Jacques Louis David, Leonida alle Termopili (1814)
“Aspettando i barbari”
C.P. Kavafis (1863-1933), poeta greco.
Che cosa stiamo aspettando, in assemblea nel foro?
Stanno per arrivare i barbari oggi.
Perché nel Senato non funziona niente?
Perché i Senatori vi siedono senza legiferare?
Perché oggi arrivano i barbari.
A che serve che i senatori facciano delle leggi?
Quando verranno, saranno i barbari a fare la legge.
Perché il nostro Imperatore si è alzato tanto presto,
e perché siede sul trono alle porte della città,
solenne, portando la corona?
Perché oggi arrivano i barbari.
E l'Imperatore si appresta a ricevere il loro capo.
Egli ha perfino una pergamena da dargli
Piena di titoli, con nomi imposti.
Perché i nostri due consoli e i nostri pretori sono usciti oggi
Indossando la loro toga ricamata e rossa?
Perché hanno messo i bracciali pieni di ametiste
Ed anelli che scintillano di magnifici smeraldi?
Perché portano i loro bastoni eleganti,
squisitamente lavorati d’argento e d’oro?
Perché oggi arrivano i barbari.
E cose come queste abbagliano i barbari.
Perché i nostri abili retori non si levano come al solito,
a fare i loro discorsi, a dire quello che hanno da dire?
Perché oggi arrivano i barbari.
E si annoiano della retorica e dei discorsi in pubblico.
E perché, all'improvviso, questa inquietudine e questa confusione?
(Come sono divenuti seri i volti!)
Perché le strade e le piazze si svuotano così in fretta
e perché rientrano tutti a casa persi nei loro pensieri?
Perché è scesa la notte e i barbari non arrivano.
E alcuni dei nostri sono tornati dalle frontiere dicendo
Che non ci sono più barbari.
E ora, che ci succederà senza i barbari?
Loro, bene o male, erano una soluzione.