Chi vive a Firenze sa benissimo che quando ci si avvicina a una consultazione elettorale la "libera informazione" riporta ogni giorno attestazioni e testimonianze sull'irriferibile degrado e l'inaffrontabile insicurezza in cui si trova la città per colpa dell'amministrazione uscente.
E inventaria interviste a ricchi molto in là con gli anni che ricordano con estrema e sentita nostalgia una Firenze olezzante di verbena, dove anche una lite condominiale sarebbe parsa inconcepibile.
Certo, le interviste con i vecchi ricchi non bastano. Anche se corrispondono in buona misura all'elettorato attivo perché l'agenda politica è modulata sulle loro esclusive esigenze, occorre tenere conto anche del ricambio generazionale.
Si concede quindi visibilità anche alle assai meno finanziariamente fornite nuove generazioni. Le periferie sono piene di indigenti pronte a sostenere argomenti simili per poi tornare a vedersela con le bollette da pagare.
Ora, esistono gli archivi on line ed esistono le emeroteche. Consultando gli uni o le altre non dovrebbe essere difficile trovare riscontri all'esistenza di questa età dell'oro, una primavera fiorentina interrottasi da tanti anni con l'ascesa della dittatura bolscevica.
"L'Unità" era il quotidiano del Partito Comunista e a Firenze aveva un pubblico tanto vasto da meritare una redazione apposita.
La pagina 10/Firenze del numero del 15 novembre 1978 è riprodotta nella foto in alto; l'intero numero è qui in link [*].
Veniamo a sapere che nella sola giornata del 14 novembre dello stesso anno, e nella sola città di Firenze, sono detonati sei ordigni.
Almeno due -uno alla allora tesoreria provinciale di via Masaccio, uno vicino a una sede della gendarmeria- tutt'altro che dimostrativi
A Prato invece era stata presa di mira l'abitazione di un dirigente comunista.
Per ragioni di spazio in redazione avevano dovuto scegliere, dando particolari solo su questi tre episodi.
In ventiquattro ore nove ordigni in totale tra Firenze, Prato e Pisa.
In effetti è comprensibile che qualcuno provi una viva nostalgia di quei tempi, sia pure per motivi non proprio corrispondenti alle esigenze elettorali della "libera informazione".
La stessa pagina indica anche che l'atteggiamento del Partito Comunista nei confronti delle formazioni combattenti irregolari era tutt'altro che condiscendente; una annotazione che è bene rendere esplicita perché le gazzette e l'immondezzaio anche morale delle "reti sociali" inventariano centinaia di individui che giurano il contrario ogni giorno.
 
 
 
[*] Vi figura anche un lungo articolo sulle agitazioni operaie alla raffineria di Abadan, represse dai militari dello Shah a colpi di mitragliatrice. Ce n'è di che accontentare anche i laudatores temporis acti di Tehran... specie se laudant tenendosi a prudente distanza dai confini della Repubblica Islamica.