Giovanni Galli e il PDL fiorentino alla fine del 2009
Dopo neanche quattro mesi dalle elezioni amministrative di giugno, presentate dalla marmaglia delle gazzette come un'occasione in cui si doveva ad ogni costo "cambiare colore" ad una Firenze contro la cui amministrazione è stata lanciata con ampio anticipo una campagna denigratoria sostanzialmente basata su invettive, insulti e propaganda di infimo livello, l'attività "politica" di coloro che si sono presentati come "salvatori della città" (da cosa dovessero salvarla non è dato saperlo) è scesa letteralmente sotto zero. Il palloniere Giovanni Galli, chiamato a vestire di rispettabilità una compagine semplicemente impresentabile, si è letteralmente dissolto nell'aria. Ed è finito anche l'imbrattamento murale di manifesti bianchi e blu annuncianti l'arrivo da Roma di qualche grassone "occidentalista" in visita ai suoi scherani.
Fine estate 2009. E' bello percorrere le strade di Firenze. Si tratta di percorsi più istruttivi del solito, perché avventurandovisi si ha modo di apprezzare una volta di più la distanza incolmabile che ancora esiste in città tra la costruzione mediatica del consenso e la realtà delle cose.
Il sistema mediatico monocordemente intonato al servilismo permette a tutte le ore del giorno agli al'kafirun "occidentalisti" di statuir degradi, ribadire emergenze, imporre perentorie richieste di sicurezza, ordine, decoro, disciplina, acquiescenza, silenzio, secondo uno stile comunicativo che deve molto allo stile del venditore d'aspirapolvere yankee di metà secolo scorso. Nella penisola italiana esistono addirittura alcuni personaggi, tra cui uno celebre per quella repulsiva ed inutile grassezza che costituisce nel caso specifico un ottimo auspicio di vita breve, che hanno costruito autentiche fortune intonando a questo registro il proprio intero e discutibilissimo "lavoro".
Come i lettori di questi scritti ricorderanno, secondo la razzumaglia gazzettaia Giovanni Galli era il vincitore designato delle elezioni amministrative. il vincitore al primo turno. Uno che non derogava, uno che se ne fregava, uno che non faceva sconti, che spazzava via questo e quest'altro, eccetera eccetera eccetera.
Il palloniere Giovanni Galli, spedito in fretta e furia a Firenze dal padrone nel tentativo di rendere presentabili individui e formazioni politiche che presentabili non erano e non sono, siede da tre mesi in Consiglio comunale. La sua presenza non ha portato al piddì con la elle un solo voto in più. Anzi.
La sua lista "civica" ha raccolto un terzo dei suffragi che alla precedente consultazione andarono al partitame confluito nel piddì con la elle, segno che esso piddì con la elle è riuscito a mettere insieme un ensemble talmente barzellettesco da schifare perfino un terzo dei propri elettori affezionati.
In altre parole, il ciarlare gazzettiero non ha affatto aiutato il palloniere nel perseguimento dei suoi scopi. Per fortuna, perché a tre mesi dal voto del palloniere restano labilissime tracce nei comunicati stampa del Comune ed una serqua di vecchi manifesti di propaganda intrisi di menzogne: quanto basta per trarre conclusioni estremamente sprezzanti sul conto di tutta l'operazione.
Ma non basta, per fortuna.
Uno dei partiti confluiti nel piddì con la elle aveva una sede in piazza Pier Vettori, vuota da un anno all'altro ed ornata da poster di propaganda vecchi di mesi, se non di anni. Vi si vedeva qualcuno solo in occasione delle scadenze elettorali, di solito per partorire qualche iniziativa perfettamente intonata ai tempi come l'invito alla delazione che avemmo modo di additare al pubblico disprezzo in questa stessa sede. Chiusa, serrata, macinata, finita, tritata, smaltita, dismessa, abbandonata anche quella. I motivi per sperare, nella oltremodo orribile realtà di questi anni, non sono molti. Ma la realtà fiorentina offre ancora qualche boccata d'ossigeno, e qualche piccola soddisfazione.
Fine estate 2009. E' bello percorrere le strade di Firenze. Si tratta di percorsi più istruttivi del solito, perché avventurandovisi si ha modo di apprezzare una volta di più la distanza incolmabile che ancora esiste in città tra la costruzione mediatica del consenso e la realtà delle cose.
Il sistema mediatico monocordemente intonato al servilismo permette a tutte le ore del giorno agli al'kafirun "occidentalisti" di statuir degradi, ribadire emergenze, imporre perentorie richieste di sicurezza, ordine, decoro, disciplina, acquiescenza, silenzio, secondo uno stile comunicativo che deve molto allo stile del venditore d'aspirapolvere yankee di metà secolo scorso. Nella penisola italiana esistono addirittura alcuni personaggi, tra cui uno celebre per quella repulsiva ed inutile grassezza che costituisce nel caso specifico un ottimo auspicio di vita breve, che hanno costruito autentiche fortune intonando a questo registro il proprio intero e discutibilissimo "lavoro".
Come i lettori di questi scritti ricorderanno, secondo la razzumaglia gazzettaia Giovanni Galli era il vincitore designato delle elezioni amministrative. il vincitore al primo turno. Uno che non derogava, uno che se ne fregava, uno che non faceva sconti, che spazzava via questo e quest'altro, eccetera eccetera eccetera.
Il palloniere Giovanni Galli, spedito in fretta e furia a Firenze dal padrone nel tentativo di rendere presentabili individui e formazioni politiche che presentabili non erano e non sono, siede da tre mesi in Consiglio comunale. La sua presenza non ha portato al piddì con la elle un solo voto in più. Anzi.
La sua lista "civica" ha raccolto un terzo dei suffragi che alla precedente consultazione andarono al partitame confluito nel piddì con la elle, segno che esso piddì con la elle è riuscito a mettere insieme un ensemble talmente barzellettesco da schifare perfino un terzo dei propri elettori affezionati.
In altre parole, il ciarlare gazzettiero non ha affatto aiutato il palloniere nel perseguimento dei suoi scopi. Per fortuna, perché a tre mesi dal voto del palloniere restano labilissime tracce nei comunicati stampa del Comune ed una serqua di vecchi manifesti di propaganda intrisi di menzogne: quanto basta per trarre conclusioni estremamente sprezzanti sul conto di tutta l'operazione.
Ma non basta, per fortuna.
Uno dei partiti confluiti nel piddì con la elle aveva una sede in piazza Pier Vettori, vuota da un anno all'altro ed ornata da poster di propaganda vecchi di mesi, se non di anni. Vi si vedeva qualcuno solo in occasione delle scadenze elettorali, di solito per partorire qualche iniziativa perfettamente intonata ai tempi come l'invito alla delazione che avemmo modo di additare al pubblico disprezzo in questa stessa sede. Chiusa, serrata, macinata, finita, tritata, smaltita, dismessa, abbandonata anche quella. I motivi per sperare, nella oltremodo orribile realtà di questi anni, non sono molti. Ma la realtà fiorentina offre ancora qualche boccata d'ossigeno, e qualche piccola soddisfazione.
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