Dunque: Aldo Grasso è uno che lo pagano per scrivere questa roba qui, a commento della foto di una qualsiasi giovane donna poco vestita.
Ivanka Mrazova 6 Parte tra mille difficoltà: ha la cervicale ma soprattutto deve farsi largo tra farfallina Belén e Canalis, che certo non le lasciano volentieri spazio. Si riscatta con la battuta più fulminante e riuscita del Festival, al termine del monologo di Siani: «Molto divertente ma io non ho capito niente». Applausi.
Sei mesi dopo lo stesso tizio può accusare un altro tizio di non avere buone competenze in politica estera. Ma procediamo con ordine.
La profonda e radicale trasformazione antropologica compiutasi negli ultimi venti anni non ha soltanto ridotto i sudditi dello stato che occupa la penisola italiana ad un aggregato di indossatori di canottiere capaci soltanto di mangiare maccheroni e di visionare pornografia minorile. Ha anche, e soprattutto, eliminato dal mainstream mediatico e dalla politica rappresentativa chiunque fosse foriero di istanze non perfettamente allineate ad un populismo ciarliero, incompetente, stupido e cattivo.
Da oltre un anno la Repubblica Araba di Siria è sotto il deliberato attacco delle monarchie del Golfo e, in second'ordine, dell'intero "Occidente", che quando non hanno usato mercenari hanno reclutato combattenti in mezzo ad una popolazione sunnita che dopo l'aggressione yankee all'Iraq ha perso quasi tutte le rappresentanze politiche su cui poteva contare in un'area compresa tra l'Eufrate ed il Mediterraneo. Alla devastazione delle infrastrutture, agli attacchi terroristici ed alla guerriglia si è affiancata una "guerra dell'informazione" che ha dato amplissima prova di poter tener testa a tutta la "libera informazione" prodotta dagli "occidentalisti" quanto a propaganda e a menzogne. La spudoratezza abituale della "libera informazione" in materia di vicende siriane è arrivata al punto di filmare elicotteri da combattimento in un museo gabellandoli per mezzi consegnati alla guerriglia da piloti disertori.
Uno solo di questi episodi, che dal canto loro si susseguono incessanti e che vengono riportati as they are da una "libera informazione" che ne esce sempre e comunque bene grazie all'effetto recency e al diluvio di sciocchezze con cui sommerge a tutte le ore il proprio pubblico, sarebbe sufficiente per considerare con estrema prudenza la valanga di video prodotti sull'argomento e diffusi a piene mani attraverso qualunque canale disponibile.
Uno degli esponenti più alla moda del populismo di cui sopra è il comico genovese Beppe Grillo, abituato ad esprimersi ogni giorno su miriadi di argomenti si potrà immaginare con quale cognizione di causa. Tra questi argomenti non potevano mancare né la questione siriana né la geopolitica mediorientale, che Grillo ha affrontato mettendo nero su bianco una serie di "sentito dire" e di esperienze personali che non dimostrano alcuna specifica competenza sulle questioni trattate, ma che portano uno stigma imperdonabile per gli "occidentalisti" e per le loro gazzettine: quello di aver contraddetto la loro propaganda.
Non occorre inseguire Grillo sul suo terreno per affermare che il ricorso a traduzioni distorte o deliberatamente errate è di utilizzo comune presso la "libera informazione"; le parole del presidente della Repubblica Islamica dell'Iran vengono abitualmente travisate in modo da togliere ogni credibilità alle loro istanze. Il caso specifico è noto ai nostri lettori, perché in questa sede si è fatto qualche piccolo sforzo per rimettere le cose al loro posto.
Allo stesso modo non occorre addentrarsi nel profluvio di affermazioni generiche su quanto sta accadendo in Siria per pensare che abbia fondati argomenti chi pensa che esista un un movimento combattente sostenuto dall'estero, sulle cui attività le monarchie del Golfo e la Repubblica di Turchia hanno per lo meno chiuso entrambi gli occhi.
Per Aldo Grasso, gazzettista in forza al "Corriere della Sera", tutto questo è comunque troppo: ché la committenza è stata chiarissima in proposito quindi non va persa alcuna occasione per rimettere un po' al suo posto un presunto avversario che ancora non si sa bene come rendere inoffensivo. Questo Aldo Grasso sarebbe specializzato in televisione, e il tag che categorizza la schermaglia con Beppe Grillo è quello di "spettacoli". Lo stesso che categorizza gli articoli sulle canzonettiste seminude o sui protettori più in voga, ma stiamo parlando del "Corriere della Sera" e quindi non c'è nulla di cui stupirsi.
La sostanza, nella reprimenda di questo Grasso, è rappresentata dal consiglio elargito a Grillo acciocché si sorbisca qualche altro video di propaganda:
Impossibile restare indifferenti davanti alla brutalità della repressioni: ci sono scene di tortura che mettono i brividi, la spietatezza dell’allampanato dittatore è sconcertante. L’unica speranza la si può intravedere nell’incessante lavoro dei video-attivisti in rete, nella continua diserzione dei militari ex governativi.
Traduzione dal linguaggio "occidentalista": è da un anno e mezzo che caldeggiamo a giornate intere una bella guerra d'aggressione come quella che ha distrutto la Grande Jamahiria Araba di Libia Popolare e Socialista e francamente speravamo di non doverci rendere ancora una volta conto -per la terza o quarta occasione in meno di dieci anni- del fatto che distruggere uno stato sovrano non è come mangiare un piatto di maccheroni c'a' pummarola 'n coppa intanto che si assiste ad un bel film pornografico. L'unica speranza che si arrivi presto alla guerra, oggi come un anno e mezzo fa, è nell'incessante diffusione di menzogne da parte dei video-attivisti in rete, che oltretutto consente a noi fogliettisti di fare giornata senza affaticarci oltremisura.
La consapevolezza dei propri mezzi e dei propri limiti non è tra le competenze richieste ad un gazzettiere: l'impressione generale è anzi che il mestiere di gazzettista non richieda alcuna competenza in alcun campo dello scibile se questo Grasso può smettere di occuparsi di quella gigantesca fogna di narcotici fisici e spirituali che chiamano Sanremo per auspicare, con la stessa cognizione di causa e sicuramente assegnando alla questione la medesima importanza, la guerra aperta tra Repubblica di Turchia e Repubblica Araba di Siria.
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