di una generazione dal novero dei paesi più poveri del mondo.
Repubblica dell'Uzbekistan. L'indipendenza del 1991 conseguente al collasso sovietico colse impreparati e riluttanti tutti i paesi dell'Asia centrale, cui la fine repentina del mercato cui destinavano tutti i loro prodotti causò danni sostanziali e dall'effetto prolungato.
Sotto la guida di Islam Karimov l'Uzbekistan è riuscito a tenersi a galla e ad attirare quel tanto di investitori stranieri da mantenere standard di vita accettabili nonostante le insistenti voci sul nepotismo e sulla corruttela che impererebbero ai suoi vertici, oltre che su una libertà di stampa che somiglierebbe molto ad una burla.