Luglio 2012. La lotta tra la propaganda "occidentalista" e principio di realtà ha sempre interessato il panorama politico fiorentino in misura marginale, al punto che neppure ai tempi del grande export della "democrazia" nella Terra dei Due Fiumi il coinvolgimento "occidentalista" si è mai spinto oltre quello di una minoranza autoreferenziale ed estremamente esigua.
Sono passati quasi dieci anni e chi ci legge da Firenze e dintorni sa che alcune di quelle bandiere colorate che venivano esposte per rendere pubblica la propria contrarietà all'aggressione amriki sono visibili ancora oggi: davanti ad una città intera che rifiutava in blocco le loro istanze, gli "occidentalisti" fiorentini reagirono secondo le modalità vili, incompetenti e cialtrone che sono il segno più caratteristico della loro pratica politica. Solo che persino all'epoca i rapporti di forza erano tali che la minaccia di uno con la cravatta di "prendere i nomi di tutti coloro che espongono le bandiere della pace" rimase appunto una minaccia, per poi entrare nel nòvero delle produzioni mediatiche che permettono a buoni a nulla di questo genere di evitare per anni ed anni di svolgere qualunque attività lavorativa.
L'"occidentalismo" fiorentino continuò -e continua ancora oggi- a saturare i mass media con la propaganda, ignorando le conseguenze che può avere la completa assenza di legami tra contesto e contenuti. La scritta nella foto documenta quello che può succedere in casi del genere.
Abbiamo avuto il piacere di additare Casaggì Firenze al disprezzo dei nostri lettori talmente tante volte che non è il caso di esagerare con le ripetizioni: basterà ricordare che la propensione di questa organizzazione per la colla da parati e per le canine manifestazioni di marcatura del territorio come quella qui presentata le hanno alla fine procurato la cacciata dai sottoscala buoni[*] dell'"occidentalismo" fiorentino.
Ogni anno a febbraio Casaggì veicola propaganda sulle vicende che hanno accompagnato e seguito il secondo conflitto mondiale nella zona di quella che allora costituiva la frontiera orientale dello stato che occupa la penisola italiana. Prima che gli "occidentalisti" di Firenze inserissero propaganda sull'argomento nelle loro gazzettine e nei loro pezzettini di carta, affidando per intero a Casaggì le incombenze meno grate della politica di piazza, a Firenze nessuno parlava di foibe: venuta e passata l'ondata massiccia della propaganda, adesso c'è chi ne sa abbastanza da auspicare per gli "occidentalisti" fiorentini lo stesso atroce destino. Va anche notato che la cadenza propagandistica sull'argomento è rigidamente annuale e segue sempre lo stesso schema: annuncio di iniziative all'inizio di gennaio, svolgimento della passeggiatina in compagnia (con successiva cena al ristorante, si presume) a febbraio con mobilitazione di tutta la gendarmeria disponibile per garantire l'incolumità alla sessantina di intervenuti, comunicato stampa celebrativo e fine della questione fino all'anno successivo.
la scritta di Casaggì è comparsa invece a luglio, e sempre a luglio sono state apportate le correzioni della foto.
Da Casaggì siamo passati a Più foibe per Favaggì. Nel linguaggio quotidiano di Firenze con fava si indica sia l'organo copulatore maschile sia un individuo dall'intelligenza poco brillante o dallo scarso senso pratico.
Se ne può concludere che per chi ne combatte la presenza e ne confuta le istanze, l'auspicio che gli "occidentalisti" di Firenze incappino quanto prima in una fine spaventosa tra fili spinati e colpi di grazia non risente di fenomeni transitori come le mode o il trascorrere delle stagioni.


[*]Di solito si parla di "salotti buoni", ma i numeri e le competenze che caratterizzano l'occidentalame di Firenze suggeriscono l'uso di definizioni più caute e più realistiche.