In questo scritto si cerca di capire con quale autorevolezza e con quale cognizione di causa possa permettersi simili comportamenti.
Si ricorderà come, alcuni anni or sono, qualsiasi uscita pubblica dei rappresentanti di un esecutivo inviso agli "occidentalisti" venisse accolta da una claque rumorosa e visibile, organizzata in modo da poter costruire attorno alla new un intero telegazzettino e statuire l'impopolarità del "governo" dell'epoca.
Le proteste studentesche del novembre 2010 erano improntate a tutt'altro segno, e nonostante lo script cui gli "occidentalisti" sono tenuti ad attenersi nella valutazione di un mondo reale col quale hanno poco o punto a che vedere, non sono state certo organizzate per permettere a questo o quell'indossacravatte dal volto ben nutrito di raccogliere preferenze sufficienti alla prossima tornata elettorale.
Le proteste e le manifestazioni hanno assunto un carattere multiforme che ha alternato iniziative dai toni sanamente furibondi ad una ricerca di visibilità mediatica che ha letteralmente sotterrato per inventiva e varietà quella a suo tempo messa in campo dalla controparte.
Quando uno non deve rendere conto a chi lo paga, la fantasia mette letteralmente le ali.
La cosa, ai buoni a nulla delle redazioni, non è piaciuta. Il rischio non è soltanto quello di vedere le tirature contrarsi di giorno in giorno, ma anche e soprattutto quello di una ripresa di contatto con la realtà, fin qui rimandata con alterne fortune, brusca e dolorosa anche in senso fisico. Un po' come successe al malcapitato gazzettinista protagonista di un aneddoto attribuito a Turgenev.
Il problema -per costoro- è che il sistematico ricorso a faccia tosta, bassezza, cattiveria spicciola e propensione al servilismo accompagnate da una mendacia scoperta ed abituale non invogliano ad aggregarsi al gruppo individui capaci di contribuire con argomentazioni concrete e con competenze documentabili alla tenuta delle posizioni. Il risultato, costante ormai da decenni, è che l'"occidentalismo" fiorentino schiera a tutti i livelli personaggi da brivido, buoni a nulla, ben vestite, frequentatori di ristoranti, macchiette ed altri scaricati dalla vita reale al cospetto dei quali si ha non la sensazione, ma la certezza che l'"occidentalismo" politico abbia rappresentato per costoro l'unica possibile alternativa a collassi esistenziali di imponente portata.
"Il Giornale della Toscana" ne è buon riflesso.
Il 25 novembre 2010 una tizia mandata da Roma all'Università di Firenze perché discettasse di Islàmme e di immigrazione insieme a un ragioniere milanese che non si è nemmeno degnato di presenziare è stata accolta da una folla non festante. Quel gazzettino ha pubblicato un'editoriale intitolata "Fascisti rossi e forza della ragione" scribacchiata d'urgenza dal direttore Gianluca Tenti. Laureati da oltre dieci anni, non sapremmo dire molto circa le professioni ideologiche dei molti contestatori scesi in piazza. Sappiamo però che la professione ideologica della sottosegretaria Daniela Santanché è precisa ed autocertificata, ed è appunto quella di fascismo. Gianluca Tenti, fedele ad una prassi consolidata fino ad oltre il limite dell'autolesionismo, fornisce dunque fin dal titolo di che trarre conclusioni impietose sul conto della sua produzione. Il riferimento alla "forza della ragione" è richiamo preciso ad uno degli ultimi libelli scritti da Oriana Fallaci; gli "occidentalisti" indicano abitualmente con il vocabolo "ragione" quello che tutto il resto del mondo definisce "delirio a contenuto persecutorio".
Sul valore complessivo dell'editoriale e delle sue argomentazioni pone ultimo sigillo l'impaginazione del testo. Esaurito lo spazio in prima, il resto è stato impaginato all'interno accanto ad un ponderoso articolo dove si ciancia di pallonate, di pallonieri e di pallone.
Il 28 novembre 2010, dopo un sabato irto di manifestazioni e di iniziative di protesta, "Il Giornale della Toscana" ha offerto praticamente un'intera pagina a un certo Tommaso Villa. L'anno scorso Tommaso Villa cercò di portarsi dietro una troupe perché gli occupanti di un'aula universitaria potessero essere linciati mediaticamente secondo le procedure consuete.
Lo presero a uova. Quanto fresche, non si sa.
Non volendo ripetere l'esperienza -le tintorie costano care- a questo giro si è limitato a dare mandato di pubblicazione ad un po' di menzogne e, domenica 28 novembre, a scrivere una "lettera aperta".
Il registro linguistico "occidentalista" non è soltanto menzognero, adulatore e veicolo di empietà di ogni genere; a Firenze si avvale spesso di espressioni ed epiteti vernacolari. Tommaso Villa indica i manifestanti con l'espressione studenti bighelloni.
Bighellone sta per sfaticato o perdigiorno. Vediamo dunque quali meriti può accampare questo Tommaso Villa per rivolgersi in questo modo a chicchessia.
Il primo impatto non è dei migliori: la screenshot è tratta dal suo sito web personale, fermo da mesi ed ancora infarcito di materiale propagandistico pubblicato in occasione di una tornata elettorale persa sì, ma che gli ha consentito di accedere agli emolumenti che spettano ad uno scaldatore di poltrone di medio calibro.
Per quali meriti questo sia avvenuto, non è dato saperlo. Lo schematico curriculum vitae di Tommaso Villa visibile anche nella screenshot non cita alcuna esperienza universitaria e non cita alcuna esperienza lavorativa. La foto grande ritrae lui ed altri aspiranti commensali accanto a uno che frequenta ragazze minorenni.
Ancora peggio va con una sua presentazione istituzionale. La scheda riesce addirittura a specificare che Tommaso Villa "E' nato a Firenze il 26 dicembre 1976 ed a Firenze vive e svolge le sue attività da sempre" senza fare cenno alcuno a quali siano queste attività.
Gli "occidentalisti" fiorentini sono noti per la prodigiosa durata della loro giovinezza, che dilata i percorsi universitari fino a far loro raggiungere anche il triplo della durata curricolare prevista. In questo caso siamo tuttavia davanti a qualcosa di straordinario. Google non ci ha permesso di sapere alcunché circa la carriera universitaria di Tommaso Villa. Dal momento che non si trova traccia in proposito nemmeno nella sua propaganda elettorale, la sua nomina nel 2001 a "responsabile universitario" di un partito "occidentalista" suona a dir poco fuori luogo, ma è un buon indice di quali risorse possa avvalersi l'"occidentalismo" fiorentino.
Questo legittima il sospetto che Tommaso Villa non sappia nemmeno di cosa sta parlando. La cosa non sembri strana: cognizione di causa e competenza sono le ultime cose di cui chi voglia intraprendere una carriera politica "occidentalista" deve essere dotato.
Quelli che dànno di bighelloni agli altri.
Quelli delle infrastrutture.
Quelli della cultura.