Genitori e figli attorno al fuoco per scaldarsi, nel cortile di un magazzino a Jibrin diventato rifugio di migliaia di famiglie sfuggite alla violenza di Aleppo est (Fonte: UNICEF).
Traduzione da tcf.org
Se consideriamo gli eventi del 2016 notiamo chiaramente che la guerra civile siriana sta prendendo una piega favorevole al Presidente Bashar al Assad. Il suo governo a Damasco è uscito rafforzato dall'intervento militare russo iniziato nell'autunno del 2015, da un incremento del sostegno iraniano e dall'indebolimento dello Stato Islamico e delle forze dell'opposizione, in lotta tra loro ed impelagate in una spirale di estremismo settario e di lotte intestine.
Un anno fa ho scritto una lista piuttosto lunga e dettagliata di quelli che pensavo fossero gli eventi più importanti del 2015, in cui esprimevo anche considerazioni sui loro probabili sviluppi nel 2016, per il blog Syria Comment di Joshua Landis; a mio parere una lettura ancora valida, ed un inquadramento utile per questo scritto.
Fin da allora l'andamento del conflitto è sembrato essere favorevole ad Assad, anche se c'erano cose di altro segno come il persistente degrado economico ed istituzionale dello stato siriano. C'erano importanti fattori di incertezza, soprattutto per quanto riguarda l'efficienza dell'intervento russo, la situazione economica e sul fatto che Assad fosse in grado di adottare politiche flessibili e di trarre vantaggio dai progressi in campo militare. Alcuni di questi interrogativi hanno trovato nel frattempo risposta, in gran parte (ma non del tutto) a favore di Assad; rimangono tuttavia altri motivi di incertezza e la guerra in Siria si sta rivelando sfuggente ad ogni previsione.
Tutto ciò premesso, ecco un'altra lista in ordine crescente di importanza.
5. Assad non è riuscito a rimettere in moto l'economia.
Nel 2016 l'economia siriana ha continuato ad implodere al rallentatore. Il valore della lira siriana all'inizio dell'anno è crollato. A maggio, un dollaro valeva più di seicentoventi lire e tendeva alle settecento, rispetto alle quarantasette di prima dell'insurrezione e alle quattrocento dell'inizio dell'anno. Gli interventi della banca centrale hanno fatto diminuire il prezzo del dollaro ma si è trattato di una cosa transitoria. In estate il dollaro valeva di nuovo più di cinquecento lire, ed è rimasto a quei livelli.
Il governo siriano sta facendo come se nulla fosse. Il preventivo di spesa per il 2017 ammonta a 2660 miliardi di lire siriane ed è stato già pubblicizzato come il più ampio di sempre, con il trentaquattro per cento di stanziamenti in più rispetto al precedente, e questo nonostante il suo valore in dollari sia significativamente inferiore a quello dello scorso anno. Il governo però trova sempre maggiori difficoltà a tenere in funzione i servizi. I consumatori devono vedersela con i prezzi in crescita, le attività economiche falliscono, il mercato nero si diffonde, gli stipendi degli statali e dei militari hanno perso molto valore. Anche per garantire un minimo di sicurezza il governo è sempre più costretto a ricorrere all'autofinanziamento decentralizzato o a reti di milizie sovvenzionate dall'estero. Nel 2016 non è avvenuta alcun catastrofico crollo finanziario, ma per Assad queste sono tutte cattive notizie nel lungo termine.
Qui per ulteriori informazioni sulla crisi monetaria siriana.
4. Il Ghouta orientale è andato in pezzi.
L'uccisione del leader dei ribelli salafiti Zahran Alloush il giorno
di Natale del 2015 ha aperto un vuoto di potere nel Ghouta orientale, che è una enclave assediata ad est di Damasco che per Assad è stata a lungo una spina nel fianco ed una minaccia per il controllo della capitale. Nel giro di qualche mese la situazione dell'enclave è sfuggita ad ogni controllo perché fazioni ribelli un tempo alleate hanno inziato a combattere l'una contro l'altra per avere il predominio. Come ho scritto nel mio resoconto per New Century Foundation queste lotte intestine sono state abilmente sfruttate dal governo siriano. A cominciare dalla primavera scorsa l'esercito si è reimpossessato di vaste estensioni di territorio nel Ghouta orientale, e adesso sta esercitando pressioni in favore di accordi per il cessate il fuoco che costringano i combattenti delle forze di opposizione a cedere le armi e ad evacuare la zona.
Dopo la caduta della piazzaforte ribelle ad Aleppo est nel dicembre 2016, una vittoria governativa nel Ghouta orientale assicurerebbe a Damasco lo stabile controllo delle due principali città del paese, metterebbe truppe a disposizione per altri compiti e manterrebbe l'opposizione confinata in zone rurali di inferiore valore. Appena prima della fine dell'anno è stato annunciato un cessate il fuoco sotto gli auspici di Russia e Turchia, ma Assad cercherà probabilmente di stroncare l'insurrezione nel Ghouta orientale nel corso del 2017.
Qui per ulteriori informazioni sul Ghouta orientale.
3. La Turchia ha ridefinito le sue priorità.
Nella primavera del 2016 la Turchia ha iniziato ad operare macroscopici cambiamenti di rotta nella sua politica estera. In estate sono riprese le relazioni con la Russia e con lo stato sionista. Fonti ufficiali turche hanno anche reso noto il fatto che si stava guardando con pragmatismo ad un coinvolgimento in Siria e che l'attenzione sarebbe stata soprattutto rivolta ad arginare l'espandersi dei gruppi curdi affini al PKK e sostenuti dagli USA. Il 24 agosto la Turchia ha inviato truppe di terra in Siria, allontanando lo Stato Islamico dalle proprie frontiere ed impedendo ai curdi di creare a ridosso di esse, nella zona a nord di Aleppo, di un territorio controllato dal PKK. Il tutto evitando scontri diretti con Assad.
Nelle file dell'opposizione molti hanno dapprincipio accolto con soddisfazione l'intervento turco, pensando che avrebbe rovesciato le sorti del conflitto. Sei mesi più tardi il panorama dell'opposizione evidenziava opinioni assai più disordanti. Anche se il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha continuato a sostenere i combattenti islamici a Idlib, a tutt'oggi rifiuta di utilizzare le truppe schierate nella regione di Aleppo contro Assad. Anzi, le operazioni condotte dai turchi sono servite più che altro a distrarre i ribelli siriani dalla battaglia per Aleppo, al tempo stesso in cui Erdogan negoziava con il loro nemico che è il Presidente russo Vladimir Putin.
Il 29 dicembre qusti colloqui hanno portato alla dichiarazione di un cessate il fuoco in Siria, con la promessa di futuri negoziati di pace in Kazakhstan.L'intesa tra russi e turchi potrebbe anche venir meno rapidamente, ma se questo non succede essa potrà anche condurre la Turchia a relazioni ancor più strette con la Russia.
Ovviamente la presenza di soldati turchi sul suolo siriano è motivo di nervosismo per Assad, che ha di sicuro preso in considerazione la possibilità che i suoi alleati di Mosca e di Tehran prendano direttamente accordi con Ankara. Tuttavia, per quanto la vista dei carri armati turchi possa aver sconcertato il leader siriano, il fatto che Ankara abbia deciso di anteporre i propri interessi a quelli dei ribelli siriani ha rappresentato comunque nel 2016 un netto guadagno per Bashar al Assad.
Qui per ulteriori informazioni sul marasma politico in Turchia.
2. Donald Trump ha vinto le elezioni presidenziali statunitensi.
L'8 novembre quasi sessantatré milioni di ameriKKKani hanno espresso il loro voto affinché Donald J. Trump sia il prossimo presidente degli Stati Uniti d'AmeriKKKa. Prima di essere eletto Trump aveva abbozzato vagamente una linea politica sulla Siria che prevedeva la fine dell'impegno statunitense per arrivare al rovesciamento di Assad, la ripresa di buone relazioni con la Russia ed una guerra senza risparmio contro lo Stato Islamico. Resta da vedere come Trump si muoverà in concreto, e quali saranno le conseguenze.
Nell'immediato è probabile che l'elezione di Trump acceleri l'abbandono dell'opposizione siriana da parte del consesso internazionale; in esso altri attori hanno iniziato a far buon viso al nuovo stato di cose. In Europa le crescenti pressioni esercitate da partiti di estrema destra antimusulmani e un senso generale di insofferenza verso il Medio Oriente, il terrorismo jihadista e l'afflusso di profughi hanno posto le premesse per un cambio di atteggiamento paragonabile. Il Regno Unito ha già intrapreso la revisione della propria linea politica nei confronti della Siria, e le elezioni in Francia ad aprile porteranno probabilmente ad una nuova presidenza più condiscendente verso la Russia e verso Assad, con ogni probabilità nella persona di François Fillon. In Turchia e nei paesi arabi si guarda a Washington; turchi ed arabi saranno costretti a far buon viso in un modo o nell'altro.
In conclusione, la comunità internazionale è stanca della Siria ma non è probabile che questo porti ad un'ampia riabilitazione di Bashar al Assad inteso come legittimo governante; tuttavia potrebbe portare ad un allentamento piuttosto significativo delle pressioni militari ed economiche su Damasco. La vittoria di Trump ha soltanto reso il tutto molto più probabile.
Qui per ulteriori informazioni sulle opzioni di Trump in Siria.
1. Assad ha riconquistato la parte est di Aleppo.
L'evento saliente del 2016 è stata la riconquista di Aleppo, che era il territorio più importante sotto il controllo delle forze di opposizione, da parte dei governativi siriani. Dopo anni di duri combattimenti e un assedio lungo sei mesi, l'esercito di Assad ha finalmente messo in ginocchio i ribelli di Aleppo est nel dicembre del 2016. I combattimenti hanno causato l'allontanamento di almeno centoundicimila civili, il settanta per cento dei quali finiti in zone sotto controllo governativo e trentaseimila evacuati dalla Mezzaluna Rossa verso la regione ribelle di Idlib, insieme a qualche migliaio di combattenti armati.
L'accordo per l'evacuazione concluso per Aleppo est probabilmente tirerà la volata agli accordi di riconciliazione a livello locale, man mano che il governo stringe patti di questo genere. Nella stampa internazionale Aleppo est è comprensibilmente diventato sinonimo di brutalità e molti editorialisti occidentali sembrano propensi a ritenere che le circostanze della sua caduta rafforzeranno la determinazione dei ribelli a non arrendersi. L'interpretazione che la caduta di Aleppo avrà in Siria non è necessariamente questa. Al contrario è più probabile che molti civili che vivono in località che rischiano di subire la stessa sorte di Aleppo est abbiano interiorizzato il messaggio che il governo stava cercando di inviare loro, ovvero che resistere è inutile e può solo condurrre alla morte, tuttavia l'esercito è disponibile ad offrire una resa in sicurezza e senza massacri. Aleppo non è stata una Srebrenica. Per i siriani che si trovano sulla linea del fuoco scelte del genere hanno un carattere assolutamente pratico ed è probabile che molti arrivino a concludere, sulla base di quanto successo ad Aleppo, che una resa negoziata non costituisca soltanto la migliore strada percorribile, ma l'unica.
La caduta di Aleppo est inoltre ha lasciato l'opposizione siriana senza alcuna realistica possibilità di riprendere l'iniziativa. Le piazzaforti ribelli restanti sono fisicamente e strategicamente prive di connessioni e nessuna di esse è in grado di sostenere un attacco di vaste proporzioni contro i governativi, qualunque ne sia la ragione. I combattenti a nord est di Aleppo sono stati cooptati dalla Turchia e adesso vengono impiegati in operazioni di ripulitura della frontiera più che per combattere Assad. I ribelli sostenuti dalla Giordania, a sud, si trovano in una situazione analoga. Il Ghouta est e l'enclave di al Rastan non sono in grado di spezzare l'accerchiamento, mentre i potenti gruppi dell'opposizione di base a Idlib sono troppo alla mercè degli jihadisti per fungere nel lungo termine come base per un'insurrezione guidata dall'Occidente o dai paesi del Golfo. Tutto questo può ancora cambiare, ma stando alle tendenze oggi all'opera la vittoria di Assad ad Aleppo va con ogni probabilità considerata come il punto di svolta della guerra.
L'esercito siriano rimane debole, sotto organico ed esposto all'eccesso, come ha dimostrato il fatto che non è riuscito a tenere Palmira durante la battaglia di Aleppo. Questo fa dubitare del fatto che il governo siriano sarà in grado di espandersi in maniera significativa al di là delle regioni occidentali del paese, e di riprendere i territori persi negli ultimi anni, anche se l'opposizione dovesse continuare a indebolirsi. La prospettiva di una definitiva vittoria da parte di Assad rimane incerta; sembra chiaro, invece, che l'opposizione siriana ha ormai perso la guerra.
Qui per ulteriori informazioni sulla ripresa di Aleppo da parte di Assad.