Negli ultimi anni abbiamo seguito con un certo rancore le contorsioni della ex "compagnia di bandiera" dello stato che occupa la penisola italiana, segnate a volte da pagine autenticamente spregevoli.
Non abbiamo mai avuto alcuna stima per i costosissimi servizi resi da un'impresa che per decenni ha dato più importanza alla vendita di cravatte a bordo che al portare in giro persone che volevano spostarsi in aereo, e che riusciva ad essere irritante persino per la livrea dei velivoli schierati. Nel 2005, nell'unica esperienza mai fatta con questa compagnia aerea, un volo interno alla penisola italiana e neppure dei più lunghi ci venne a costare quanto un volo di andata e ritorno tra Roma ed Istanbul.
Sul volo c'erano sei passeggeri.
Sul volo c'erano sei passeggeri.
Il fatto è che esiste una tendenza molto radicata nel sentire comune che sostiene che quando un'impresa produce utili il merito è dei padroni e dei manager, e che quando va in perdita la colpa è dei lavoratori. Benissimo hanno fatto dunque i superstiti di dieci anni di razionalizzazioni a sbattere in faccia a padroni e sindacati l'ennesimo "accordo" del solito genere, quelli lacrime e sangue, è l'Europa che lo chiede, non ci sono alternative.
Anche chi ha un mutuo da pagare ha una dignità.