Traduzione da Strategic Culture, 30 luglio 2018.
In una conversazione con Edward Luce del Financial Times sul conto del presidente in carica negli USA, Kissinger ha detto: "Penso che Trump possa rivelarsi una di quelle figure che nella storia fanno di quando in quando la loro comparsa per segnare la fine di un'epoca e per costringere a rinunciare ai vecchi assunti." Proseguendo nella conversazione, ha precisato quanto voleva dire aggiungendo che "Questo non significa che egli ne sia consapevole, o che sta pensando a qualche grandiosa alternativa. Potrebbe essere semplicemente un caso."
Com'era lecito aspettarsi, Luce pensa che l'incontro fra Trump e Putin possa rappresentare un possibile punto minimo per la diplomazia ameriKKKana, e un tradimento verso i servizi statunitensi che attestano le intromissioni russe nelle elezioni del 2016; arriva a citare il titolo del Daily News di New York, secondo il quale Trump in quest'occasione si sarebbe comportato in maniera tale da rientreare nel "plateale tradimento".
Kissinger, che fornisce ragguagli sia a Trump che a Putin, rifiuta esplicitamente di abboccare. Considerata la situazione, gli ribatte, l'incontro con Trump si doveva fare: "L'incontro doveva avere luogo. Io stesso l'ho perorato per diversi anni. La questione è passata in secondo piano a causa degli affari interni ameriKKKani. Si è trattato senza dubbio di un'occasione persa. Ma penso che si debba farne qualche cosa."
Perché si è trattato di un incontro così importante? E che cos'è il qualche cosa che bisogna farne? Luce si impantana nella poca chiarezza dei messaggi di Kissinger e lamenta il fatto che è difficile capire in che senso vada inteso il suo discorso sull'economia. Solo che Kissinger è chiaro quando parla, e a prima vista si tratta di cose di fondamentale importanza, come è di fondamentale importanza il dove vuole andare a parare.
Russia e Cina stanno entrambe sfidando l'ordine mondiale costruito dagli Stati Uniti, e lo stanno facendo insieme: stanno sfidando l'AmeriKKKa magari non nel contesto di un'alleanza formale in piena regola ma in un partenariato strategico, politico ed economico. Secondo Kissinger, "La NATO ha sbagliato a pensare che sia in atto un'evoluzione storica che la porterà a percorrere tutto il continente euroasiatico; non ha compreso che da qualche parte lungo il cammino avrebbe incontrato qualcosa di molto diverso dalle entità rispondenti all'idea occidentale di stati liberaldemocratici e orientati al mercato."
Esattamente. Per anni sia i governi repubblicani che quelli democratici hanno sostenuto che l'attrazione gravitazionale delle istituzioni internazionali dominate dagli USA, i flussi commerciali e anche la cultura popolare avrebbero man mano riplasmato sia la Russia che la Cina trasformandole in partecipanti entusiasti, condiscendenti (e sottomessi) di un mondo globalizzato e consumista guidato dagli Stati Uniti.
La NATO, braccio armato della diffusione di quest'ordine in tutto il pianeta, va avanti incessante, finché nella sua marcia attraverso il continente euroasiatico non finisce per scontrarsi con due grossi scogli culturalmente non occidentali la cui presenza era, dal punto di vista di Kissinger, ovvia: la Russia e la Cina.
Kissinger, facendo riferimento alla recente scomparsa di Brzezinski, spiega chiaramente a Luce perché l'incontro di Helsinki sia tanto importante: "Zbig è stato una figura quasi unica per la mia generazione," dice Kissinger. "Entrambi abbiamo pensato che le idee in merito all'ordine mondiale fossero il problema fondamentale della nostra epoca. Come potevamo realizzarlo? Avevamo idee piuttosto diverse. Ma tutti e due eravamo soprattutto preoccupati di far arrivare la diplomazia a un livello di influenza tale da raggiungere lo scopo."
Luce chiede: "[E] chi si sta ponendo questioni simili oggi?" Kissinger risponde, con devastante calma: "Oggi non esiste alcun dibattito."
Per caso o di proposito -secondo Kissinger Trump contrassegna la fine di un'epoca e la costringe a fare a meno dei propri "vecchi assunti", fra i quali le concezioni di Fukuyama sulla fine della storia e sull'ultimo uomo, e quella di una convergenza sui valori liberali occidentali. "Negli anni Quaranta del XX secolo i leader europei avevano chiara la direzione da seguire," osserva Kissinger, ma "oggi come oggi per lo più cercano soltanto di evitare guai." "Non è che stiano facendo un buon lavoro in questo senso," lo interrompe Luce. "Questo è vero," risponde laconicamente Kissinger con un enigmatico sorriso.
Nell'Unione Europea evitare guai significa essenzialmente un'Europa confortevolmente attaccata al proprio ruolo sostanziale in politica estera: fare da trampolino per la battaglia di contrasto all'"aggressione russa", compiacere Washington acclamando la NATO e ripetere la tiritera dell'"aggressione russa" sono cose che non vengono mai messe in discussione. Sono la conditio sine qua non in Europa per dormire fra quattro guanciali o per ambire a qualche carica statale. Quella del contrapporsi alla Russia è stata una posizione adottata senza riflettere e senza porsi domande. Senza porsi domande fino a quando Trump si è liberato di questo "vecchio assunto" e ha iniziato la distensione con la Russia.
I "gravi, gravi pericoli" da cui Kissinger vuole metterci in guardia -e non sembra che stia semplicemente premendo perché si torni alle sue vecchie tattiche di triangolazione tipiche dei tempi di Nixon per dividere la Cina dalla Russia e mettere gli USA nel mezzo a soffiare sul fuoco della competizione e della rivalità fra le due.
Kissinger probabilmente comprende che anche queste triangolazioni sono diventate un "vecchio assunto". Egli sottolinea come la NATO abbia completamente fallito a comprendere la "quasi mistica" tolleranza russa per le sofferenze, dice Luce. Il fatto è che l'essenziale per Kissinger è che la NATO ha mal interpretato il profondo desiderio di rispetto dei russi. Il desiderio di essere rispettati in quanto tali.
Kissinger non sta ammonendo sul fatto che gli USA mancano di una strategia basata sulla triangolazione. Sta dicendo piuttosto che stiamo inavvertitamente andando verso la guerra perché ci basiamo su fantasie utopistiche secondo cui il mondo è destinato a un futuro esclusivamente centrato sull'AmeriKKKa. L'incontro si doveva tenere, ma lo stesso Kissinger afferma che "Ci troviamo in un periodo molto, molto serio per il mondo."
Trump non avrebbe potuto triangolare nemmeno se avesse voluto. Trump non può offrire quasi nulla al signor Putin. Il Congresso e lo stato profondo hanno fatto e strafatto per ingabbiare qualsiasi spazio di manovra Trump potesse avere nei confronti della Russia. Anche il capitale politico di Trump si è indebolito: è continuamente minacciato di azioni legali o di impeachment. Che cosa può fare?
Inoltre la possiblità di separare la Russia dalla Cina non esiste. Entrambi i paesi stanno affrontando una guerra non convenzionale ad opera degli USA e dell'Europa, che hanno intrapreso una guerra economica basata sul dollaro, in cui le armi sono le sanzioni e le tariffe. Per contrastare un'egemonia del dollaro che è diventata un'arma è ovvio che Russia e Cina debbano coordinare e concordare una controstrategia finanziaria, se vogliono mettere in atto una difesa che funzioni.
Ecco dove si trova l'essenza di quello che Kissinger ha definito un periodo molto serio per il mondo. Kissinger dice, nel seguito della conversazione, che l'AmeriKKKa rischia di trovarsi come un'isola fra due oceani e senza il controllo di alcun ordine mondiale; in altre parole, in un'epoca in cui regna un ordine frammentato e disordinato. Un'epoca in cui l'AmeriKKKa potrà anche avere in mano le redini della comunicazione, che saranno tuttavia indebolite dal fatto che l'AmeriKKKa è un paese polarizzato e non più un paese unito. Un paese di fatto senza più freni.
Che fare, allora? Kissinger lo dice: curare il funzionamento della diplomazia, almeno. Tump può anche cercare di cavare sangue dalle rape, date le limitate possibilità politiche cui può accedere, e sperare che dopo novembre si ritroverà presidente plenipotenziario quanto basta per portare a termine il suo tentativo di distensione.