Riccardo Cristiano - Tra lo Scià e Khomeini. Alì Sharia'ti, un'utopia soppressa

Riccardo Cristiano, attualmente vaticanista per la RAI, presenta un volume che raggoglie una biografia ed una serie di traduzioni degli scritti di 'Ali Shari'ati.
Shari'ati è stato un filosofo e sociologo iraniano nato a Mashhad nel 1933, da una famiglia di religiosi che lo fece vivere in un ambiente intellettualmente stimolante. Studente e studioso in Francia, traduttore in farsi degli scritti di Fanon e di Sartre, Shari'ati visse in Iran insegnando, scrivendo articoli e tenendo conferenze mentre il suo séguito tra la popolazione cresceva tanto rapidamente quanto i sospetti della polizia politica e delle autorità del regime. La franca ostilità con cui trattava buona parte del clero sciita di quegli anni valse a togliergli simpatie importanti, anche se il suo linguaggio influenzò moltissimo quello di Khomeini e dei rivoluzionari (fu Sharia'ti a mutuare dal marxismo e ad introdurre nell'uso la distinzione tra mustakbirin, coloro che opprimono peccando d'orgoglio, e i mustadafin che sono le loro vittime). Imprigionato alla fine del 1973 e rilasciato dopo più di un anno, Sharia'ti fu costretto dall'appesantirsi dell'atmosfera a riparare all'estero con la famiglia. Morì improvvisamente a Southampton il 18 aprile 1977 e fu sepolto in Siria, vicino alla tomba di Zeynab, come aveva lasciato scritto. Il sospetto di una sua eliminazione da parte della Savak non è mai stato del tutto fugato.
La seconda parte del volume è intitolata L'altro Corano: pagine scelte di un pensiero sulla riforma dell'Islam. Gli scritti qui presentati sono quasi tutti reperibili in lingua inglese su shariati.net.
Sharia'ti si avvale delle proprie estese competenze filosofiche per illustrare aspetti della società iraniana dei suoi tempi e per farlo inizia dalla concezione della storia come si può desumerla dal Libro: al di là del determinismo e della casualità, non l'Inviato fu motore della storia, ma il popolo che ricevette il suo messaggio. Nella concezione di Sharia'ti, grandi individualità, avvenimenti, costumi sociali e masse concorrono nell'essere artefici della storia; mandato per rompere gli idoli, nel deserto l'Inviato poté sottrarsi ai condizionamenti comuni alla convivenza del suo tempo.
Le vicende di Caino ed Abele sono il punto di partenza per l'illustrazione della prospettiva storica di Sharia'ti. Vinto il confronto col socialismo primitivo, l'economica capitalistica ha improntato a se stessa il mondo e coloro che condividono la visione di Caino, basata sullo shirk, opprimono a tutt'oggi i monoteisti identificabili con Abele.
Il vero messaggio dell'Islam illustra la doppia natura dell'uomo, fatto di fango e di afflato divino, e la sua tendenza verso il tawhid, l'unicità. Ad essa si oppone nuovamente lo shirk, che considera l'universo come dominato dalle disunioni e che è il responsabile ultimo delle disuguaglianze e della disunità. La visione del mondo sciita di cui Sharia'ti è imbevuto ritorna in Il martirio: alzarsi e farsi testimoni in cui si presentano le rivoluzionarie figure di 'Ali e di Husayn, che andarono consapevolmente incontro al loro destino contro quegli Omayyadi che dell'Islam avevano fatto un mero strumento di potere. Lo scetticismo di Sharia'ti sugli ahadith ritorna in queste pagine e gli valse la viva riprovazione di vari esponenti del mondo giurisprudenziale sciita che ebbero modo di esprimersi nei suoi confronti.
Con la stessa riprovazione furono accolti i concetti esposti in Le aspettative della donna musulmana; Sharia'ti cita i casi di Fatima e di Zeynab, la sorella di Husayn che raccolse il suo stendardo a Karbala per continuarne la lotta. Invita a non considerare islamici i costumi e le usanze che sono tribali e mette in guardia i suoi ascoltatori -molti fra i testi tradotti appartengono a conferenze- contro i misfatti della psicanalisi e della "liberazione sessuale", in cui vede, probabilmente non a torto, meri oggetti di colonialismo culturale. Una rivalutazione della figura femminile che si trova anche in Il pellegrinaggio, testo di divulgazione degli autentici intenti del pellegrino (che devono essere anche intenti di crescita civile e sociale) in cui Sharia'ti ricorda che accanto alla Ka'ba è sepolta Hajar, la schiava etiope che fu madre di Ismaele. L'Islam fin dalla sua origine ha scelto di considerare gli ultimi tra gli ultimi sulla terra assai di più di ogni gerarchia.
Selezione e/o elezione abbraccia la prospettiva sciita della successione all'Inviato; ai dodici a'imma frutto di selezione, a società islamica formata, deve subentrare l'elezione delle guide legittimata da un voto di popolo. Un assunto da non considerare scontato, che fu fatto proprio dai rivoluzionari che scossero il clero sciita da un immobilismo secolare.
Il musulmano e la modernità chiude il volume; è un'analisi a tratti profetica sull'alienazione causata dalle macchine e dal macchinismo e, soprattutto, sull'impossibilità di esportare ed applicare ricette ideologiche e politiche fuori dalle società in cui si sono sviluppate; per Sharia'ti è questo il caso dell'esistenzialismo francese, cui contrappone, per praticabilità e per possibilità di utilizzo costruttivo, il pensiero del pakistano Muhammad Iqbal.

Riccardo Cristiano - Tra lo Scià e Khomeini - Ali Sharia'ti, un'utopia soppressa. Ed. Jouvence, Roma 2005.