La psicologia cognitivista utilizza il concetto di "euristiche" per indicare un complesso di strategie cognitive utili al rapido reperimento di informazioni.
L'importanza delle euristiche per un comportamento adattivo è evidente, anche se esistono numerose circostanze in cui l'utilizzo delle euristiche è decisamente controproducente. Nell'affrontare e nell'elaborare cognitivamente quanto attiene l'Islam, gli "occidentali" più involuti, che poi sono la maggioranza, tendono a comportarsi da avari cognitivi (cfr. Fiske e Taylor, 1984), affidandosi spesso ad euristiche troppo semplificate, il cui fallimento nell’elaborazione sistematica delle informazioni disponibili porta i soggetti a gravi prese di posizione e ad errori anche peggiori.
Abbeverati di semplicismo e mandati avanti a forza di mode e di slogan, gli "occidentalisti" più inquadrati non si stancano di accostare Hitler ed il nazionalsocialismo alla minaccia secondo loro rappresentata dall'Islam per la situazione dell'Europa contemporanea, comportandosi di conseguenza in modo affatto adattivo e senz'altro risibile.
Noi non siamo affatto preoccupati da quelli che per gli "occidentalisti" sono considerati segnali preoccupanti: le aspirazioni nucleari dela Repubblica Islamica dell'Iran hanno come primo fine l'immissione di un maggior quantitativo di petrolio sul mercato internazionale, cui l'Iran partecipa con una borsa petrolifera in euro. Il vicino Pakistan, che non è certo un esempio né di stabilità né di democrazia, da decenni dispone di testate nucleari a decine e propaganda la propria bomba come "l'atomica dell'Islam" senza che nessuno, a parte la confinante India che peraltro è perfettamente in grado di competere, se ne senta particolarmente minacciato.
La vittoria elettorale di Hamas nei territori palestinesi è il minimo che possa accadere quando si delegittima con ogni mezzo e per decenni ogni altra forza politica dell'area mettendola di fatto in condizioni di non poter operare con efficacia. Purtroppo non possiamo neppure illuderci che questo serva da lezione, vista la refrattarietà "occidentale" a fare i conti con la realtà di un mondo globalizzato in cui l'esclusiva della ricetta unica per il buon governo non la possiede più nessuno, ammesso che qualcuno l'abbia mai posseduta.
Le violenze susseguenti alla pubblicazione delle vignette satiriche su Maometto non appaiono né gratuite né assurde a chi abbia anche solo una volta visitato un Medio Oriente in cui tutti i giorni lo stridere di denti degli yankee e la loro promessa di ulteriori e più esiziali invasioni arriva puntuale in tutte le televisioni accese nelle case e nei caffè; da un'opinione pubblica percepita e concepita come costituzionalmente handicappata si tollera solo silenzio acquiescente, e l'ideale, a beneficio di politicanti e gazzettieri, sarebbe che si precipitasse festante incontro ai tank dai quali i soldati imperialisti l'hanno bersagliata fino a due secondi prima.
Allo stesso modo, non abbiamo alcun timore dell'espandersi dell'Islam in Europa, né riteniamo che esso sia seguito, accompagnato o preceduto da chissà quali richieste pesanti ed arroganti, o negatrici di chissà quale reciprocità.
La nostra memoria non è molto settoriale e ricorda, oltre all'11 settembre newyorkese e all'11 marzo madrileno, oltre alla vergognosa gestione dell'episodio di Beslan operato dai macellai di Putin, anche e soprattutto la derubricazione dei civili palestinesi ed iracheni allo stato di sub-uomini, di "perdite collaterali" dovute a qualche "bombardamento chirurgico" poco riuscito; ricordiamo la decimazione della popolazione cecena, sotto il fuoco da più di dieci anni. Questi sono i contesti in cui matura la voglia di vendetta, che è frutto e prodotto principale della scelleratezza mangiona degli "occidentali" e non certo della malvagità metafisica di un Islam da racconto di fantascienza. E chi si comporta da Cassandra predicendo sciagure ornate di mezzaluna farebbe meglio a chiedersi se non siano davvero stati impilati errori su errori, nell'operazione di ripulitura del mondo di cui gli yankee si sono autonominati direttori.
Le euristiche e l'Occidente
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