La stampa "occidentalista" di Firenze fa bella mostra ogni giorno non soltanto dei pregi dell'incultura, dell'abiezione e della malafede, ma anche di quello dell'autoreferenzialità.
Agosto è un mese in cui gli argomenti scarseggiano, sicché "Il Giornale della Toscana" ha pensato bene di tornare sul non problema e sulla non notizia della moschea di Firenze.
La nostra linea di pensiero sull'argomento è nota da anni, ma non ci peritiamo di ribadirla. La moschea si deve fare, si deve fare a spese pubbliche sottraendo esplicitamente risorse ai capitoli "sicurezza" e "gendarmeria", si deve costruire con materiali di pregio ed avendo in mente un edificio che deve essere degno della città di Firenze, secondo le stesse linee di pensiero seguite a suo tempo per la sinagoga di via Farini.
La miglior collocazione per l'edificio sarebbe piazza Ghiberti, una volta sgomberati e demoliti, possibilmente con gli stessi sistemi che gli "occidentalisti" vorrebbero usare contro i centri sociali e le case occupate, gli edifici che sorgono sul lato orientale di essa e che da troppo tempo ospitano attività e macchinazioni all'insegna dell'insihurezza e d'i'ddegrado autentici.
Tommaso Villa[1] -un diplomato ben nutrito e ben vestito, "universitario" da circa quindici anni come tutti i giovani "occidentalisti"- ed un certo Andrea Badò contestano il "percorso partecipativo" che dovrebbe sfociare nella realizzazione di un progetto condiviso, lamentandone sostazialmente il costo.
L'unica preoccupazione davvero sentita dagli "occidentalisti" è quella per il denaro, che se pubblico deve avere il solo scopo di alimentare l'industria della guerra e della repressione. Negli ultimi tempi il sistema repressivo peninsulare si è ridotto in condizioni tali da attirarsi le critiche delle stesse istituzioni "occidentali", mentre l'ultima guerra di aggressione in cui i mangiamaccheroni siano riusciti a cacciarsi -pugnalando alle spalle l'amico di ieri, more solito- sta logicamente esponendo il loro "paese" ed il loro "governo" al ludibrio mondiale. Cose che rivelano come gli "occidentalisti" riescano ad essere mediocri anche come carcerieri e come aggressori.
Tommaso Villa e Andrea Badò omettono semplicemente di riferire che il finanziamento di un percorso partecipativo si è reso necessario grazie al loro "partito", al loro "governo" ed alle loro "idee" politiche, che dell'islamofobia hanno fatto da almeno dieci anni un cavallo di battaglia in nome del quale è lecito tutto ed il contrario di tutto. Senza politicame a lucrare suffragi e prebende sull'incessante pioggia di odio sparsa su credenti troppo impegnati a tirare avanti la vita quotidiana per occuparsi di chi li linciava dalle gazzette, di un percorso partecipativo e del relativo finanziamento non ci sarebbe stato alcun bisogno.
Alle critiche si accompagnano anche le proposte. Non si deve certo pensare che Tommaso Villa e Andrea Badò siano animati da buona volontà, si tratta di quel tipo di proposte irricevibili che serve sempre a conferire alle peggiori bassezze un'aria di imparzialità e di disinteresse: è quello che insegnano alle scuolette estive del "partito".
A sentire Villa e Badò, del "tavolo di garanzia" riunito per seguire questo processo partecipativo dovrebbero fare parte Magdi Allam e Souad Sbai.
Basterà dire che Magdi Cristiano Allam, reduce dai bei successi dell'ultima consultazione amministrativa ha di recente aggiunto al suo curriculum una condanna per diffamazione per aver pubblicamente asserito che la UCOII lo aveva condannato a morte. Sull'alto spessore intellettuale di Souad Sbai si veda lo scritto di Miguel Martinez, si seguano con cura i link ivi riportati e poi si traggano le conclusioni che sembrano più opportune.
L'intendimento di Villa e Badò va dunque tradotto dall'"occidentalese" in lingua corrente, nella quale suona così:
E se per colpa di qualche islamonazianarcocomunista Allam e Sbai restano a casa loro (com'è il minimo che sia), Villa e Badò fanno un bel referendum.
Così si risparmiano altri soldi.
[1]Un http://www.tommasovilla.it non viene aggiornato da anni.
[2] Il vocabolo è presente nel testo citato. Come sempre ce ne scusiamo con i lettori.
Agosto è un mese in cui gli argomenti scarseggiano, sicché "Il Giornale della Toscana" ha pensato bene di tornare sul non problema e sulla non notizia della moschea di Firenze.
La nostra linea di pensiero sull'argomento è nota da anni, ma non ci peritiamo di ribadirla. La moschea si deve fare, si deve fare a spese pubbliche sottraendo esplicitamente risorse ai capitoli "sicurezza" e "gendarmeria", si deve costruire con materiali di pregio ed avendo in mente un edificio che deve essere degno della città di Firenze, secondo le stesse linee di pensiero seguite a suo tempo per la sinagoga di via Farini.
La miglior collocazione per l'edificio sarebbe piazza Ghiberti, una volta sgomberati e demoliti, possibilmente con gli stessi sistemi che gli "occidentalisti" vorrebbero usare contro i centri sociali e le case occupate, gli edifici che sorgono sul lato orientale di essa e che da troppo tempo ospitano attività e macchinazioni all'insegna dell'insihurezza e d'i'ddegrado autentici.
Tommaso Villa[1] -un diplomato ben nutrito e ben vestito, "universitario" da circa quindici anni come tutti i giovani "occidentalisti"- ed un certo Andrea Badò contestano il "percorso partecipativo" che dovrebbe sfociare nella realizzazione di un progetto condiviso, lamentandone sostazialmente il costo.
L'unica preoccupazione davvero sentita dagli "occidentalisti" è quella per il denaro, che se pubblico deve avere il solo scopo di alimentare l'industria della guerra e della repressione. Negli ultimi tempi il sistema repressivo peninsulare si è ridotto in condizioni tali da attirarsi le critiche delle stesse istituzioni "occidentali", mentre l'ultima guerra di aggressione in cui i mangiamaccheroni siano riusciti a cacciarsi -pugnalando alle spalle l'amico di ieri, more solito- sta logicamente esponendo il loro "paese" ed il loro "governo" al ludibrio mondiale. Cose che rivelano come gli "occidentalisti" riescano ad essere mediocri anche come carcerieri e come aggressori.
Tommaso Villa e Andrea Badò omettono semplicemente di riferire che il finanziamento di un percorso partecipativo si è reso necessario grazie al loro "partito", al loro "governo" ed alle loro "idee" politiche, che dell'islamofobia hanno fatto da almeno dieci anni un cavallo di battaglia in nome del quale è lecito tutto ed il contrario di tutto. Senza politicame a lucrare suffragi e prebende sull'incessante pioggia di odio sparsa su credenti troppo impegnati a tirare avanti la vita quotidiana per occuparsi di chi li linciava dalle gazzette, di un percorso partecipativo e del relativo finanziamento non ci sarebbe stato alcun bisogno.
Alle critiche si accompagnano anche le proposte. Non si deve certo pensare che Tommaso Villa e Andrea Badò siano animati da buona volontà, si tratta di quel tipo di proposte irricevibili che serve sempre a conferire alle peggiori bassezze un'aria di imparzialità e di disinteresse: è quello che insegnano alle scuolette estive del "partito".
A sentire Villa e Badò, del "tavolo di garanzia" riunito per seguire questo processo partecipativo dovrebbero fare parte Magdi Allam e Souad Sbai.
"Si tratta di due figure di alto spessore intellettuale e conoscitrici dell'Islam nei paesi arabi e in Italia[2]. Siamo convinti che il loro coinvolgimento non possa che portare un valore aggiunto. Due figure non fiorentine, ma certo ingrado di esprimersi con cognizione di causa, certo quanto se non più di altri intellettuali di cui circolano già i nomi".Davanti ad un'asserzione del genere si resta imbarazzati perché non si sa semplicemente da che parte cominciare.
Basterà dire che Magdi Cristiano Allam, reduce dai bei successi dell'ultima consultazione amministrativa ha di recente aggiunto al suo curriculum una condanna per diffamazione per aver pubblicamente asserito che la UCOII lo aveva condannato a morte. Sull'alto spessore intellettuale di Souad Sbai si veda lo scritto di Miguel Martinez, si seguano con cura i link ivi riportati e poi si traggano le conclusioni che sembrano più opportune.
L'intendimento di Villa e Badò va dunque tradotto dall'"occidentalese" in lingua corrente, nella quale suona così:
"Ci serve di cacciare un paio di chiavi inglesi nei meccanismi consultivi e decisionali di questa faccenda, e proponiamo il nome di due persone indubbiamente note per la loro competenza. Sono più competenti in tecniche di denigrazione che in orientalistica e architettura, ma l'essenziale è che le persone veramente in grado di esprimersi con cognizione di causa sedute al tavolo di garanzia siano nel minor numero possibile."Nulla di nuovo: un'altra incarnazione dei musulmani moderati già degnati della nessuna considerazione che meritavano appena un paio di mesi fa.
E se per colpa di qualche islamonazianarcocomunista Allam e Sbai restano a casa loro (com'è il minimo che sia), Villa e Badò fanno un bel referendum.
Così si risparmiano altri soldi.
[1]Un http://www.tommasovilla.it non viene aggiornato da anni.
[2] Il vocabolo è presente nel testo citato. Come sempre ce ne scusiamo con i lettori.