"Il Giornale della Toscana" è una gazzettina "occidentalista" pubblicata a Firenze e smerciata assieme a "Il Giornale" vero e proprio, che a sua volta serve al maggior partito "occidentalista" della penisola italiana per la propria propaganda e per le necessarie operazioni di denigrazione e di linciaggio mediatico sotto le quali i più appropriati rappresentanti politici che i sudditi che bivaccano nella penisola italiana abbiano mai avuto nascondono la propria irrilevanza, la propria pochezza e soprattutto la propria sconfinata abiezione.
Alla fine di ottobre 2011, padroni e gazzettieri de "Il Giornale della Toscana" vengono schedati, perquisiti e identificati come dei nogglòbal qualsiasi; è stato giocoforza smetterla con le uscite monografiche in materia di pallone, pallonerie, pallonate, palloneggi e pallonieri -gente viziata e strapagata, inutili frequentatori di ristoranti che nei moltissimi momenti liberi possono prendersi anche la licenza di aggredire qualcuno che lavora sul serio trovando indulgenza e comprensione- e darsi un po' da fare per spiegare ai pochi interessati come e qualmente sia necessario esentare "Il Giornale della Toscana" dai previsti, prevedibili ed assolutamente ovvi effetti che la "mano invisibile" dell'economia di mercato avrebbe sulla sua esistenza.
Chissà perché, certi corollari del libero mercato non piacciono troppo nemmeno ai suoi più strenui difensori.
Il 30 ottobre 2011 "Il Giornale della Toscana" è al terzo o quarto giorno di un battage già indecoroso per proprio conto. Grazie alla rimozione del cookie della quale abbiamo già trattato abbiamo letto con tutta calma gli articoli che ci interessavano, evitando di esibire ai signori di via Cittadella la somma necessaria all'acquisto di una copia, con beneficio delle nostre tasche e ad ulteriore detrimento delle loro.
Si ricorderà che dopo le tre pagine pro domo sua, quella gazzetta apriva la cronaca vera e propria con un articoletto in cui si asseriva che "Al Qaeda" esultava "per i morti dell'alluvione" in Lunigiana. Se teniamo conto delle esigenze immediate della politica "occidentalista" la cosa aveva una certa logica: c'era da copire l'accoglienza assai tiepida ricevuta nei paesi alluvionati dalle costose autovetture del politicame, logicamente accolte a palate di fango da gente perbene che ha altro a cui pensare.
La necessità di creare un diversivo è sembrata forte anche ad un'altra trascurabile gazzettina di Firenze, indicata allo scherno delle persone serie da Miguel Martinez.
Simili prove di documentata professionalità rientrano nella weltanschauung veicolata ogni giorno da "Il Giornale della Toscana", che non ha rinunciato ai capisaldi della propria maccheronesca ebefrenia propagandistica nemmeno in giorni in cui il buon senso vorrebbe ci si comportasse altrimenti.
L'issue del giorno seguente avvalora l'idea che in via Cittadella viga una costante propensione all'autolesionismo, perché l'impressione che si trattasse di pensate del momento sulle quali sarebbe costruttivo cercare di non rivangare viene meno quando si legge in prima pagina un "No agli atti liberticidi" firmato da un certo Raffaello Pecchioli, che pensa bene di perorare la causa di questo foglietto andando a pescare nel mare magnum della cialtroneria gazzettesca proprio l'articolo su ricordato.
Al momento in cui scriviamo sul Libro dei Ceffi esiste una schedatura a nome Raffaello Pecchioli dal contenuto troppo ridicolo perfino per comparire in questa sede, e che potrebbe anche costituire un ritratto appropriato di tutti i sedicenti difensori delle "radici cristiane" del continente europeo.
Più seriamente un motore di ricerca fa di Raffaello Pecchioli un poeta e fine dicitore piuttosto stimato a Prato e dintorni, cosa che non gli evita di impostare uno scritto difensivo su un'affermazione di cui non è dato conoscere la fonte e che non differisce in sé da nessunissima delle formule di squisita cortesia cui ricorrono nei loro confronti quotidiani quei pallonieri, quei pallonisti e quei frequentatori di pallonaio alle cui esigenze "Il Giornale della Toscana" si mostra così attento. Parrebbe di capire che agli occhi di Raffaello Pecchioli provare una calmissima, motivata e documentata disistima nei confronti del "Giornale della Toscana", e soprattutto lasciarsi sfuggire qualche commento meno che lusinghiero sulla sua linea editoriale e sulla sua professionalità, sia sufficiente ad essere accostati in tutto e per tutto a chi si riconosce in un movimento combattente.
La definizione di Al Qaeda fornita da Alastair Crooke nel suo Resistance: the essence of the Islamic Revolution è questa.
Alla fine di ottobre 2011, padroni e gazzettieri de "Il Giornale della Toscana" vengono schedati, perquisiti e identificati come dei nogglòbal qualsiasi; è stato giocoforza smetterla con le uscite monografiche in materia di pallone, pallonerie, pallonate, palloneggi e pallonieri -gente viziata e strapagata, inutili frequentatori di ristoranti che nei moltissimi momenti liberi possono prendersi anche la licenza di aggredire qualcuno che lavora sul serio trovando indulgenza e comprensione- e darsi un po' da fare per spiegare ai pochi interessati come e qualmente sia necessario esentare "Il Giornale della Toscana" dai previsti, prevedibili ed assolutamente ovvi effetti che la "mano invisibile" dell'economia di mercato avrebbe sulla sua esistenza.
Chissà perché, certi corollari del libero mercato non piacciono troppo nemmeno ai suoi più strenui difensori.
Il 30 ottobre 2011 "Il Giornale della Toscana" è al terzo o quarto giorno di un battage già indecoroso per proprio conto. Grazie alla rimozione del cookie della quale abbiamo già trattato abbiamo letto con tutta calma gli articoli che ci interessavano, evitando di esibire ai signori di via Cittadella la somma necessaria all'acquisto di una copia, con beneficio delle nostre tasche e ad ulteriore detrimento delle loro.
Si ricorderà che dopo le tre pagine pro domo sua, quella gazzetta apriva la cronaca vera e propria con un articoletto in cui si asseriva che "Al Qaeda" esultava "per i morti dell'alluvione" in Lunigiana. Se teniamo conto delle esigenze immediate della politica "occidentalista" la cosa aveva una certa logica: c'era da copire l'accoglienza assai tiepida ricevuta nei paesi alluvionati dalle costose autovetture del politicame, logicamente accolte a palate di fango da gente perbene che ha altro a cui pensare.
La necessità di creare un diversivo è sembrata forte anche ad un'altra trascurabile gazzettina di Firenze, indicata allo scherno delle persone serie da Miguel Martinez.
Simili prove di documentata professionalità rientrano nella weltanschauung veicolata ogni giorno da "Il Giornale della Toscana", che non ha rinunciato ai capisaldi della propria maccheronesca ebefrenia propagandistica nemmeno in giorni in cui il buon senso vorrebbe ci si comportasse altrimenti.
L'issue del giorno seguente avvalora l'idea che in via Cittadella viga una costante propensione all'autolesionismo, perché l'impressione che si trattasse di pensate del momento sulle quali sarebbe costruttivo cercare di non rivangare viene meno quando si legge in prima pagina un "No agli atti liberticidi" firmato da un certo Raffaello Pecchioli, che pensa bene di perorare la causa di questo foglietto andando a pescare nel mare magnum della cialtroneria gazzettesca proprio l'articolo su ricordato.
Al momento in cui scriviamo sul Libro dei Ceffi esiste una schedatura a nome Raffaello Pecchioli dal contenuto troppo ridicolo perfino per comparire in questa sede, e che potrebbe anche costituire un ritratto appropriato di tutti i sedicenti difensori delle "radici cristiane" del continente europeo.
Più seriamente un motore di ricerca fa di Raffaello Pecchioli un poeta e fine dicitore piuttosto stimato a Prato e dintorni, cosa che non gli evita di impostare uno scritto difensivo su un'affermazione di cui non è dato conoscere la fonte e che non differisce in sé da nessunissima delle formule di squisita cortesia cui ricorrono nei loro confronti quotidiani quei pallonieri, quei pallonisti e quei frequentatori di pallonaio alle cui esigenze "Il Giornale della Toscana" si mostra così attento. Parrebbe di capire che agli occhi di Raffaello Pecchioli provare una calmissima, motivata e documentata disistima nei confronti del "Giornale della Toscana", e soprattutto lasciarsi sfuggire qualche commento meno che lusinghiero sulla sua linea editoriale e sulla sua professionalità, sia sufficiente ad essere accostati in tutto e per tutto a chi si riconosce in un movimento combattente.
La definizione di Al Qaeda fornita da Alastair Crooke nel suo Resistance: the essence of the Islamic Revolution è questa.
Al Qaeda. Letteralmente “la Base”. E’ un movimento sunnita globale fondato nel 1988, ai tempi del ritiro sovietico dall’Afghanistan e dell’implosione politica che ne derivò. Il suo obiettivo è quello di causare una più ampia implosione dello stesso genere in Occidente, simile a quella sofferta dall’URSS, costringendo l’Occidente a lasciarsi andare a reazioni fuori misura e ad esporsi eccessivamente dal punto di vista militare e finanziario allo stesso modo dell’URSS, finendo così vittima delle proprie contraddizioni interne. L’ideologia di Al Qaeda risente dello wahabismo e della Jihad Islamica egiziana, anche se la sua ideologia non può essere a rigore categorizzata in questo modo. In Occidente la sua influenza è stata sempre sovrastimata.Per chi scrive, umilissimo appartenente alla Prima Internazionale dell'Odio, decisamente troppo onore e troppo onere.