Gilbert Achcar, Michel Warshawsky - La guerra dei 33 giorni 

Il libretto del libanese Gilbert Achcar e dell'israeliano Michel Warschawski è uscito pochi mesi dopo l'attacco israeliano al Libano del luglio 2006, attacco che ha avuto esiti molto diversi da quelli prefigurati dai suoi protagonisti.
Achchar ha redatto i primi tre capitoli, Warschawski il quarto.
Alla vera e propria trattazione sulla guerra, su cui si focalizzano il terzo ed il quarto capitolo, precede una stringata esposizione della storia del Libano dalla sua indipendenza al luglio 2006 ed una della storia di Hezbollah, dalle sue origini all'aggressione israeliana. L'inquadramento storico della vicenda è necessario per valutare nella giusta misura l'approssimazione e l'incoscienza con cui i vertici politici e militari di Israele hanno intrapreso una campagna contro il paese confinante, fidando di sradicare i combattenti sciiti e di far rivoltare contro di loro la popolazione libanese.
La storia del Libano, la sua organizzazione statale che si richiama a tutt'oggi all'organizzazione ottomana dei millet, la fondazione di Hezbollah e il crescere del suo successo sull'onda della rivoluzione islamica in Iran avvenuto in virtù del realismo politico praticato dai suoi leader e degli errori che hanno saputo evitare, avrebbero portato chiunque considerasse con realismo la situazione ad esprimere serissimi dubbi circa il successo di una guerra d'aggressione. Achchar ricorda l'atteggiamento radicalmente diverso che la popolazione libanese tiene nei confronti dei combattenti sciiti, che adottano comportamenti spesso opposti a quelli delle fazioni in lotta nel paese e che riflettono il loro ruolo di braccio militare di un'organizzazione politica radicata ed influente che gode della generale stima della popolazione. Le critiche alla pratica politica e militare di Hezbollah non vengono taciute e sono incentrate sulla sottovalutazione, riconosciuta col senno di poi dal leader Hassan Nassrallah, dei rischi insiti nella prassi del rapire soldati israeliani per utilizzarli negli scambi di prigionieri.
Achchar e Warschawski tracciano ciascuno a suo modo una stringata cronaca dei combattimenti di luglio, concordando sul fatto che il casus belli preso a pretesto servì in realtà per scatenare contro il Libano del sud e contro Hezbollah in particolare una guerra i cui piani erano pronti da mesi ed i cui obiettivi sono tutti falliti. Hezbollah è uscito più forte di prima da una guerra in cui Israele ha raso al suolo il Libano provocando centinaia di vittime civili nel pazzesco tentativo di alienargli le simpatie generali, ed anche la "risoluzione 1701" dell'ONU contemplante il suo disarmo è ancora inoperante, ad oltre due anni dai fatti narrati. Warschawski, che da anni rappresenta la bestia nera dei sionisti più arrabbiati (l'unica realtà politica israeliana che gode di acritica visibilità sui vomitevoli mass media mainstream della penisola italiana) spinge la sua critica alla condotta israeliana fino a citare esplicitamente l'imperizia e la corruzione dei comandanti militari, il cui comportamento sarebbe stato influenzato anche da anni ed anni di operazioni condotte contro civili praticamente disarmati.


Gilbert Achcar - Michel Warshawsky, La guerra dei 33 giorni - Edizioni Alegre, Roma 2007