Nell'ottobre 2011 nessun segnale di miglioramento è evidente a Firenze per l'efficacia, l'efficienza e tantomeno la popolarità delle forze politiche "occidentaliste". Una Lega Nord giustamente ai limiti dell'evanescenza si accompagna ad un PDL in piena colliquazione.
In queste condizioni proseguire il fuoco di fila di propaganda che per tanti anni ha consentito di raccogliere consenso e voti richiede una faccia tosta ai limiti dell'incoscienza. Aggiustare il tiro, poi, richiede autentici prodigi di cialtroneria incolta. Per fortuna tra le file dell'"occidentalismo" politico non sono mai mancate né le facce toste, né gli incoscienti, né tantomeno i cialtroni incolti.
Lo scaldapoltrone Tommaso Villa può dunque permettersi, dalle pagine interne del "Giornale della Toscana", la doppia sfrontatezza di porre aut aut alla "comunità islamica". O meglio, di far credere che può porre aut aut a qualcuno, in special modo a gente perbene che lavora tutto il giorno.
Cerchiamo di mostrare perché si tratta di una doppia sfrontatezza.
Avanzare questa pretesa costituisce la prima sfrontatezza; in sostanza si tratta di una trasposizione sul piano delle questioni locali dell'abituale comportamento "occidentalista", che in campo internazionale chiama invece "dialogo" gli ultimatum seguiti dai bombardamenti.
Il "processo partecipativo" di cui gli "occidentalisti" quantificano anche durata e costi, si è reso necessario esclusivamente perché da almeno dieci anni a questa parte i mass media "occidentalisti" e gli obesi dai vestiti costosi che traggono da essi il proprio tornaconto politico sfruttano ogni giorno tutte le debolezze umane e tutti i luoghi comuni possibili per demonizzare l'Islam ed i credenti. Il tentativo deliberato, ed in grossa parte riuscito, era quello di instaurare un clima sociale di odio persistente verso un nemico esterno, in modo che i sudditi avallassero, insieme alla repressione di ogni dissenso anche minimo, lo smantellamento di una democrazia trasformata in natocrazia, le guerre incessanti, la sostanziale fine dello stato di diritto e lo sfascio dello stato sociale in tutti i suoi aspetti.
Il secondo atto di sfrontatezza consiste dunque nell'avere perfino il coraggio di intralciare, dopo averlo deplorato, un percorso di condivisione che ha dovuto essere intrapreso esclusivamente a causa delle bassezze, delle turpitudini e della quotidiana abiezione messe in campo in modo continuo e consapevole dall'"occidentalame" che ingrassa nella penisola italiana. Senza un simile e deliberato modo di fare, nessuno avrebbe alcunché da temere da persone che non bevono vino, non desiderano mangiare maiale e vestono con abiti modesti.
Il nostro auspicio è che nessuno firmi un bel niente e che Tommaso Villa venga consegnato il prima possibile, insieme a simili iniziative da maccheronificio di second'ordine, a quell'assoluto oblio che solo gli compete. Abbiamo forti dubbi che qualcuno, anche nel più entusiastico slancio di generosità, affiderebbe ad un individuo del genere il ruolo di lavascale per il proprio condominio.
Vale la pena ripetere -le ripetizioni non saranno mai troppe- ancora una volta il nostro pensiero su un'eventuale moschea fiorentina.
La moschea si deve fare, si deve fare a spese pubbliche sottraendo esplicitamente risorse ai capitoli "sicurezza" e "gendarmeria", si deve costruire con materiali di pregio ed avendo in mente un edificio che deve essere degno della città di Firenze, secondo le stesse linee di pensiero seguite a suo tempo per la sinagoga di via Farini. La miglior collocazione per l'edificio sarebbe a nostro avviso il lato orientale di piazza Ghiberti, una volta sgomberati e demoliti, possibilmente con gli stessi sistemi che gli "occidentalisti" vorrebbero usare contro i centri sociali e le case occupate, gli edifici che vi sorgono e che da troppo tempo ospitano attività e macchinazioni alla base di un degrado e di una insicurezza tanto autentici quanto invisibili ad occhi "occidentalisti".
In queste condizioni proseguire il fuoco di fila di propaganda che per tanti anni ha consentito di raccogliere consenso e voti richiede una faccia tosta ai limiti dell'incoscienza. Aggiustare il tiro, poi, richiede autentici prodigi di cialtroneria incolta. Per fortuna tra le file dell'"occidentalismo" politico non sono mai mancate né le facce toste, né gli incoscienti, né tantomeno i cialtroni incolti.
Lo scaldapoltrone Tommaso Villa può dunque permettersi, dalle pagine interne del "Giornale della Toscana", la doppia sfrontatezza di porre aut aut alla "comunità islamica". O meglio, di far credere che può porre aut aut a qualcuno, in special modo a gente perbene che lavora tutto il giorno.
Cerchiamo di mostrare perché si tratta di una doppia sfrontatezza.
L'UCOII deve firmare la carta dei valori o chiederemo di bloccare il processo partecipativo.Questa "carta dei valori" altro non è che un'invenzione propagandistica degli "occidentalisti", redatta da una compagine in cui primeggiano i nomi di Souad Sbai e di Magdi Cristiano Allam, detto anche Magdi Condannato Allam o Magdi Smascherato Allam. Di quale competenza in materia di orientalistica e di Islam abbiano dato prova questi signori abbiamo già avuto modo di trattare, concludendone che nella sistematica e satanica sovversione di ogni elemento del reale che rappresenta la quotidiana pratica politica dell'"occidentalismo", è prassi indicare col nome di "esperti di Islam" persone in realtà esperte di tecniche di denigrazione.
Avanzare questa pretesa costituisce la prima sfrontatezza; in sostanza si tratta di una trasposizione sul piano delle questioni locali dell'abituale comportamento "occidentalista", che in campo internazionale chiama invece "dialogo" gli ultimatum seguiti dai bombardamenti.
Il "processo partecipativo" di cui gli "occidentalisti" quantificano anche durata e costi, si è reso necessario esclusivamente perché da almeno dieci anni a questa parte i mass media "occidentalisti" e gli obesi dai vestiti costosi che traggono da essi il proprio tornaconto politico sfruttano ogni giorno tutte le debolezze umane e tutti i luoghi comuni possibili per demonizzare l'Islam ed i credenti. Il tentativo deliberato, ed in grossa parte riuscito, era quello di instaurare un clima sociale di odio persistente verso un nemico esterno, in modo che i sudditi avallassero, insieme alla repressione di ogni dissenso anche minimo, lo smantellamento di una democrazia trasformata in natocrazia, le guerre incessanti, la sostanziale fine dello stato di diritto e lo sfascio dello stato sociale in tutti i suoi aspetti.
Il secondo atto di sfrontatezza consiste dunque nell'avere perfino il coraggio di intralciare, dopo averlo deplorato, un percorso di condivisione che ha dovuto essere intrapreso esclusivamente a causa delle bassezze, delle turpitudini e della quotidiana abiezione messe in campo in modo continuo e consapevole dall'"occidentalame" che ingrassa nella penisola italiana. Senza un simile e deliberato modo di fare, nessuno avrebbe alcunché da temere da persone che non bevono vino, non desiderano mangiare maiale e vestono con abiti modesti.
Il nostro auspicio è che nessuno firmi un bel niente e che Tommaso Villa venga consegnato il prima possibile, insieme a simili iniziative da maccheronificio di second'ordine, a quell'assoluto oblio che solo gli compete. Abbiamo forti dubbi che qualcuno, anche nel più entusiastico slancio di generosità, affiderebbe ad un individuo del genere il ruolo di lavascale per il proprio condominio.
Vale la pena ripetere -le ripetizioni non saranno mai troppe- ancora una volta il nostro pensiero su un'eventuale moschea fiorentina.
La moschea si deve fare, si deve fare a spese pubbliche sottraendo esplicitamente risorse ai capitoli "sicurezza" e "gendarmeria", si deve costruire con materiali di pregio ed avendo in mente un edificio che deve essere degno della città di Firenze, secondo le stesse linee di pensiero seguite a suo tempo per la sinagoga di via Farini. La miglior collocazione per l'edificio sarebbe a nostro avviso il lato orientale di piazza Ghiberti, una volta sgomberati e demoliti, possibilmente con gli stessi sistemi che gli "occidentalisti" vorrebbero usare contro i centri sociali e le case occupate, gli edifici che vi sorgono e che da troppo tempo ospitano attività e macchinazioni alla base di un degrado e di una insicurezza tanto autentici quanto invisibili ad occhi "occidentalisti".