Giugno 2008. Il mostro fiorentino di oggi, per le gazzette, sono gli studenti universitari che utilizzano le piazze nel modo in cui tutti dovrebbero utilizzarle, cioè per socializzare, suonare e far festa e non per fotografarle per vedere quanta bella figura fanno gli appartamenti attorno sui cataloghi di case -ah, no, di "soluzioni abitative"...- squadernati da mezzani del settore.
Una festa universitaria a Firenze si è chiusa con l'arrivo della gendarmeria che ha imposto il silenzio e collocato sulle terga degli organizzatori una buona dose di articoli del codice penale. Gli organizzatori hanno ricevuto un po' di solidarietà on line su Indymedia Toscana e la vicenda ci ha ispirato le considerazioni che seguono.
Penisola italiana.
Pallone, spaghetti, fica, cocaina.
E con questo si potrebbe anche chiudere il discorso. Ma andiamo avanti.
L'interruzione alle due del mattino di una baldoria giovanile può essere uno spunto di riflessione interessante.
Prima e fondamentale considerazione. Il potere d'acquisto dei sudditi dello stato che occupa la penisola italiana sta crollando verticalmente nella beata indifferenza generale. Chi si fosse allontanato anni fa alla volta di lidi più assennati, tornando troverebbe una popolazione ancora più stupida e cattiva di com'era una decina d'anni fa, con l'aggravante dell'impoverimento complessivo testimoniata dal cambiamento dei consumi e delle pubblicità sui rotocalchi. Finiti i tempi in cui il terziario più fancazzista riempiva paginate millantando rendimenti fantastici per i fondi di investimento, agli sgoccioli i mezzani "che fanno muovere gli immobili", da un bel pezzo pullulano soltanto inviti ad indebitarsi a tasso agevolato. Ora, finché la baracca teneva, tutto questo non incideva gran che sui consumi: intanto che politicanti e guerrafondai gli scavavano la terra sotto i piedi, i sudditi han continuato imperterriti a riempir discoteche e ristoranti.
Ecco il punto. Adesso, quanti studenti possono permettersi una cena in un locale che non sia un circolo, o una serata in birreria? Probabilmente una risicata minoranza. Di qui il successo delle feste universitarie, giustissimamente realizzate fregandosene di permessi, leggi ed altri impicci, su modello dei botellones iberici che tanto han fatto disperare vecchi pisciosi angustiati dagli schiamazzi notturni, gerenti di locali desertificati dall'iniziativa e politicanti tutori del quieto vivere.
I locali di Firenze, finalmente, boccheggiano. Chi scrive ricorda spese insultanti, spese folli, sprechi faraonici in locali adesso riciclatisi come brodelli mal camuffati, appena una decina di anni fa. Per un certo periodo si aggiunse anche un ulteriore tocco di classismo alla cosa, con la "selection at the door" che divideva indebitati presentabili (già allora...) da indebitati impresentabili a giudizio del "servizio d'ordine". Il giochetto si estese a macchia d'olio e funzionò fin quando qualcuno non slegò dietro agli ideatori un paio di articoli della costituzione insolitamente mordaci. Ultimi scampoli della costosa testadicazzaggine giovanile furono poi i barmen giocolieri e le strie di liquori ad alta gradazione incendiate sui banconi. Adesso basta, stop. Alcuni templi dello spreco sono stati semplicemente rasi al suolo, altri sono stati sostituiti da ristorantini orientali a poco prezzo o da pizzerie take away a costi bassissimi ma che poco invogliano a trascorrere un'intera serata.
Le feste universitarie, e non solo quelle, sono un modo per riappropriarsi di vita e territorio che un senso comune imputridito vorrebbe individualizzati e dediti all'esclusiva produzione di "ricchezza" (ossia di ulteriori debiti per tanti, e di ulteriori introiti per pochissimi). Una manifestazione che i politicanti non possono accettare, essendo uno dei tanti scricchiolii di un "occidente" in caduta libera.
Dunque, cosa si fa? Che domande: si manda la gendarmeria, che arriva laddove non sono ancora arrivate la galera e quelle eliminazioni mirate in stile tsahal' che non ci stupiremmo di trovare in un prossimo decreto legge. E la gendarmeria che fa? Identifica gli organizzatori, fa staccare la musica. Alle due di notte. Poi punisce essi organizzatori con tre o quattro articoli del codice penale che richiederanno a ciascuno di essi l'esborso di un paio di migliaia di euro tra multe e balzelli vari.
Allora. Ipotizziamo che gli organizzatori siano una decina e che, cosa rara, siano tutti solvibili. Per raccogliere -chissà quando- ventimila euro al massimo, lo stato che occupa la penisola italiana ha mobilitato forze armate sufficienti ad una battaglia campale. Forze armate che, essendo da un pezzo passato l'uso della coscrizione, vanno retribuite. Sarebbe quindi interessante sapere quanto è costato interrompere una festa studentesca per dare un contentino a qualche politicante scaldapoltrone in campagna elettorale permanente.
Una festa universitaria a Firenze si è chiusa con l'arrivo della gendarmeria che ha imposto il silenzio e collocato sulle terga degli organizzatori una buona dose di articoli del codice penale. Gli organizzatori hanno ricevuto un po' di solidarietà on line su Indymedia Toscana e la vicenda ci ha ispirato le considerazioni che seguono.
Penisola italiana.
Pallone, spaghetti, fica, cocaina.
E con questo si potrebbe anche chiudere il discorso. Ma andiamo avanti.
L'interruzione alle due del mattino di una baldoria giovanile può essere uno spunto di riflessione interessante.
Prima e fondamentale considerazione. Il potere d'acquisto dei sudditi dello stato che occupa la penisola italiana sta crollando verticalmente nella beata indifferenza generale. Chi si fosse allontanato anni fa alla volta di lidi più assennati, tornando troverebbe una popolazione ancora più stupida e cattiva di com'era una decina d'anni fa, con l'aggravante dell'impoverimento complessivo testimoniata dal cambiamento dei consumi e delle pubblicità sui rotocalchi. Finiti i tempi in cui il terziario più fancazzista riempiva paginate millantando rendimenti fantastici per i fondi di investimento, agli sgoccioli i mezzani "che fanno muovere gli immobili", da un bel pezzo pullulano soltanto inviti ad indebitarsi a tasso agevolato. Ora, finché la baracca teneva, tutto questo non incideva gran che sui consumi: intanto che politicanti e guerrafondai gli scavavano la terra sotto i piedi, i sudditi han continuato imperterriti a riempir discoteche e ristoranti.
Ecco il punto. Adesso, quanti studenti possono permettersi una cena in un locale che non sia un circolo, o una serata in birreria? Probabilmente una risicata minoranza. Di qui il successo delle feste universitarie, giustissimamente realizzate fregandosene di permessi, leggi ed altri impicci, su modello dei botellones iberici che tanto han fatto disperare vecchi pisciosi angustiati dagli schiamazzi notturni, gerenti di locali desertificati dall'iniziativa e politicanti tutori del quieto vivere.
I locali di Firenze, finalmente, boccheggiano. Chi scrive ricorda spese insultanti, spese folli, sprechi faraonici in locali adesso riciclatisi come brodelli mal camuffati, appena una decina di anni fa. Per un certo periodo si aggiunse anche un ulteriore tocco di classismo alla cosa, con la "selection at the door" che divideva indebitati presentabili (già allora...) da indebitati impresentabili a giudizio del "servizio d'ordine". Il giochetto si estese a macchia d'olio e funzionò fin quando qualcuno non slegò dietro agli ideatori un paio di articoli della costituzione insolitamente mordaci. Ultimi scampoli della costosa testadicazzaggine giovanile furono poi i barmen giocolieri e le strie di liquori ad alta gradazione incendiate sui banconi. Adesso basta, stop. Alcuni templi dello spreco sono stati semplicemente rasi al suolo, altri sono stati sostituiti da ristorantini orientali a poco prezzo o da pizzerie take away a costi bassissimi ma che poco invogliano a trascorrere un'intera serata.
Le feste universitarie, e non solo quelle, sono un modo per riappropriarsi di vita e territorio che un senso comune imputridito vorrebbe individualizzati e dediti all'esclusiva produzione di "ricchezza" (ossia di ulteriori debiti per tanti, e di ulteriori introiti per pochissimi). Una manifestazione che i politicanti non possono accettare, essendo uno dei tanti scricchiolii di un "occidente" in caduta libera.
Dunque, cosa si fa? Che domande: si manda la gendarmeria, che arriva laddove non sono ancora arrivate la galera e quelle eliminazioni mirate in stile tsahal' che non ci stupiremmo di trovare in un prossimo decreto legge. E la gendarmeria che fa? Identifica gli organizzatori, fa staccare la musica. Alle due di notte. Poi punisce essi organizzatori con tre o quattro articoli del codice penale che richiederanno a ciascuno di essi l'esborso di un paio di migliaia di euro tra multe e balzelli vari.
Allora. Ipotizziamo che gli organizzatori siano una decina e che, cosa rara, siano tutti solvibili. Per raccogliere -chissà quando- ventimila euro al massimo, lo stato che occupa la penisola italiana ha mobilitato forze armate sufficienti ad una battaglia campale. Forze armate che, essendo da un pezzo passato l'uso della coscrizione, vanno retribuite. Sarebbe quindi interessante sapere quanto è costato interrompere una festa studentesca per dare un contentino a qualche politicante scaldapoltrone in campagna elettorale permanente.