Silvestro Lecce, Federica Bertin - Generazione trap. Nuova musica per nuovi adolescenti
Generazione Trap di Silvestro Lecce e Federica Bertin esamina la nuova musica per nuovi adolescenti con particolare attenzione ai risvolti psicologici, prendendo in esame testi, iconografia e produzioni mediatiche e presentando un apparato bibliografico con centinaia di fonti.
Nella presentazione del volume Alfio Maggiolini sostiene che la dimensione sacra della musica, il suo contenuto relazionale e la sua valenza sociale sarebbero stati diluiti e perduti a causa della sua onnipresenza, della sua commercializzazione e della sua fruizione individuale. A questo individualismo si collegherebbero l'esaltazione del consumismo e della ricchezza, quella degli aspetti più abietti delle pratiche sessuali e la mercificazione della donna: i temi ricorrenti nella musica trap. Secondo gli AA. la trap interpreterebbe ed estremizzerebbe la cultura affettiva degli adolescenti maschi, che a sua volta corrisponderebbe al prodotto di un codice maschile preadolescenziale di cui fanno parte la tendenza alla sfida e all'esagerazione, la difensiva presa di distanza dal legame con la donna, l'esibizione dello status sociale, il gergo volgare e la sfida a un'autorità paterna denigrata per la sua debolezza. Secondo Maggiolini nei testi della trap abbonderebbero l'ostentazione del lusso (a fare da contraltare all'orgoglio per le proprie origini modeste), la prevaricazione contro le donne, l'aggressività delinquenziale e la mancanza di empatia: nel complesso i tratti di personalità antisociali che per lo più restano lontane da creazioni culturali, non fosse che la tecnologia oggi ampiamente disponibile consente a chiunque di produrre e diffondere contenuti a un pubblico formato da milioni di fruitori potenziali. "Il rapido passaggio dall'anonimato alla fama, sogno molto preadolescenziale e adolescenziale, non è più solo un sogno ma una realtà possibile".
Musica e adolescenza riassume alcuni dati favorevoli all'importanza della musica in età adolescenziale con particolare riguardo ai campi dell'autorealizzazione e alla soddisfazione di bisogni emotivi e sociali. Lo scritto sottolinea l'importanza della musica -uno delle poche aree su cui gli adolescenti sentirebbero di poter esercitare un controllo effettivo- nella regolazione dell'esperienza emotiva e come facilitatore dei processi di socializzazione. I gusti musicali rappresentrebbero importanti criteri di selezione per la formazione dei legami di amicizia perché forieri di informazioni relative alla personalità, ai valori e allo stile di vita. Gli adolescenti sceglierebbero tipi di musica corrispondenti alle scelte del proprio gruppo di appartenenza; il testo sottolinea come sia attualmente possibile attingere virtualmente a qualsiasi brano prodotto, facendo quindi ricorso alla musica come ad una "tecnologia del Sé portatile". Nel caso della trap i testi relativi a tematiche connesse a sessualità e violenza, sostanze stupefacenti, individualismo, consumismo e successo renderebbero il genere apprezzato a soggetti ostinati ed estroversi, dotati di buona autostima e maggiormente propensi a mettere in atto comportamenti impulsivi e apparentemente rivolti a ribellarsi all'autorità. L'abbigliamento del trapper, miscuglio di marchi famosi ed elementi di strada, soddisferebbe le necessità di affiliazione in un contesto sociale che richiede successo e prestazioni.
La nuova cultura giovanile presenta le definizioni necessarie alla comprensione del tema trattato: quelli di cultura giovanile, sottocultura, microcultura, gang e controcultura vengono indicati come fenomeni sviluppatisi con l'americanizzazione dello stile di vita occidentale dopo il 1945, con il prolungamento della permanenza dei giovani nel percorso educativo, lo sviluppo della figura del giovane come consumatore e il pieno dispiegarsi della cultura di massa diffusa attraverso la musica e il cinema. Un fenomeno che sarebbe iniziato negli USA attorno agli anni '20, con la high school come sede per la nascita di un vero e proprio "universo parallelo" a quello della generazione precedente e che quarant'anni dopo avrebbe portato alla prima generazione in grado di consumare senza produrre: rebels without a cause che non avrebbero mai realmente superato i limiti posti dagli adulti ma che sarebbero diventati un agente sociale indipendente, con un peso politico ed economico considerevole. L'industria dei beni di consumo se ne sarebbe interessata immediatamente, destinando a questo target una musica intesa come prodotto culturale adeguato. Il testo ripercorre caratteristiche e temi del pop delle origini e dei tratti inediti del fenomeno Elvis Presley, a suo tempo accolto da preoccupazioni analoghe a quelle oggi riferite alla trap. In una concezione gramsciana -scrive Lecce- le classi sociali inferiori sarebbero bersaglio dell'influenza di quelle superiori, che veicolerebbero i loro interessi in maniera tale che le classi inferiori li interiorizzino come propri. La musica offrirebbe alle classi inferiori la possibilità di resistere a questa influenza. La cultura dominante opererebbe in modo impercettibile, laddove le sottoculture che le si opporrebbero agirebbero in modo vistoso e rumoroso. Un'analisi dei consumi musicali deve prevedere quindi i suoi aspetti sonori, quelli visuali e quelli iconografici e la trap non costituirebbe un'eccezione. Lecce considera quindi i nativi digitali e il loro rapporto con contenuti mediatici che hanno tratto il massimo vantaggio dalle potenzialità offerte dalla tecnologia; ripercorrere per sommi capi la storia delle tecniche di registrazione permette all'A. di illustrare il rapporto fra evoluzione tecnologica, contenuti (la diffusione del vibrato per mascherare le imperfezioni, la durata delle esecuzioni condizionata dai formati, ecc.) e modalità di fruizione. L'A. nota l'ormai compiuto abbinamento tra musica e immagini iniziato con i videoclip attorno al 1980 e la vaporizzazione dei contenuti tramite lo streaming. La tecnologia dello streaming asseconderebbe molto l'impulsività e la superficialità negli ascolti. Lecce scrive che il contesto socioeconomico, culturale e linguistico in cui si è affermata la trap è segnato dalle caratteristiche dell'ambiente digitale condiviso da produttori e fruitori del genere in esame. L'universo digitale sarebbe oggetto di ricorrenti riferimenti nei testi, al pari della vita privata dei produttori esibita minuto per minuto nei media sociali. Un elemento importante per la comprensione di testi autoreferenziali che richiederebbero una buona conoscenza dello stile di vita e della quotidianità di chi li produce. Per indicare i fruitori e i produttori di musica trap Lecce riporta la definizione -ideata da Jean Twenge nel 2018- di iGeneration, caratterizzata da immaturità, iperconnessione, incorporeità, instabilità, isolamento (e disimpegno), incertezza (e precarietà), indefinitezza, inclusività e individualismo.
Rap e hip hop, dalle periferie al successo inizia descrivendo le condizioni del Bronx di New York verso il 1970: un ambiente destrutturato e frammentato dalla speculazione e dalla distruzione del tessuto urbano in cui le bande criminali avrebbero rappresentato una delle poche possibilità di aggregazione, di contenimento e di appartenenza per la popolazione adolescente. La guerra tra gang avrebbe rappresentato un tentativo disfunzionale di "trasformare una terra desolata in una sorta di pericoloso parco giochi". Un parco giochi nelle cui "feste di isolato" sarebbe nata -con la tecnologia dei sound system, con l'uso del giradischi per creare ex novo e con l'inserimento di rime a tempo recitate al microfono- la musica hip hop, fenomeno spontaneo di evasione e manifestazione identitaria al tempo stesso. Il saggio riassume gli avvenimenti più rilevanti dello sviluppo di un genere musicale diventato in circa quarant'anni il più popolare e influente al mondo per la fascia d'età considerata. Oltre al gospel, tra gli antesignani della componente vocale dello hip hop l'A. cita l'abitudine a sfide rituali tra aspiranti ras di quartiere, in cui regole metriche rigide governavano scambi costituiti anche da allusioni e insulti sessuali più o meno pesanti, estesi per solito ai componenti delle rispettive famiglie con particolare riguardo a quelli femminili. La componente visuale della cultura hip hop si sarebbe basata sul writing, l'arte di strada dei graffiti che spesso avrebbe attirato per prima l'attenzione del grande pubblico manifestatasi a quanto sembra con le prime tag intorno al 1972 e tesa in prima istanza alla "promozione di se stessi". Secondo molti detrattori, puri atti di vandalismo diventati in qualche caso sofisticato e remunerativo prodotto commerciale: una metamorfosi che l'A. suggerisce di tenere presente perchè indicativa del percorso seguito da larga parte della cultura hip hop nel corso dei decenni. Dopo la metà degli anni Settanta l'ascesa della cultura hip hop avrebbe influito in misura decisiva sull'attenuarsi del fenomeno della violenza urbana mutando tra gli adolescenti la gerarchia dei comportamenti suscettibili di approvazione sociale; gli impianti stereo avrebbero affiancato e anche sostituito le mazze da baseball. L'A. riassume anche l'origine dello hip hop socialmente impegnato e della relativa pedagogia da strada, prima di affrontare il tema della commercializzazione del fenomeno. Dopo il 1982 l'approccio classista con cui le autorità statunitensi si sarebbero accanite contro il possesso e il traffico del crack avrebbero contribuito di contro a fare dello hip hop una voce della vita quotidiana nei ghetti urbani e ad aumentare la consapevolezza sociale di fruitori e produttori del genere: le rime del rap si sarebbero rivelate in grado di andare oltre "l'esaltazione della virilità maschile e la celebrazione di macchine e vestiti". I temi trattati avrebbero compreso maschilismo, aggressività, misoginia, omertà, violenza e, odio verso l'ordine costituito, tutti elementi caratteristici della cultura carceraria che sarebbero diventati peculiari del gangsta rap nato nel South Central di Los Angeles e platealmente centrato sul tema del crimine violento. L'A. nota come la biografia di alcuni esponenti del genere, dai critici meglio disposti considerati come eroi tragici in lotta contro le condizioni di vita della società contemporanea, giustificherebbe l'autoreferenzialità dei testi e dei temi trattati.
Silvestro Lecce indica l'epicentro per la nascita della musica trap nei sobborghi delle città del sud statunitense. Il southern hip hop della fine degli anni Ottanta avrebbe spiccato per maschilismo e oscenità dei testi, oltre che per la frequente enumerazione dei più consolidati stereotipi diffusi fra i bianchi. Nello stesso ambiente del southern hip hop sarebbe nato all'inizio del nuovo secolo il genere crunk, modellato su impianti e strumenti consueti per le discoteche e su una linea vocale adatta all'interazione e al coro con il pubblico. Il crunk insiste sui citati temi autoreferenziali, al punto da far concludere l'A. che musica del genere sia parte integrante di un circolo disfunzionale con la vita di periferia anziché rappresentare un'occasione di evasione. Produttori e fruitori del crunk sembrerebbero conformarsi al cliché diffuso tra i razzisti bianchi più arrabbiati: in questo sud percepito come arretrato e mentalmente segregazionista sarebbe quindi nata la trap, musica delle "trap houses", case-baracche della periferia di Atlanta architettonicamente simili a trappole per topi e caratterizzate da spaccio e consumo di stupefacenti. Lecce nota tra le caratteristiche di Atlanta l'esistenza di una popolazione nera di bassa estrazione socioeconomica e quella di un'economia criminale parallela a quella dei colossi economici che vi hanno sede. In una città dove l'urbanistica ha frammentato vari quartieri smembrandone il tessuto sociale, la trap si sarebbe affermata come colonna sonora di una vita di strada centrata su traffici di vario genere, con il carcere o l'obitorio come destini più verosimili. Il rapporto tra sostanze stupefacenti e musica trap sarebbe simbiotico e simboleggiato dalla diffusione della purple drank ottenuta diluendo sciroppo alla codeina in bevande gassate: gli effetti di dissociazione, stordimento, dissociazione, derealizzazione e letargia indotti dalla purple drank troverebbero analogie nelle caratteristiche sonore della trap, in cui sarebbero caratteristici il ricorso a sequenze campionate e rallentate fino a rendere eventuali parti cantate degli strascichi privi di logica e il ricorso al filtraggio del vocale tramite AutoTune, un correttore di imperfezioni e stonature in grado di conferire ulteriore trasognatezza alla musica. Il rapporto ambiguo o secondo alcuni addirittura inscindibile tra droga e musica presenterebbe come peculiari del genere i frequenti riferimenti a farmaci prescrivibili legalmente -tranquillanti soprattutto- il cui utilizzo avrebbe ruolo importante nella produzione e nella fruizione della trap: dall'ambiente arriverebbero molte prove mediatiche di un consumo di Xanax diffuso e abituale. Nata insomma come ripresa in chiave sudista del gangsta rap, la trap ne esaspererebbe ed estremizzerebbe i temi insistendo sugli aspetti legati al consumo e allo spaccio di sostanze stupefacenti e conservando l'autoreferenzialità che fa dei testi uno specchio della vita quotidiana dell'ambiente, reati e arresti compresi. Il non olet del denaro avrebbe consentito a trapper con un passato -e in qualche caso anche un presente- di trafficanti di armi, rapinatori e spacciatori di comparire in pubblicità commerciali senza destare alcuna esecrazione: la differenza rispetto allo hip hop delle precedenti generazioni staebbe nel fatto che i trapper non intenderebbero rendere visibili i ghetti perché non siano più tali, ma "per vendere ed essere venduti". La venalità e le incoerenze già molto presenti nel movimento hip hop arriverebbero con la trap a livelli parossistici: al destino segnato dalle trap houses da cui si postula impossibile la fuga si affiancano "oro massiccio, denaro, donne da capogiro e oggetti scintillanti da esibire". Nichilismo e edonismo andrebbero di pari passo, senza che l'accumulo di oggetti porti mai a una gioia autentica. Il trapper diventerebbe un borghese come un qualsiasi self made men caro allo ameriKKKan dream, solo che l'accumulazione originaria del capitale deriverebbe da attività pesantemente sanzionate dalla legge e svolte armi alla mano. Lecce ne ritrae il modello culturale come fatto di "narcisismo, egoismo, apparenza, individualismo, arricchimento ad ogni costo, violenza, materialismo, armi da fuoco e misoginia estrema"; una versione esasperata fino all'assurdo delle caratteristiche proprie dei millennials in cui qualsiasi forma di disuguaglianza o di ingiustizia viene percepita come astratta e lontana o al massimo imputata a se stessi e alle proprie decisioni sbagliate.
Nello stato che occupa la penisola italiana la trap sarebbe comparsa verso il 2011 e vi presenterebbe i tratti di una ripetizione provinciale e maldestra, del tipo in cui si adattano questo o quel cliché a realtà sociali molto diverse da quelle originarie. il "catalogo pressoché completo dei temi toccati nei testi" sarebbe secondo Lecce così riassumibile: "oggettivazione della donna, misoginia, sessismo, droghe e alcol (cultura dello sballo), materialismo, individualismo, criminalità (legata soprattutto allo spaccio di sostanze stupefacenti), narcisismo, perfezionismo estetico e ossessione per la moda". I successivi capitoli del saggio sono dedicati all'approfondimento di questi contenuti.
Il quinto capitolo inizia trattando dell'immagine della donna nella trap prodotta nella penisola italiana. Tenendo presenti le questioni inerenti l'identità di genere e la sua importanza nel corso dell'adolescenza e oltre, e il modo di stare insieme delle coppie narcisistiche in cui i contraenti attuano un progetto condiviso ma parallelo di soddisfazione e riuscita individuale, Lecce considera questo genere musicale caratterizzato da una "estrema polarizzazione tra il codice maschile e quello femminile" e da "modalità relazionali totalmente orientate verso un’esclusiva caratterizzazione sessuale delle relazioni" il cui modello sarebbe quello della transazione da postribolo. I videoclip e i testi della trap si conformerebbero ai modelli statunitensi: la funzione delle numerose e poco vestite giovani donne citate o presentate nelle inquadrature sarebbe meramente decorativa, condiscendente, provocante e in ogni caso connotata da una compiaciuta venalità. L'atteggiamento e il comportamento dei trapper ricorderebbero quello associato all'iconografia dei faraoni o a Re Mida, al netto di concessioni all'epoca contemporanea come il diritto di predazione della donna altrui equiparata in importanza e costo a una dose di stupefacente o a un paio di scarpe sportive, oltre che sessualmente attivabile con uno schiocco di dita, a patto di disporre del potere d'acquisto necessario. Al modello si adeguerebbero le poche trapper a tutt'oggi affermatesi, dimostratesi capacissime di calcare ulteriormente i toni sul tema del lusso esibito, del denaro e soprattutto del perfezionismo estetico. La trap offirebbe ai suoi fruitori la possibilità di vivere, sia pure in forma vicaria, le esperienze estreme di cui essi sono in cerca; Lecce nota peraltro che la fascinazione giovanile per eroi, banditi e ribelli, indispensabile al rafforzamento di identità traballanti, non è certo un'esclusiva degli ultimi anni. La misoginia della trap potrebbe trovare spiegazione anche nell'assenza di modelli paterni solidi -sostituiti dalla "pseudovirilità stereotipata e caricaturale" mutuata da relazioni fra pari in cui l'aggressività sarebbe distolta dall'assunzione di responsabilità da adulti e portata a sfociare in atteggiamenti violenti e di ribellione superficiale e passiva. L'A. cita anche il fenomeno per lo più telematico -e dai tratti neodarwinisti- degli incel, i cui adepti sarebbero convinti che ideologie e valori del mondo contemporaneo centrati su look, money and status abbiano tolto loro attrattività agli occhi del sesso opposto.
Lecce esamina i contenuti della trap dal punto di vista della teoria dell'oggettivazione; nel caso specifico le donne esposte a comportamenti oggettivanti finirebbero per interiorizzare una prospettiva allocentrica e per considerare se stesse come corpi a disposizione altrui, sorvegliando in modo costante il proprio aspetto fisico e mettendo in atto comportamenti riparatori di vario tipo per arginare quella che verrebbe percepita come una devianza rispetto ai modelli mediatici. La trap tenderebbe a magnificare ed esaltare elementi già esistenti nella realtà sociale, normalizzando e rendendo esemplari tanto le rappresentazioni di ruolo maschile e femminile quanto un dato modello di rapporto tra i sessi.
Diventa ricco o muori provandoci esamina altri argomenti ricorrenti nella trap e generalmente collegati a un approccio consumista all'esistenza, al successo e all'accumulo di denaro. In una società in cui il cittadino è degradato a cliente, lo hip hop avrebbe avuto l'attenzione dei mass media e dell'industria culturale solo dopo essersi rivelato una potenziale fonte di enormi profitti, cosa che è andata di pari passo con lo stravolgimento estremo dei suoi contenuti. I temi legati alla comunità, alla cultura d’appartenenza, alla consapevolezza politica e al desiderio di riscatto sociale sarebbero stati assorbiti dalla sola idea del successo e dell’arricchimento individuale. Nella penisola italiana ricorrerebbero in particolare lunghi inventari di beni di consumo accomunati solo dai prezzi inarrivabili, a segnare una proporzionalità diretta fra il talento del trapper e la quantità di beni che esso può ostentare. Denaro, successo e accumulo di beni materiali -lodati con il tono sbruffone del bragging- sarebbero diventati i veri punti di partenza della motivazione; la produzione musicale consisterebbe nel cercare nel modo più rapido possibile una formula commerciale in grado di garantire un facile e veloce arricchimento. Lecce non nega la presenza di intenti e temi analoghi in altri generi musicali; la trap si distinguerebbe tuttavia per eccedere fino alla monomaniacalità materialistica e per l'aperta convinzione che ogni problema della vita possa essere ricondotto al possesso o meno di beni materiali. In molti casi il possesso e l'ostentazione non sarebbero sufficienti: l'ideale sarebbe completarli con una sfida, uno sfregio rivolgo a un più o meno generico antagonista. In qualche caso la "costruzione di personaggio" da parte dei trapper avrebbe convinto alcuni osservatori di trovarsi davanti a tentativi di caricare i toni della trap statunitense per prendersene gioco.
Le accentuate rivendicazioni materialistiche della trap sarebbero anche espressione di una modernità in cui è comune una profonda interiorizzazione dei principi dell'economia, al punto che anche l'inconscio sarebbe governato da principi economici del tipo costo-beneficio. Lecce nota però i risultati della ricerca empirica -di cui riporta vari esempi- che spesso correlano alti livelli di materialismo e della relativa centralità di beni materiali e di successo personale a depressione, solitudine, bassa autostima, ansia e maggior abuso di sostanze.
Nuovi media e cultura del narcisismo sarebbero alla base di un approccio dominato dal culto per la celebrità e per la visibilità mediatica, che corrisponderebbe in misura sempre maggiore all'esistere effettivamente. La trap ritrarrebbe il giovane narcisista cui tutto è dovuto e che coltiva una superiorità per lo più scollegata da qualsiasi riscontro pratico che possa comprovarla. In una cultura giovanile in cui si mescolano individualismo, narcisismo, materialismo e consumismo e in cui molti sarebbro convinti di avere diritto a fama, ricchezza, bellezza e successo, i trapper figurerebbero come merci che devono sedurre gli acquirenti rivestendosi a loro volta di altre merci.
Il tema del consumo e dello spaccio di sostanze stupefacenti è affrontato dal settimo capitolo. La Bertin ricorda che la stretta e sempre esistita relazione tra droghe e musica, notando come l'interesse stia nel cambiare del rapporto con le sostanze e nel come alcuni generi musicali siano "la trasposizione sonora degli effetti di alcune sostanze stupefacenti". Acido lisergico, eroina, psicofarmaci, anfetamine, ecstasy, cocaina, cannabis; in qualche pagina l'A. espone una disamina del rapporto tra sostanze e generi musicali. La trap si mostrerebbe connessa agli stupefacenti sin dal nome e dalle origini; la versione prodotta nella penisola italiana farebbe spesso riferimento, più che alla cocaina del modello originale, alla cannabis, di cui si apprezzerebbero effetti che aiuterebbero a non pensare e ad annullare le emozioni. Gli stessi effetti anestetizzanti e nichilistici richiesti alle benzodiazepine. La sostanza caratteristica dell'ambiente trap sarebbe la citata purple drank, miscuglio di sciroppo per la tosse e bevande gassate dal colore viola e dagli effetti psicoattivi e sedativi divulgata dal web. Tra gli effetti collaterali la purple drank avrebbe un arrochimento della voce -dovuto al rallentamento della salivazione- che contribuirebbe al senso generale di ottundimento. Un ottundimento che sarebbe rispecchiato dai ritmi lenti, dalle sonorità basse e dalle melodie minimali e ipnotiche che caratterizzano il genere. Come nel modello statunitense, anche nella trap peninsulare gli stupefacenti verrebbero visti anche come fonte di reddito e conseguentemente di successo. La Bertin evidenzia due differenze considerevoli rispetto al modello statunitense. La trap prodotta nella penisola italiana accentuerebbe in misura maggiore i risvolti negativi del rapporto con le sostanze. Secondariamente il fattore imitazione porterebbe molti trapper a fare riferimenti gonfiati e poco autentici, tanto più che l'esagerazione sarebbe -a detta di produttori e fruitori- una caratteristica essenziale della trap e dei suoi aspetti narcisistici.
L'ultimo capitolo riguarda i rapporti tra musica e comportamenti a rischio: le preferenze musicali degli adolescenti sarebbero oggetto di interesse fino dai tempi del rock and roll per la loro controversa connessione con vari tipi di comportamenti devianti. La Bertin riporta accuse e temi ricorrenti, ricordando che non necessariamente l'interpretazione dei fruitori giovani corrisponderebbe a quella degli adulti. In assenza di preesistenti fattori di rischio o per quanti possono godere di fattori protettivi, i testi centrati sui comportamenti devianti avrebbero effetti minimi e di breve durata. La letteratura esistente non consentirebbe di dimostrare relazioni causali, ma solo relazioni di tipo associativo dovute ad apprendimento imitativo, a rinforzo di valori e comportamenti preesistenti o, infine, alla presenza di "fattori terzi" come la personalità o il contesto sociale, in grado di mediare il rapporto tra musica e comportamenti devianti. L'A. riporta anche l'ipotesi per cui la musica potrebbe avere una funzione espressiva o catartica, consentendo di esprimere determinati impulsi anziché agirli. D'altronde, nessuno accuserebbe un estimatore della tragedia greca di essere propenso all'incesto o al parricidio. L’associazione tra i generi compresi nella "musica problematica" e comportamenti effettivi potrebbe in qualche misura interessare il fatto che essi trasmetterebbero una immagine di resistenza all’autorità adulta, assieme a quella condivisione e a quell'apprendimento fra pari che sarebbero vissuti tipici dell'adolescenza. Gruppo di pari e musica potrebbero influenzarsi reciprocamente favorendo la propensione a comportamenti trasgressivi. La diffusione dei nuovi media inoltre avrebbe provocato negli ultimi anni una disgiunzione tra reale e virtuale, per cui non necessariamente passerebbe all'atto tutto ciò che verrebbe esaltato a livello virtuale. La iGeneration sarebbe meno ribelle verso l'autorità e più ripiegata narcisisticamente su di sé, cosa che renderebbe paradossale considerare la trap e i suoi contenuti di devianza più o meno estrema come una sua rappresentazione. La letteratura disponibile confermerebbe la correlazione tra genere musicale preferito e propensione al consumo del tipo di sostanze correlato, quella ipotizzata tra determinati generi e propensione a comportamenti aggressivi o imprudenti e quella tra esposizione a contenuti misogini o svalutanti (a prescindere dal genere musicale) e comportamenti ostili verso le donne. Orientamenti di questo tipo sarebbero in controtendenza rispetto a una cultura dominante rivolta invece ai valori dell'emancipazione femminile e della parità, in un contesto in cui non esistono dati a favore di un aumento dei reati sessuali. Allo stesso modo non si registrerebbero significativi picchi di autolesionismo fra gli estimatori della "musica problematica" in genere: i fattori di rischio andrebbero ricercati con maggiore fondatezza dnella depressione, nella possibilità di accedere alle armi, nel senso di alienazione e nell'abuso di sostanze. L'A. ricorda comunque i limiti della letteratura disponibile, i cui riferimenti riguardano pressoché per intero una realtà statunitense molto diversa da quella della penisola italiana. I dati esistenti inoltre non sono retrospettivi e non fanno riferimento ad effetti a lungo termine e sarebbe pressoché impossibile imputare l'emergere di comportamenti devianti alle poche variabili rappresentate dalla musica problematica. In ultimo, occorre tenere conto delle trasformazioni culturali; la penisola italiana non è una periferia statunitense, e l'importazione di determinati contenuti vi si risolverebbe in fiction, per lo più con piena consapevolezza dei suoi autori. Nel mondo virtuale frequentato dagli adolescenti le visualizzazioni delle tracce conterebbero più dei contenuti; l'A. propende per considerare autenticamente rischiosi non i comportamenti impulsivi e violenti di cui non si registrerebbe empiricamente alcun aumento sostanziale, ma la diffusione di una cultura dell'immagine e dell'esagerazione iperbolica in ogni contenuto, originate dall'intento di colpire l'attenzione.
Nella conclusione gli AA. notano che le polemiche suscitate dai contenuti della musica trap potrebbero essere riassunte in due schieramenti opposti. Uno considererebbe la trap uno dei sintomi sociali della decadenza culturale del mondo contemporaneo; l'altro rileva che la trap soffrirebbe delle stesse stigmatizzazioni cui sono andate incontro tutte le culture giovanili. La concretezza dei dati mostrerebbe che a fronte di un mondo virtuale -al quale la trap è legata a doppio filo- grondante reati di ogni genere, nel mondo reale i reati attribuiti agli adolescenti sarebbero invece in diminuzione. Al contrario degli atteggiamenti sessisti ed aggressivi, ancora rinforzati sia dal virtuale che dall'esperienza reale. La musica trap sembrerebbe aver compiuto un percorso analogo a quello di altri comportamenti nati come espressioni di trasgressione e di rottura, con la virtualizzazione, l'esibizione e l'estetizzazione di contenuti nati in tutt'altri contesti.


Silvestro Lecce, Federica Bertin - Generazione trap. Nuova musica per nuovi adolescenti. Mimesis edizioni, Milano 2021. 200pp.