Il volume, aggiornato al 2007, fornisce un'introduzione di massima alla storia contemporanea del radicalismo islamico ed alle sue correnti, permettendo al lettore di orientarsi con cognizione di causa tra le ributtanti idiozie dei mass media.
La quarta di copertina afferma che Hezbollah è l'unico esempio di partito radicale islamico che, al giorno d'oggi, partecipa ufficialmente e legittimamente alla vita politica nazionale del proprio Stato. [...] L'intento è di trasmettere la conoscenza in un campo nel quale dominano la disinformazione storica e, spesso, l'ipocrisia del discorso occidentale, compromesso da una visione stereotipata del Medio Oriente, riflesso dei mass media americani ed israeliani più conservatori.
Il primo capitolo espone le cause, le origini e le diverse fortune delle tendenze neotradizionaliste e di quelle radicali, distinguendo un "modello saudita" ed un "modello iraniano" di gestione del potere, il primo improntato al conservatorismo sociale, il secondo alla mobilitazione rivoluzionaria delle masse. Le cause dell'attuale importanza geopolitica dei movimenti radicali vengono identificate nella contrapposizione esistente tra una dottrina islamica percepita e presentata come autosufficiente ed il fallimento dei modelli "occidentalizzanti" di modernizzazione e di lotta al colonialismo, che con l'affannoso prendere in continuo prestito modelli culturali scollegati dalla realtà in cui agiscono hanno finito per riprodurre solo gli aspetti peggiori dei contesti sociali da cui traggono ispirazione.
La quarta di copertina afferma che Hezbollah è l'unico esempio di partito radicale islamico che, al giorno d'oggi, partecipa ufficialmente e legittimamente alla vita politica nazionale del proprio Stato. [...] L'intento è di trasmettere la conoscenza in un campo nel quale dominano la disinformazione storica e, spesso, l'ipocrisia del discorso occidentale, compromesso da una visione stereotipata del Medio Oriente, riflesso dei mass media americani ed israeliani più conservatori.
Il primo capitolo espone le cause, le origini e le diverse fortune delle tendenze neotradizionaliste e di quelle radicali, distinguendo un "modello saudita" ed un "modello iraniano" di gestione del potere, il primo improntato al conservatorismo sociale, il secondo alla mobilitazione rivoluzionaria delle masse. Le cause dell'attuale importanza geopolitica dei movimenti radicali vengono identificate nella contrapposizione esistente tra una dottrina islamica percepita e presentata come autosufficiente ed il fallimento dei modelli "occidentalizzanti" di modernizzazione e di lotta al colonialismo, che con l'affannoso prendere in continuo prestito modelli culturali scollegati dalla realtà in cui agiscono hanno finito per riprodurre solo gli aspetti peggiori dei contesti sociali da cui traggono ispirazione.
Il secondo capitolo espone i fondamenti e le peculiarità dello sciismo duodecimano: per secoli la credenza nell'Occultazione ha fatto considerare agli sciiti illegittimo qualsiasi potere umano, colpevole di usurpare l'autorità dell'Imam. La rivoluzione islamica in Iran ha imposto al clero sciita una virata di centoottanta gradi: la concezione di stato promossa da Khomeini ha al suo centro il vilayat i fiqh, l'autorità del giureconsulto, ed ha imposto al clero sciita di uscire dalla speculazione teologica e di mettere le proprie competenze dottrinali e giurisprudenziali al servizio di una macchina statale. Vengono brevemente trattati anche i rapporti tra le idee di derivazione marxista professate da Ali Shariati (fondamentale la sua distinzione tra oppressi ed oppressori, mustadafin e mustakbirin) e quelle dell'ayatollah Khomeini, che reinterpretò il pensiero di Shariati alla luce della tradizione religiosa di cui era profondo conoscitore. La dottrina del vilayat i fiqh non uscì dal contesto iraniano senza difficoltà: a Khomeini è stato rimproverato spesso di promuovere un'assunzione di responsabilità da parte del clero che appare come mancato rispetto per l'Occultazione. La concezione khomeinista, in secondo luogo, non è esportabile senza sostanziali modifiche in società multiconfessionali come quella libanese. Il capitolo si chiude con l'esposizione della storia contemporanea libanese a partire dal 1840: il conseguimento dell'indipendenza, il sistema di governo basato sulla ripartizione confessionale delle cariche, la questione palestinese, le guerre civili dal 1975 in avanti, l'intervento armato israeliano del 1982 e l'ascesa dei movimenti radicali sciiti sono i punti salienti del percorso che ha condotto alla situazione attuale.
Il terzo capitolo è dedicato alla storia del movimento Hezbollah. Nel 1979 poche decine di pasdaran arrivarono nei campi preparati per loro dagli sciiti che vivevano nella valle della Beqaa e che si riconoscevano nei "Comitati di sostegno alla rivoluzione islamica in Iran". L'attecchimento fu relativamente rapido anche se il movimento ebbe una denominazione, un simbolo ed una bandiera soltanto cinque anni dopo. L'adozione del vilayat i fiqh e la realtà di forza combattente hanno sempre imposto a Hizbollah una rigidissima selezione degli iscritti, improntata a criteri culturali e militari e tutt'ora vigente. Nonostante alcuni tra i suoi massimi dirigenti rifiutino di classificare Hezbollah come "partito", essendo il concetto di partito ritenuto estraneo alla concezione islamica del mondo, dalla metà degli anni Ottanta il movimento si è strutturato seguendo un modello partitico ed agendo come tale. L'attività di Hezbollah coinvolge tutti gli aspetti della vita sociale ed organizzata e si avvale dell'insostituibile sostegno economico e culturale iraniano. Hezbollah dispone di molti mass media, utilizzati con efficacia.
Le operazioni militari di Hezbollah, cui è dedicato il quarto capitolo, rappresentano soltanto uno dei settori di attività del partito. Dai rapimenti e dagli attentati compiuti per conto dell'Iran all'inizio degli anni Ottanta (tra i quali l'attentato del 23 ottobre 1983) e dai pessimi rapporti con la Siria e con il movimento sciita Amal da essa favorito, nel corso degli anni Hezbollah è passato ad una diplomazia e ad operazioni militari che lo rendono, nei fatti, detentore di sovranità ed interlocutore di riferimento. La contemporanea azione sociale ed i successi ottenuti trattando con Israele -sia pure con l'intermediazione tedesca- hanno accresciuto il prestigio dell'organizzazione in misura molto maggiore di quanto non abbiano fatto gli atti terroristici dei primi anni: l'attuale leader Nassrallah gode di una reputazione di affidabilità e coerenza negata a molti altri interlocutori politici, primi tra tutti, ad esempio, i vertici dell'Autorità Palestinese.
Il quinto capitolo ilustra la partecipazione di Hezbollah alla vita politica libanese. I punti fermi dell'antisionismo e del vilayat i fiqh non hanno impedito al partito di operare con pieno successo nella realtà locale, partecipando alle elezioni politiche ed indicando e perseguendo obiettivi assolutamente realistici; nel corso degli anni la dipendenza ideologica da Teheran è progressivamente diminuita e Nassrallah può oggi partecipare al governo del paese con due ministri, e porre in agenda non tanto l'instaurazione di uno stato confessionale, quanto il superamento dell'assetto confessionale libanese ancora in vigore.
La postfazione è dedicata alla guerra del 2006. La resistenza vittoriosa all'esercito israeliano, compiuta grazie ad una profonda conoscenza del territorio ed all'utilizzo di tecnologie avanzate, ha amplificato il prestigio di Hezbollah in tutto il mondo arabo.
Stefano Mauro, Il radicalismo islamico - Hezbollah, da movimento rivoluzionario a partito politico. Prefazione di Stefano Chiarini. Edizioni Clandestine, 2007.
Il terzo capitolo è dedicato alla storia del movimento Hezbollah. Nel 1979 poche decine di pasdaran arrivarono nei campi preparati per loro dagli sciiti che vivevano nella valle della Beqaa e che si riconoscevano nei "Comitati di sostegno alla rivoluzione islamica in Iran". L'attecchimento fu relativamente rapido anche se il movimento ebbe una denominazione, un simbolo ed una bandiera soltanto cinque anni dopo. L'adozione del vilayat i fiqh e la realtà di forza combattente hanno sempre imposto a Hizbollah una rigidissima selezione degli iscritti, improntata a criteri culturali e militari e tutt'ora vigente. Nonostante alcuni tra i suoi massimi dirigenti rifiutino di classificare Hezbollah come "partito", essendo il concetto di partito ritenuto estraneo alla concezione islamica del mondo, dalla metà degli anni Ottanta il movimento si è strutturato seguendo un modello partitico ed agendo come tale. L'attività di Hezbollah coinvolge tutti gli aspetti della vita sociale ed organizzata e si avvale dell'insostituibile sostegno economico e culturale iraniano. Hezbollah dispone di molti mass media, utilizzati con efficacia.
Le operazioni militari di Hezbollah, cui è dedicato il quarto capitolo, rappresentano soltanto uno dei settori di attività del partito. Dai rapimenti e dagli attentati compiuti per conto dell'Iran all'inizio degli anni Ottanta (tra i quali l'attentato del 23 ottobre 1983) e dai pessimi rapporti con la Siria e con il movimento sciita Amal da essa favorito, nel corso degli anni Hezbollah è passato ad una diplomazia e ad operazioni militari che lo rendono, nei fatti, detentore di sovranità ed interlocutore di riferimento. La contemporanea azione sociale ed i successi ottenuti trattando con Israele -sia pure con l'intermediazione tedesca- hanno accresciuto il prestigio dell'organizzazione in misura molto maggiore di quanto non abbiano fatto gli atti terroristici dei primi anni: l'attuale leader Nassrallah gode di una reputazione di affidabilità e coerenza negata a molti altri interlocutori politici, primi tra tutti, ad esempio, i vertici dell'Autorità Palestinese.
Il quinto capitolo ilustra la partecipazione di Hezbollah alla vita politica libanese. I punti fermi dell'antisionismo e del vilayat i fiqh non hanno impedito al partito di operare con pieno successo nella realtà locale, partecipando alle elezioni politiche ed indicando e perseguendo obiettivi assolutamente realistici; nel corso degli anni la dipendenza ideologica da Teheran è progressivamente diminuita e Nassrallah può oggi partecipare al governo del paese con due ministri, e porre in agenda non tanto l'instaurazione di uno stato confessionale, quanto il superamento dell'assetto confessionale libanese ancora in vigore.
La postfazione è dedicata alla guerra del 2006. La resistenza vittoriosa all'esercito israeliano, compiuta grazie ad una profonda conoscenza del territorio ed all'utilizzo di tecnologie avanzate, ha amplificato il prestigio di Hezbollah in tutto il mondo arabo.
Stefano Mauro, Il radicalismo islamico - Hezbollah, da movimento rivoluzionario a partito politico. Prefazione di Stefano Chiarini. Edizioni Clandestine, 2007.