Lo scorso anno l'occidentalame più o meno giovanile presentò a Firenze il "decalogo dei patrioti".
Il sito da cui è tratto lo presenta a caratteri maiuscoli.
Qui lo si ritrascrive in una forma più appropriata.
Vi figura non eliminabile il nome dello stato che occupa la penisola italiana; ce ne scusiamo contriti, specie con i nostri lettori che avessero appena finito di pranzare.
Qui lo si ritrascrive in una forma più appropriata.
Vi figura non eliminabile il nome dello stato che occupa la penisola italiana; ce ne scusiamo contriti, specie con i nostri lettori che avessero appena finito di pranzare.
Il patriota
E' orgoglioso di essere italiano, e disprezza chi denigra l'italia all'estero.
Ama la sua bandiera.
Vuole che il federalismo serva all'Italia.
Sostiene l'economia reale e non la finanza speculativa.
Crede che l'identità sia la forza di un popolo.
Promuove il made in Italy
Esalta la tradizione popolare e le nostre radici cristiane.
Crede nella politica come servizio alla patria.
Vuole la bellezza come dimensione etica della vita.
Vuole un'Italia protagonista nel Mediterraneo, in Europa e nel mondo.
La rappresentativa "occidentalista" nell'amministrazione di Firenze ha cominciato a perdere pezzi dopo pochi mesi dall'ultima consultazione elettorale e sopravvive in condizioni caratterizzate da un isolamento ferreo e da una autoreferenzialità a tutta prova: il risultato, una continua produzione di iniziative del genere.
Per cercare cosa abbiano prodotto propositi del genere sul piano della vita reale occorre dunque allontanarsi, e far riferimento alla vicina città di Prato.
I miserabili effetti pratici di una pratica politica "occidentalista" che si vorrebbe fatta di militarizzazione del territorio e di lotta senza quartiere a i'ddegrado e alla 'nsihurézza si rispecchiano nei resoconti delle gazzette locali: ad alimentare i sorrisi di scherno contribuisce proprio la totale irrilevanza del caso in esame. Non devono esserci troppe correlazioni tra le professioni di "patriottismo" e la soluzione a problemi fatti percepire come determinanti e ineludibili quando si trattava di contendere cariche amministrative.
“Volevo andare a fare un giro in centro assieme ad un’amica. Decidiamo di parcheggiare in piazza Mercatale, quando ci si avvicina un parcheggiatore abusivo che in cambio della segnalazione del posto libero ci chiede il cosiddetto “obolo”. Noi ci rifiutiamo e ce ne andiamo. Lo pseudo-parcheggiatore di fronte al nostro “no” comincia ad offenderci e ci minaccia di stupro. Noi acceleriamo il passo e riusciamo a seminarlo. Quando torniamo dopo qualche ora in piazza troviamo l’auto tutta rigata”.
Prima che l'eccessiva esposizione mediatica di cose del genere colpisse -in modo speriamo irrimediabile- la macchina propagandistica dell'occidentalame, su un episodio come questo si sarebbe soffermata almeno una mezza dozzina di buoni a nulla con la cravatta incaricati di dare ad esso tutta la rilevanza necessaria a statuire precise responsabilità personali di qualsiasi naziislamoanarcocomunista risultasse inviso alla committenza. Adesso, resta solo una delle innumerevoli testimonianze del fatto che l'inanità insultante e repulsiva della politica "occidentalista" ed il sistematico colliquarsi del tessuto sociale che si verifica dove essa è libera di manifestare la propria azione empia e sovversiva cominciano dalle minuzie della vita quotidiana.