Il volume curato da Alessandro Cancian consiste in una raccolta di saggi utili a tutti coloro che volessero approfondire alcuni aspetti della complessa realtà sociale e storica iraniana sistematicamente trascurati dalle fonti mediatiche a più alta fruibilità.
Nel complesso è un lavoro multidisciplinare in cui la società iraniana si rapporta con il tempo della storia, con quello della musica, della spiritualità e della letteratura. L'opera ha una buona completezza scientifica, è fornita di estese annotazioni e di abstract.
Il curatore de L'Iran e il tempo presenta nella introduzione uno excursus sui motivi d'interesse che un approccio multidisciplinare può avere per l'illustrazione della società iraniana che ha dato vita all'Iran rivoluzionario e sulla millenaria storia del paese: la storia dell'Iran dal 1943 alla deposizione di Mossadeq è argomento del primo capitolo, Come l'Iran divenne una potenza, curato da Mario Nordio. Nordio ricostruisce il modo in cui l'influenza statunitense nel paese soppiantò quella britannica finendo per inserire l'Iran nella cintura di contenimento dell'influenza sovietica in un'area strategica di primissima importanza. La rivoluzione prima e la fine del bipolarismo poi hanno messo la Repubblica Islamica dell'Iran in condizione di esercitare un ruolo di effettiva potenza egemone a livello regionale, ed il timore dell'autore è che questo ruolo venga rivestito in modo schematico, senza che se ne possano controllare le variabili.
Nel complesso è un lavoro multidisciplinare in cui la società iraniana si rapporta con il tempo della storia, con quello della musica, della spiritualità e della letteratura. L'opera ha una buona completezza scientifica, è fornita di estese annotazioni e di abstract.
Il curatore de L'Iran e il tempo presenta nella introduzione uno excursus sui motivi d'interesse che un approccio multidisciplinare può avere per l'illustrazione della società iraniana che ha dato vita all'Iran rivoluzionario e sulla millenaria storia del paese: la storia dell'Iran dal 1943 alla deposizione di Mossadeq è argomento del primo capitolo, Come l'Iran divenne una potenza, curato da Mario Nordio. Nordio ricostruisce il modo in cui l'influenza statunitense nel paese soppiantò quella britannica finendo per inserire l'Iran nella cintura di contenimento dell'influenza sovietica in un'area strategica di primissima importanza. La rivoluzione prima e la fine del bipolarismo poi hanno messo la Repubblica Islamica dell'Iran in condizione di esercitare un ruolo di effettiva potenza egemone a livello regionale, ed il timore dell'autore è che questo ruolo venga rivestito in modo schematico, senza che se ne possano controllare le variabili.
Il secondo capitolo, una disperazione militante, è tra i più interessanti del volume. La shi'a, lo sciismo duodecimano, la sua lunghissima tradizione giuridica (va ricordato che fin dal XVI secolo gli a'imma fornirono le proprie competenze giuridiche alla corte safavide), lo sviluppo della dottrina del vilayat-i-fiqh ed il suo potenziale esplosivamente rivoluzionario e di profonda rottura con la tradizione, specie con la tradizione quietista che almeno fino alla fine del XIX secolo aveva dominato senza seri contrasti il dibattito teologico e giuridico, sono gli argomenti toccati da Alessandro Cancian, che chiude con una esposizione dei principali orientamenti attuali all'interno del dibattito filosofico e giuridico sul vilayat-i-fiqh.
Il terzo capitolo è scritto da Shahram Pazouki e tradotto dal curatore; La rinascita del sufismo nell'Iran moderno tratta la storia del movimento gnostico letteralmente rinato nella Persia post-savafide ad opera di maestri che lo reintrodussero dall'India e che fondarono in ambiente persiano degli ordini che dovettero combattere allo stesso tempo contro l'ostilità della giurisprudenza imamita e contro la pessima immagine lasciata da decenni in cui la presenza sufi in Persia si era compendiata di "maestri" dalla dubbia buonafede e dalla dubbissima preparazione. Il capitolo si sofferma in particolare sul pensiero di Sultan Ali Shah Gunabadi (1835-1909) e sui suoi insegnamenti, diretti a correggere atteggiamenti errati e superficiali e ad integrare l'appartenenza ad una confraternita con una vita attiva, produttiva e responsabile.
Nel quarto capitolo Giovanni de Zorzi fornisce non soltanto un'introduzione di massima alla cultura musicale iraniana, ma anche una sua sistematizzazione ed una esposizione della struttura temporale di un'esecuzione classica. Lo stato dell'insegnamento e l'influenza della musica popolare "occidentale" su una tradizione che l'Iran rivoluzionario ha anche definito e sistematizzato giuridicamente costituiscono la parte più estesa della narrazione.
Marek Smurzynski affronta nel quinto capitolo la realtà, totalmente ignorata dai non addetti ai lavori, della letteratura postmoderna nella Repubblica Islamica dell'Iran, le cui tracce si potrebbero rilevare fino nella letteratura persiana post-classica del XVII e XVIII secolo. Smurzynski, con citazioni di autori e di riviste letterarie contemporanee, fornisce esempi concreti dello sviluppo del romanzo postmoderno in Iran.
La sesta parte del volume è un testo di Miguel Martinez sull'Iran come viene incastonato nell'immaginario peninsulare. Un'esposizione storica dei rapporti tra penisola italiana e Persia precede un'accurata disamina di esempi e metodi con cui i mass media tengono la realtà iraniana in bilico tra le gesta da rotocalco di Reza Pahlevi e un Khomeini presentato come un alieno, alternando i due registri in base alle necessità immediate della geopolitica "occidentale".
Alessandro Cancian, L'iran e il tempo, una società complessa. Ed. Jouvence, Roma 2008. 240 pp.
Il terzo capitolo è scritto da Shahram Pazouki e tradotto dal curatore; La rinascita del sufismo nell'Iran moderno tratta la storia del movimento gnostico letteralmente rinato nella Persia post-savafide ad opera di maestri che lo reintrodussero dall'India e che fondarono in ambiente persiano degli ordini che dovettero combattere allo stesso tempo contro l'ostilità della giurisprudenza imamita e contro la pessima immagine lasciata da decenni in cui la presenza sufi in Persia si era compendiata di "maestri" dalla dubbia buonafede e dalla dubbissima preparazione. Il capitolo si sofferma in particolare sul pensiero di Sultan Ali Shah Gunabadi (1835-1909) e sui suoi insegnamenti, diretti a correggere atteggiamenti errati e superficiali e ad integrare l'appartenenza ad una confraternita con una vita attiva, produttiva e responsabile.
Nel quarto capitolo Giovanni de Zorzi fornisce non soltanto un'introduzione di massima alla cultura musicale iraniana, ma anche una sua sistematizzazione ed una esposizione della struttura temporale di un'esecuzione classica. Lo stato dell'insegnamento e l'influenza della musica popolare "occidentale" su una tradizione che l'Iran rivoluzionario ha anche definito e sistematizzato giuridicamente costituiscono la parte più estesa della narrazione.
Marek Smurzynski affronta nel quinto capitolo la realtà, totalmente ignorata dai non addetti ai lavori, della letteratura postmoderna nella Repubblica Islamica dell'Iran, le cui tracce si potrebbero rilevare fino nella letteratura persiana post-classica del XVII e XVIII secolo. Smurzynski, con citazioni di autori e di riviste letterarie contemporanee, fornisce esempi concreti dello sviluppo del romanzo postmoderno in Iran.
La sesta parte del volume è un testo di Miguel Martinez sull'Iran come viene incastonato nell'immaginario peninsulare. Un'esposizione storica dei rapporti tra penisola italiana e Persia precede un'accurata disamina di esempi e metodi con cui i mass media tengono la realtà iraniana in bilico tra le gesta da rotocalco di Reza Pahlevi e un Khomeini presentato come un alieno, alternando i due registri in base alle necessità immediate della geopolitica "occidentale".
Alessandro Cancian, L'iran e il tempo, una società complessa. Ed. Jouvence, Roma 2008. 240 pp.