Nell'agosto 2006 i giornali riferiscono dell'assassinio di una ragazza di origine pakistana da parte degli uomini della sua famiglia. Quale migliore occasione per uno di quei pezzi duri per i quali gli "occidentalisti" sono giustamente famosi?
In altri tempi, in altre occasioni, nessuno avrebbe sprecato una goccia d'inchiostro: la reazione sarebbe stata quella che correntemente accoglie le morti tragiche dei deboli e dei poveri ed avrebbe ricoperto tutta la gamma compresa tra il "chi se ne frega" ed il "finché si ammazzano tra loro".
I tempi però sono cambiati e non è possibile lasciar passare un episodio del genere, quando c'è un nemico metafisico da costruire e da mantenere vitale.
L'analisi "occidentalista" di un episodio simile rivela in modo macroscopico l'essenza razzista e la sostanziale ignoranza di qualunque cosa esuli dagli interessi precipui di un occidentale contemporaneo, riassumibili senza difficoltà e con dovizia di buone argomentazioni in denaro, calcio e pornografia.
Non abbiamo idea di quali siano le motivazioni che spingono il bambinesco opinionista che pubblica sul nostro sito-bersaglio a definire l'omicidio di Hina Saleem come "islamicamente corretto". Il fatto che le sia stata tagliata la gola probabilmente porta i tre o quattro neuroni funzionanti nella scatola cranica del nostro scribacchino a tracciare parallelismi con la tecnica di macellazione usata per ottenere carne halal, altra pratica contro la quale gli "occidentalisti" si scagliano a scadenze fisse e senza risultati apprezzabili.
Immediatamente dopo, la carrellata di luoghi comuni da loro stessi raccolta ed alla quale è giusto rivolgersi con la sufficienza sprezzante che è l'unico tono utilizzabile con certe nullità, porta a conclusioni perentorie e profondamente meditate, come quella secondo la quale "non basta lavorare in fabbrica e pagare le tasse per poter diventare un buon cittadino italiano". Bene, facciamo uno sforzo e prendiamoli un momento sul serio. Sono almeno vent'anni che il sistema di produzione è completamente cambiato e che la consistenza numerica della classe operaia ne è risultata drasticamente ridotta, col risultato che in fabbrica lavorano oggi talmente in pochi che farne un discrimine positivo potrebbe risultare controproducente: quanto alla consapevolezza ed al senso di responsabilità che lega i sudditi dello stato che occupa la penisola italiana al pagamento delle tasse, ci sono gli "scioperi fiscali" indetti ogni tre per due dai "partiti" del centrodestra (gli stessi che traggono profitto elettorale dalle risibili crociate di questi decerebrati, si noti bene) ad essere più eloquenti di qualunque discorso.
La nulla conoscenza degli usi matrimoniali e delle consuetudini familiari mediorientali può far allegramente concludere, con Oriana Fallaci, che “l’islam è uno stagno. E uno stagno è una gora di acqua stagna. Acqua che non defluisce mai, non si muove mai, non si depura mai, non diventa mai acqua che scorre e che scorrendo arriva a mare” (La Forza della Ragione, pag. 273). Il rimedio? Un bel bombardamento preventivo parrebbe una panacea di uso ormai ordinario, giudicando da quanto perpetrato dagli yankee -che degli "occidentalisti" sono gli eroi incondizionati- negli ultimi anni nell'esultanza generale dei lerci mass media peninsulari. L'assunto di base di questa islamofobia quotidiana è il consueto "chi nasce tondo non muore quadrato" di mafiosa memoria e di mafiosa ispirazione; più o meno quello che sostenevano i nazionalsocialisti a proposito degli ebrei.
L'episodio -perché di episodio si è trattato- non poteva certo esaurirsi nella reiterazione degli assunti di cui sopra, e l'oscuro pennaiuolo travestito da novello crociato paventa il dubbio che un relativismo culturale spinto all'estremo possa far processare il colpevole di un atto simile secondo il diritto islamico, visto che "già quelli dell'Ucoii lo chiedono"... Chi si sia preso la briga di leggere la bozza di intesa con cui l'Ucoii sta tentando di regolare i rapporti tra i credenti e lo stato che occupa la penisola italiana, non vi ha trovato niente del genere, ma abbiamo motivo di dubitare che una simile lettura sia stata affrontata da molte persone.
La terza questione che tanto sta a cuore del nostro "occidentalista" è, nientemeno, l'"educazione". Ci si preoccupa del fatto che "i giovani immigrati che nascono qui" (sic) debbano essere formati secondo i nostri "valori". C'è da chiedersi seriamente quali siano, questi "valori", stanti le dimostrazioni continue, pedisseque e quotidiane di una loro totale ed assoluta assenza alle quali assistiamo tutti di continuo.
La quarta questione riguarda, agli occhi del nostro piccolo amico, nientemeno che le donne, per le quali è generosamente postulato che l'"islam" (qualunque cosa si intenda con questo vocabolo) costituisca appunto lo stagno putrido di cui sopra. Naturalmente, chiunque si sia recato in un qualunque paese mediorientale ha della questione un'idea diametralmente opposta; e chi non ha avuto occasione di recarvisi può sempre osservare le credenti che sempre più frequentemente si incontrano nelle città toscane assieme ai loro bambini.
Al momento in cui scriviamo sono ormai due mesi che leggiamo con attenzione materiali "occidentalisti" ed intere pile di quotidiani. I casi in cui sono occidentalissime ragazzine a subire trattamenti identici non paiono ottenere alcun "commosso saluto", né i loro assassini un parimenti "profondo disprezzo". I casi si sprecano, ne càpita praticamente uno al mese tra uxoricidi, fidanzate uccise a pugni e via elencando. Evidentemente a chi non si ha interesse a presentare come nemico, tutto è concesso, e non dispiacerebbe neanche troppo trovarselo accanto al prossimo family day.