Sono frequenti i casi in cui il primo ingresso nello stato che occupa la penisola italiana avviene tramite trasporti pubblici. Ovviamente -soprattutto in chi proviene da realtà socioeconomiche normali- il primo impatto con una quotidianità del genere provoca un'istantanea reazione emotiva in cui la sorpresa lascia il posto ad un profondo disgusto accompagnato da considerazioni sarcastiche.
All'ingresso della stazione ferroviaria Roma Tiburtina c'è una lapide ben visibile; a leggerla si viene a sapere che lo stato che occupa la penisola italiana contemplerebbe nel proprio ordinamento giuridico una figura chiamata "Presidente della Repubblica", che il 28 novembre 2011 avrebbe presenziato all'inaugurazione dell'infrastruttura.
La foto in alto ritrae la stazione Roma Tiburtina in un giorno di fine agosto dell'anno seguente, ad oltre otto mesi dalla inaugurazione. Androni deserti, quasi nessun passeggero, una generale atmosfera di trascuratezza ai limiti dell'abbandono. Molte scalinate sono precariamente sbarrate da quelle transenne talmente caratteristiche e talmente frequenti che lo stato che occupa la penisola italiana farebbe bene a includerle nel proprio stemma, insieme a 'nu chiatt 'e maccaruna c'a'pummarola 'n coppa.
Sono decenni che in tutto l'"Occidente" le infrastrutture come questa sono organizzate in modo da far percepire il trasporto passeggeri come una funzione residuale, secondaria a consumi dozzinali, alla vendita di paccottiglia e all'imperare delle pubblicità in grande formato. A ricordare la centralità e la funzione pubblica che il trasporto passeggeri su rotaia ha avuto, e che ha a tutt'oggi nelle società normali, sono rimasti pochi ostinati visionari degni al massimo delle accuse di terrorismo che la marmaglia delle gazzette rivolge ai nemici della propria committenza e delle conseguenti attenzioni della gendarmeria.
Sono decenni che in tutto l'"Occidente" le infrastrutture come questa sono organizzate in modo da far percepire il trasporto passeggeri come una funzione residuale, secondaria a consumi dozzinali, alla vendita di paccottiglia e all'imperare delle pubblicità in grande formato. A ricordare la centralità e la funzione pubblica che il trasporto passeggeri su rotaia ha avuto, e che ha a tutt'oggi nelle società normali, sono rimasti pochi ostinati visionari degni al massimo delle accuse di terrorismo che la marmaglia delle gazzette rivolge ai nemici della propria committenza e delle conseguenti attenzioni della gendarmeria.
Il problema è che Roma Tiburtina riesce ad essere un completo fallimento anche come rivendita di paccottiglia, di stampa oscena e di generi alimentari scadenti a prezzo gonfiato.
Il viaggiatore proveniente da realtà normali invano vi cercherebbe quello che caratterizza le stazioni ferroviarie di realtà normali, perché servizi igienici, fonti d'acqua potabile e panchine non producono reddito per nessuno ed è probabile che la loro presenza non sia mai stata contemplata, in alcuna fase della realizzazione dell'opera.
Per ottenere beni di consumo di importanza concreta e servizi utilizzabili occorre attraversare di buon passo questo monumento al mandolinismo ed attraversare a raso la Circonvallazione Nomentana. Si raggiungono in questo modo gli isolati compresi tra via Guido Mazzoni e viale Teodorico, in cui si trovano kababi, chioschi di bevande e negozi di generi alimentari capaci di garantire prezzi accessibili e servizio cortese.
Ad un rapidissimo esame sembrano tutti gestiti da cittadini di altri stati: gli stessi contro cui l'elettorato passivo peninsulare scatena abituali campagne di demonizzazione.