Marzo 2010. Uno scritto in cui si infierisce sulla disumanità cialtrona del gazzettame d'"Occidente", che ogni giorno presenta esempi come quelli qui disprezzati.
L'incompetenza cialtrona è una caratteristica strutturale dell'"occidentalismo" contemporaneo.
Insieme alla fantasia, alla malafede ed alla buona propensione verso la menzogna sistematica è la qualità essenziale per i professionisti di una propaganda quotidiana i cui manutengoli hanno anche il coraggio di ciarlare di "informazione approfondita, obiettiva e libera".
La "informazione" -come la chiamano loro- peninsulare è in condizioni tali che le pagine on line dell'Irib, Islamic Republic of Iran Broadcasting, rappresentano una lettura incommensurabilmente più seria ed obiettiva, non foss'altro che per la totale assenza di quelle immagini di giovani donne poco vestite che infarciscono il gazzettame "occidentale".
Da pagine del genere sono anche sostanzialmente assenti quelle considerazioni e quei particolari rivelatori della disumanità spicciola, bassa e quotidiana che è coessenziale alla totalità dei sudditi chiamati ad interagire con i media "occidentalisti". Il "Corriere della Sera" on line del 13 e "Repubblica" on line del 14 marzo offrono da soli due esempi molto chiari di quanto affermiamo.
L'incompetenza cialtrona è una caratteristica strutturale dell'"occidentalismo" contemporaneo.
Insieme alla fantasia, alla malafede ed alla buona propensione verso la menzogna sistematica è la qualità essenziale per i professionisti di una propaganda quotidiana i cui manutengoli hanno anche il coraggio di ciarlare di "informazione approfondita, obiettiva e libera".
La "informazione" -come la chiamano loro- peninsulare è in condizioni tali che le pagine on line dell'Irib, Islamic Republic of Iran Broadcasting, rappresentano una lettura incommensurabilmente più seria ed obiettiva, non foss'altro che per la totale assenza di quelle immagini di giovani donne poco vestite che infarciscono il gazzettame "occidentale".
Da pagine del genere sono anche sostanzialmente assenti quelle considerazioni e quei particolari rivelatori della disumanità spicciola, bassa e quotidiana che è coessenziale alla totalità dei sudditi chiamati ad interagire con i media "occidentalisti". Il "Corriere della Sera" on line del 13 e "Repubblica" on line del 14 marzo offrono da soli due esempi molto chiari di quanto affermiamo.
Il primo è un caso di incompetenza mestierante.
Treviso è una città del nord-est della penisola italiana i cui sudditi sono passati in una generazione dalla pellagra ai terratetto con bagni di marmo. Il giocattolo, alimentato a denaro e da null'altro, si è rotto nel corso degli ultimi anni lasciando un deserto sociale in cui la sistematica delegittimazione di soggetti ed agenzie sociali fino a ieri dotati di un'autorevolezza indiscussa ha aperto la strada ad una rappresentanza politica dedita all'"occidentalismo" più ebefrenico. Un'ebefrenia che non vive certo in proprio, perché rappresenta fedelmente quella condivisa ed incoraggiata da e nei sudditi.
Ne fa fede la non-notizia riportata il 13 marzo e scopiazzata dal Corriere del Veneto. Un'osteria della provincia trevigiana avrebbe vietato l'accesso a chi indossa burqa e niqab. Un trafiletto fantastico, di una tale cialtroneria che è perfino possibile scomporla in diversi aspetti. L'oste trevigiano è a tal punto informato sull'Islam da (1) non aver notato che i credenti tendono a non frequentare osterie e che (2) il burqa è in uso in una ristretta area dell'Asia centrale; al di fuori di essa il rispetto dello hijab si avvale di capi di abbigliamento di tutt'altro genere e denominazione. Lo stesso oste è a tal punto informato sulle pletoriche, onnipresenti ed irritanti leggi del paese di cui è presumibilmente suddito da non sapere (3) che disposizioni in materia di travisamento sono in vigore da decenni.
Fin qui la cialtroneria del singolo. Ad essa si sovrappone quella dei gazzettieri, per i quali la demonizzazione dei nemici additati dalla feccia politicante da cui prendono ordini passa al di sopra di ogni cosa, anche e soprattutto della logica. L'iniziativa di questo venditore di vino, che in epoche e contesti più normali sarebbe stata additata al ridicolo che merita, viene dunque riportata in tutta serietà; in una delle botteghe dell'"occidentalismo" più ciarlante si intitola addirittura "La guerra (sacro)santa di un'osteria trevigiana"...
Treviso è una città del nord-est della penisola italiana i cui sudditi sono passati in una generazione dalla pellagra ai terratetto con bagni di marmo. Il giocattolo, alimentato a denaro e da null'altro, si è rotto nel corso degli ultimi anni lasciando un deserto sociale in cui la sistematica delegittimazione di soggetti ed agenzie sociali fino a ieri dotati di un'autorevolezza indiscussa ha aperto la strada ad una rappresentanza politica dedita all'"occidentalismo" più ebefrenico. Un'ebefrenia che non vive certo in proprio, perché rappresenta fedelmente quella condivisa ed incoraggiata da e nei sudditi.
Ne fa fede la non-notizia riportata il 13 marzo e scopiazzata dal Corriere del Veneto. Un'osteria della provincia trevigiana avrebbe vietato l'accesso a chi indossa burqa e niqab. Un trafiletto fantastico, di una tale cialtroneria che è perfino possibile scomporla in diversi aspetti. L'oste trevigiano è a tal punto informato sull'Islam da (1) non aver notato che i credenti tendono a non frequentare osterie e che (2) il burqa è in uso in una ristretta area dell'Asia centrale; al di fuori di essa il rispetto dello hijab si avvale di capi di abbigliamento di tutt'altro genere e denominazione. Lo stesso oste è a tal punto informato sulle pletoriche, onnipresenti ed irritanti leggi del paese di cui è presumibilmente suddito da non sapere (3) che disposizioni in materia di travisamento sono in vigore da decenni.
Fin qui la cialtroneria del singolo. Ad essa si sovrappone quella dei gazzettieri, per i quali la demonizzazione dei nemici additati dalla feccia politicante da cui prendono ordini passa al di sopra di ogni cosa, anche e soprattutto della logica. L'iniziativa di questo venditore di vino, che in epoche e contesti più normali sarebbe stata additata al ridicolo che merita, viene dunque riportata in tutta serietà; in una delle botteghe dell'"occidentalismo" più ciarlante si intitola addirittura "La guerra (sacro)santa di un'osteria trevigiana"...
Il secondo è un caso di quella disumanità abituale, quotidiana e condivisa cui i sudditi che bivaccano nella penisola italiana improntano la loro condotta, e che i gazzettieri sono bravissimi a riportare a commento di qualunque vicenda.
Davanti a quattro morti orribili verificatesi nell'incendio di un garage adibito a locale e piazzato letteralmente sotto casa sua, uno di quei sudditi da gazzetta puntualmente rintracciati in queste circostanze non è capace d'altro che d'augurarsi che con la fine del locale finiscano anche i rumori notturni.
E' certo che se le vittime, invece di essere oscuri cittadini di paesi sempre presentati come lontani ed ininfluenti (quando non direttamente degni di democratizzazione a mezzo di aggressione militare) fossero appartenute alla conventicola su cui gli "occidentalisti" costruiscono la loro autoreferenzialità -pallonieri, coattume di periferia, corpivendole di varia specializzazione, figli di qualche ricco- i gazzettieri avrebbero riportato commenti di ben altra e sentita partecipazione.
Davanti a quattro morti orribili verificatesi nell'incendio di un garage adibito a locale e piazzato letteralmente sotto casa sua, uno di quei sudditi da gazzetta puntualmente rintracciati in queste circostanze non è capace d'altro che d'augurarsi che con la fine del locale finiscano anche i rumori notturni.
E' certo che se le vittime, invece di essere oscuri cittadini di paesi sempre presentati come lontani ed ininfluenti (quando non direttamente degni di democratizzazione a mezzo di aggressione militare) fossero appartenute alla conventicola su cui gli "occidentalisti" costruiscono la loro autoreferenzialità -pallonieri, coattume di periferia, corpivendole di varia specializzazione, figli di qualche ricco- i gazzettieri avrebbero riportato commenti di ben altra e sentita partecipazione.
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