Traduzione da Strategic Culture, 24 marzo 2024. 

Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, ha invitato l'Europa a passare a una "economia di guerra". Egli giustifica questa richiesta con l'immediato sostegno da fornire all'Ucraina, ma soprattutto come la necessità di rilanciare l'economia europea, che si è arenata, concentrandosi sull'industria della difesa.
Gli appelli risuonano in tutta Europa: "Siamo in un'epoca prebellica", afferma il premier polacco Donald Tusk. Macron, dopo aver più volte ventilato l'ipotesi in modo ambiguo, afferma: "Forse a un certo punto -non che io lo voglia- dovremo procedere con operazioni sul terreno per contrastare le forze russe [ovvero all'invio di truppe francesi in Ucraina]".
Cosa ha spaventato così tanto gli europei? Sappiamo che il briefing dei servizi segreti francesi di cui Macron è stato messo al corrente nei giorni scorsi è stato disastroso; sembra che lo abbia spinto a fare un primo passo verso un intervento militare diretto della Francia in Ucraina. I servizi segreti francesi hanno avvertito che il crollo del fronte e la disintegrazione delle forze armate ucraine come forza militare efficiente potrebbero essere imminenti.
Macron ha giocato d'astuzia: potrebbe inviare truppe? In un primo momento sembrava proprio di sì. Poi questa eventualità si è fatta incerta in modo frustrante, pur rimanendo forse sul tavolo. C'è stato un momento di assoluta confusione. Nessuno sapeva nulla di sicuro perché il Presidente è una persona volubile e il generale De Gaulle ha lasciato in eredità ai suoi successori poteri quasi regali. Quindi sì, dal punto di vista costituzionale Macron poteva farlo.
L'opinione generale in Europa era che Macron stesse facendo giochi mentali complicati, in primo luogo con il popolo francese e in secondo luogo con la Russia. Tuttavia, sembra che la sverzata di Macron possa avere una certa concretezza: Il Capo di Stato Maggiore dell'Esercito francese ha dichiarato di avere ventimila uomini pronti ad essere schierati in trenta giorni. E il capo dell'agenzia di intelligence russa SVR Naryshkin ha stimato, più modestamente, che la Francia sembra si stia preparando a inviare in Ucraina un contingente che dapprincipio sarà di circa duemila uomini.
Occorre essere chiari su una cosa. Anche una divisione di ventimila uomini secondo gli standard della teoria militare classica dovrebbe essere in grado di tenere al massimo un fronte di dieci chilometri. L'arrivo di duemila o di ventimila ventimila soldati francesi non cambierebbe nulla dal punto di vista strategico; non fermerebbe il rullo compressore russo, molto più massiccio, che avanza verso ovest. A che gioco sta giocando Macron?
È tutto un bluff, forse?
Probabilmente Macron sta facendo la voce grossa perché intende presentarsi come l'uomo forte dell'Europa, specie agli occhi del suo elettorato francese.v Il suo atteggiamento si inserisce tuttavia in una congiunzione di eventi che per quella che potremmo definire la Unione Europea in geopolitica è più significativa.
Siamo espliciti: è stata fatta chiarezza, sono state fugate le ombre da uno spazio che fino a ora ne abbondava. Dopo la schiacciante vittoria di Putin alle elezioni, con un'affluenza record, è ormai chiaro che il Presidente Putin è al suo posto e che vi rimarrà. Tutte le ambiguità occidentali sul rovesciamento del governo a Mosca hanno rivelato la loro inconsistenza alla luce degli eventi.
Da alcune parti in Europa si sente sbuffare dalla rabbia. Ma smetteranno. Non c'è altra scelta. La realtà, come scrive il quotidiano Marianne citando un alto ufficiale francese che si esprimeva in termini derisori circa l'atteggiamento di Macron in Ucraina, è che "non dobbiamo commettere errori, davanti ai russi; siamo un esercito di cheerleader"; l'invio di truppe francesi sul fronte ucraino sarebbe "non ragionevole", semplicemente.
All'Eliseo, un consigliere rimasto anonimo ha sostenuto che Macron "voleva mandare un segnale forte... (con) espressioni calibrate al millimetro".
Ciò che più addolora i sempre speranzosi neocon dell'Unione Europea è che la netta vittoria elettorale di Putin coincide quasi perfettamente con una débacle dell'Unione Europea (e della NATO) in Ucraina. Non c'è solo l'implosione a cascata delle forze armate ucraine; c'è il fatto che la ritirata sta accelerando, e che l'Ucraina sta cercando di ritirarsi su un terreno inadatto e quasi indifendibile.
Una prospettiva cupa, per l'Unione Europea, in cui arriva un secondo elemento chiarificatore. Gli Stati Uniti stanno lentamente ma inesorabilmente voltando le spalle a Kiev in termini di armi e di finanziamenti, lasciando l'impotenza Europa allo sguardo di tutto il mondo.
L'Unione Europea non può sostituire l'appoggio degli Stati Uniti. Ma la cosa più dolorosa per certuni è che il ritiro degli Stati Uniti rappresenta un pugno nello stomaco per gran parte della leadership di Bruxelles, che si era gettata ai piedi dell'amministrazione Biden con una gioia quasi indecente, al momento dell'avvicendamento a Trump. Avevano sfruttato il momento per proclamare il consolidamento di una Unione Europea filoatlantica e favorevole alla NATO.
Ora, come scrive centrando perfettamente il punto l'ex diplomatico indiano MK Bhadrakumar, "la Francia [è] in gran montura, ma senza un posto dove andare a servirsene":
 
Sin dalla sua ignominiosa sconfitta nelle guerre napoleoniche, la Francia è intrappolata nella situazione dei Paesi che si trovano schiacciati tra le grandi potenze. Dopo la seconda guerra mondiale la Francia ha cercato di arginare questa situazione creando un asse con la Germania in Europa.
La Gran Bretagna si è adattata a un ruolo di potenza subalterna, mettendosi a livello mondiale in scia con il potere statunitense. La Francia invece non ha mai rinunciato a riconquistare la gloria di potenza globale. E continua a impegnarsi in questo senso.
L'angoscia dei francesi è comprensibile, poiché i cinque secoli di dominio occidentale nell'ordine mondiale stanno per finire. Questa situazione condanna la Francia a una condizione diplomatica che si presenta costantemente in uno stato di animazione sospesa, intervallata da improvvisi attacchi di attivismo.
I problemi, per le esaltate aspirazioni dell'Unione Europea come potenza globale, sono tre. In primo luogo, l'asse franco-tedesco si è dissolto, in quanto la Germania si è orientata verso gli Stati Uniti come nuova fonte di dogmatismo in politica estera. In secondo luogo, il peso della Francia è ulteriormente diminuito negli affari europei dopo che Scholtz ha abbracciato la Polonia (e non la Francia) come proprio paese privilegiato. In terzo luogo, le relazioni personali di Macron con il Cancelliere Scholz sono ai livelli minimi.
L'altro problema per il progetto geopolitico dell'Unione Europea è che aderire alle guerre finanziarie di Washington contro la Russia e la Cina ha fatto sì che "negli ultimi 15 anni gli Stati Uniti abbiano superato largamente l'Unione Europea e il Regno Unito messi insieme". Nel 2008, l'economia dell'Unione Europea era un po' più grande di quella statunitense... Oggi l'economia statunitense è più grande di quasi un terzo. [Ed] è più grande del 50% di quella dell'Unione Europea se non si considera il Regno Unito".
In altre parole, essere alleata degli USA nella loro scellerata guerra per procura in Ucraina è costato -e sta costando- caro all'Europa. Eurointelligence riferisce che un sondaggio condotto tra le piccole e medie imprese tedesche ha rilevato un radicale riorientamento sfavorevole all'Unione Europea. Su un campione di mille piccole e medie imprese, il 90% si è dichiarato in varia misura insoddisfatto dell'Unione Europea, cosa che sta spingendo molte di esse a trasferirsi dall'Europa agli Stati Uniti.
In parole povere, gli sforzi per costruire e per tenere in piedi l'idea di una "Europa geopolitica" stanno finendo in una disfatta. Il tenore di vita si sta abbassando e la promiscuità normativa di Bruxelles e gli alti costi energetici stanno portando alla deindustrializzazione e all'impoverimento dell'Europa.
In un'intervista concessa alla fine del 2019 alla rivista The Economist, Macron ha dichiarato che l'Europa si trovava "sull'orlo di un precipizio" e che doveva iniziare a pensare a se stessa come a una potenza geopolitica, per evitare di "non avere più il controllo del proprio destino". L'osservazione di Macron precede di 3 anni la guerra in Ucraina. Oggi, i timori di Macron sono realtà.
Passiamo adesso alle iniziative che l'Unione Europea intende prendere per far fronte a questa crisi. Il Presidente del Consiglio europeo Michel dice di voler raddoppiare gli acquisti di armi da produttori europei entro il 2030; di voler utilizzare i profitti dei beni russi congelati per finanziare l'acquisto di armi per l'Ucraina; di facilitare l'accesso alle risorse finanziarie per l'industria europea della difesa, anche emettendo un'obbligazione europea per la difesa e facendo in modo che la Banca europea per gli investimenti aggiunga gli scopi di difesa ai criteri con cui concede prestiti.
Michel vende tutto questo all'opinione pubblica come un modo per creare posti di lavoro e crescita. In realtà, però, l'UE sta cercando di creare un nuovo fondo cassa per sostituire gli acquisti di titoli sovrani degli Stati dell'UE da parte della BCE, un comportamento che l'impennata dei tassi d'interesse negli Stati Uniti ha di fatto eliminato.
Chiamare in causa l'industria della difesa è un mezzo per creare ulteriori flussi di cassa. Le varie "transizioni" ipotizzate dall'Unione Europea ( la transizione climatica, quella ecologia e quella tecnologica) richiedevano chiaramente mastodontiche emissioni di denaro. Una cosa a malapena gestibile quando i progetti potevano essere finanziati a tassi di interesse zero.
Ora l'esplosione del debito degli Stati dell'Unione Europea per le spese connesse alla pandemia e alle varie transizioni minaccia di portare l'intera "rivoluzione" geopolitica alla crisi finanziaria. Una crisi finanziaria che è effettivamente in corso.
La questione della difesa, spera Michael, può essere ammannita al pubblico come una nuova "transizione" da finanziare con mezzi non ortodossi. Wolfgang Münchau di EuroIntellignce, tuttavia, scrive delle "rosee prospettive dell'economia di guerra di Michel" - che vuole un'Europa geopolitica, e conclude la sua lettera con il noto adagio della guerra fredda per cui "se vuoi la pace devi prepararti alla guerra".
Le armi dell'economia di guerra di Michel sono lì a parlare al posto dei nostri fallimenti diplomatici? Qual è il nostro contributo storico a questo conflitto? Non dovremmo forse partire da questo? Il linguaggio usato da Michel è drammatico e pericoloso. Alcuni dei nostri cittadini più anziani ricordano ancora cosa significa vivere in un'economia di guerra. Il linguaggio disinvolto di Michel è irrispettoso.
Eurointelligence non è una voce critica isolata. La mossa di Macron ha diviso l'Europa, con una maggioranza fermamente contraria all'invio di truppe in Ucraina, cosa che comporterebbe una camminata da sonnambuli verso la guerra. Natacha Polony, redattrice di Marianne, ha scritto:
Non si tratta più di Emmanuel Macron o dei suoi atteggiamenti da capetto virile. Non si tratta più nemmeno della Francia o del suo indebolimento a causa di élite cieche e irresponsabili. Si tratta di sapere se accetteremo generalmente di camminare come sonnambuli verso la guerra. Una guerra di cui nessuno può dire che sarà controllata o limitata. Si tratta di capire se accetteremo di mandare i nostri figli a morire perché gli Stati Uniti hanno insistito per installare basi ai confini della Russia.
La questione più grande riguarda l'intera strategia geopolitica della Von der Leyen e di Macron", secondo cui l'Unione Europea deve pensare a se stessa come a una potenza geopolitica. È il perseguimento di questa chimera geopoliticam che è in gran parte un progetto egoistico, ad aver paradossalmente portato l'Unione Europea proprio sull'orlo della crisi.
La maggioranza degli europei desidera davvero essere una potenza geopolitica, se questo impone la cessione di ciò che resta della sovranità e dell'autonomia nazionale (e della supervisione parlamentare) al piano sovranazionale, ai tecnocrati di Bruxelles? Forse gli europei sono contenti che l'Unione Europea rimanga un blocco commerciale.
Allora perché Macron sta facendo tutto questo? Nessuno lo sa con certezza, ma il presidente francese sembra convinto di giocare con Mosca una complicata partita di psicodeterrenza, caratterizzata da una profonda ambiguità. In altre parole, la sua è solo un'altra operazione di guerra psicologica.
È possibile, tuttavia, che egli pensi che la sua ambigua e ondivaga minaccia di un dispiegamento europeo in Ucraina possa dare a Kiev un'arma negoziale sufficiente a convincere la Russia ad accettare che la "nuova Ucraina" rimanga nella sfera occidentale e persino nella NATO. In questo caso Macron affermerà di essere stato il "salvatore" dell'Ucraina.
Se così fosse, si tratterebbe di un'illusione. Il Presidente Putin, forte della sua recente vittoria elettorale, ha spazzato tranquillamente via l'offensiva psicologica di Macron: "La truppe francesi, in qualsiasi modo dispiegate, verrebbero considerate degli invasori e degli obiettivi legittimi per le nostre armi", ha chiarito Putin.