A novembre 2010, dopo una tornata di occupazioni scolastiche che soltanto nel suo istituto si erano tradotte in episodi improntati ad una dichiarata e scoperta ostilità, il preside del fiorentino Liceo Carcere Michelangiolo ha l'idea di lamentarsi della cosa su una gazzetta "occidentalista". L'iniziativa si è, giustamente, rivelata un boomerang. Abbiamo dedicato tre scritti alla cosa, di cui questo è il secondo; il primo è in link.
Fine novembre 2010. Il gazzettame "occidentalista" di Firenze è momentaneamente a corto di degradensihurézze ed è costretto a ripiegare su qualunque cosa gli permetta di chiudere ciascun numero. E' sufficiente che gli argomenti toccati dalle news siano autoreferenziali e completamente privi di rapporto con la realtà.
"Il Giornale della Toscana" annuncia quella che viene chiamata "campagna d'inverno" del piddì con la elle, la cui sostanza è una serie di chiacchierate tra amici un po' più lunga e un po' più inutile del solito, tuttavia in grado di mostrare con chiarezza come l'essere grassi e l'avere un curriculum studiorum impresentabile siano due caratteristiche di grandissimo aiuto per fare carriera in certi ambienti.
In località meno sovvertite, nello stesso momento, un individuo dimessamente vestito ed eletto dal popolo illustrava alcuni tra i piccoli ma continui successi della ricerca tecnologica del suo paese alla controparte di uno stato confinante. Un politico "occidentalista" avrebbe utilizzato il tempo a disposizione per l'incontro per vantare le proprie prodezze sessuali a pagamento.
"La Nazione" non ha, in questa sede, bisogno di troppe presentazioni: abbiamo più volte affermato che le occasioni che offrirebbe per demolirne una credibilità ed un prestigio che sono già meramente ipotetici sono almeno una per ogni trafiletto pubblicato. Meno legata ad ambienti politici esplicitamente etichettabili, si sta facendo aiutare a riempire il posto rimasto libero tra la pagina delle inserzioni a pagamento per professioniste e la pubblicità di qualche cosa di inutile da un certo Massimo Primerano, "dirigente scolastico" del fiorentino Liceo Carcere Michelangiolo.
Il giochetto va avanti da settimane e ne abbiamo compiutamente riferito in una precedente occasione. Le origini della questione vanno fatte risalire ad un'occupazione studentesca dell'ottobre scorso, che ha avuto modalità appena appena più distruttive di altrove esclusivamente in quella specie di galera. Un motivo deve pur esserci, ed in considerazione dell'amplissima casistica di precedenti reperibile in questo senso su "La Nazione" è certo che l'endorsement tra essa ed il "dirigente scolastico" ha la funzione di distogliere l'attenzione del pubblico proprio dal motivo di quanto successo.
Il nuovo accrocchio dovrebbe essere la trascrizione di un'intervista telefonica. L'intervistatore e l'intervistato raggiungono gli scopi primari della cosa, che sono rispettivamente quello di chiudere il numero in uscita e quello di non sembrare ciò che si è, ovvero una vox clamantis in deserto destinata ad un target molto preciso e priva di ogni riscontro al di fuori di esso.
Il successo nel raggiungimento di entrambi gli obiettivi viene conseguito dai due soggetti al prezzo di un'ulteriore illustrazione della rispettiva pochezza: ecco alcune conclusioni suggeriteci dallo scritto.
Primerano, i genitori dei figli che lei ha denunciato pensano anche ad azioni legali. E chiedono qual è stato il criterio utilizzato per individuare quei nomi. C’è chi parla di sorteggio...
"Sorteggiati? E che vuol dire? Detta così sembra quasi che siano stati fatti a caso quei nomi".
Il Liceo Carcere Michelangiolo ha la curiosa pretesa di considerarsi "scuola prestigiosa e selettiva"; un side effect di una presentazione del genere è che all'aneddotica su quanto vi accade viene attribuita una credibilità forte.
Di questa aneddotica fa parte anche un episodio cui assistemmo a suo tempo. A fine anni Ottanta l'evanescente "dirigente scolastico" di allora, tale Nunzio Marchese, sospese dalle lezioni un individuo colpevole di avergli rivolto la parola tenendo le mani in tasca. Il giornalino scolastico di allora, il "Miche Magazine", punzecchiò il "dirigente scolastico" dipingendolo come il fondatore della sagra del sospeso, "allegra festa durante la quale viene sospeso un allievo estratto a sorte".
Negli anni trascorsi non abbiamo avuto notizia di alcunché che modificasse simili prassi, per cui l'ipotizzare ad alta voce che la scelta dei condannati sia stata fatta tramite sorteggio è meno privo di fondamento di quanto si potrebbe pensare.
E invece?
"Invece sono stati individuati, tra tutti coloro che occupavano la scuola. Qui ci sono più di mille studenti, non li conosco tutti personalmente ma una parte sì. Qualcuno l’ho inviduato io di persona, altri sono stati segnalati da qualche docente. Si tratta di coloro che non hanno consentito ad altri di andare a far lezione".
Con questo, Massimo Primerano mette al corrente ogni interessato dell'esistenza di una vera e propria rete di delatori, probabile integrazione non virtuale del Libro dei Ceffi cui si connette tanto volentieri. L'"occidentalismo" ha nella delazione uno strumento essenziale della propria pratica politica, e la delazione viene da esso lodata ed indicata all'approvazione sociale. In epoche meno sovvertite la figura del delatore è invece oggetto di universale disprezzo: la natura sovversiva e fondamentalmente ìnfera dell'"occidentalismo" emerge anche da questi dettagli.
Lei è stato l’unico preside delle scuole occupate a fare una denuncia alla Digos, indicando anche i nomi. Per questo le hanno dato di spia: era indispensabile fare quei nomi?
"Una denuncia o la si fa come si deve oppure non serve a niente. E’ vero, potevo anche fare una denuncia contro ignoti e poi dire, avete visto, io la denuncia l’ho fatta, fate voi. E come fanno poi a individuarli? La polizia non era entrata, facendo anche bene, per non aggravare la situazione...".
In considerazione di come funziona il sistema giudiziario nello stato che occupa -non si sa bene a quale titolo- la penisola italiana, nulla vieta di concludere che una denuncia non serva comunque a niente, anche se fatta "come si deve" ovvero, in questo caso, facendo ricorso al frutto di qualche delazione.
L'ingresso dei gendarmi nelle scuole e nelle università viene sempre lodato con enfasi dai gazzettieri "occidentalisti" e dalla marmaglia che presta loro attenzione, ma ha l'ovvia tendenza a ritorcersi contro chi ne ha promosso l'utilizzo. I fittissimi precedenti di interventi conclusisi anche peggio rintracciabili nella storia di vari paesi ha fatto sì che ne esistano diversi, come la Repubblica di Grecia, in cui la legge proibisce esplicitamente alla gendarmeria l'ingresso alle strutture universitarie. Nel caso greco si ha anche la sensazione precisa che l'indomabile popolazione anarchica della capitale possa, e con ottimi diritti, rivendicare un ruolo di primo piano nella fine di un governo militare che si era inteso liberare l'università occupata utilizzando i carri armati.
Cosa che i lettori de "La Nazione" sarebbero capacissimi di portare a compimento, come fanno pensare i commenti allegati agli assist che questa gazzettina ha offerto a Massimo Primerano. La condivisione dell'"occidentalismo" implica incompetenza in ogni settore dello scibile e non si vede perché la scelta e l'utilizzo di mezzi repressivi dovrebbero fare eccezione.
Quello che si intende dire è che gli "occidentalisti" riuscirebbero ad operare mediocremente perfino come carnefici di stato.
Con quei ragazzi non era forse meglio parlarci faccia a faccia di quanto era accaduto, prima di arrivare a denunciarli?
"Sono sei anni che ci parlo, e continuo a parlarci. Io non ce l’ho con loro. Ma sono arrivato alla convinzione che le parole ormai non bastano più: dal 2008 ad oggi qui al Michelangelo la situazione è peggiorata. Andava dato un segnale preciso, un segnale forte".
In cinque anni avemmo occasione di incontrare il "dirigente scolastico" di allora, un tale che non faceva mistero della propria simpatia per Francisco Franco e per il mito della hispanidad, non più di due volte. Un dialogo davvero fruttuoso.
Che la situazione sia peggiorata, e non certo dal 2008, non ci sorprende affatto. Sarebbe interessante conoscere qualcosa di più circa le attribuzioni causali che Massimo Primerano potrebbe operare in proposito, dal momento che il "dirigente scolastico" è lui e che ha quindi un potere di influenza considerevole sull'intero clima organizzativo...
Gira la voce che tra i 22 denunciati ci siano anche i nomi di chi non c’era proprio quel giorno a occupare.
"A me non risulta. Può anche darsi ci siano stati degli errori. Ma mi sembra strano, perché anche le famiglie sono tutte a conoscenza della denuncia e nessuno è venuto da me a dirmi che suo figlio non c’era".
In considerazione dei precedenti su enumerati la cosa non ci sembra priva di fondamento. In una precedente occasione Primerano Stesso si è lamentato della nulla considerazione ottenuta dalle sue minacce: se nessuno ha avuto da ridire neppure a denunce inoltrate se ne deve concludere che anche il suo passaggio all'azione ha ottenuto considerazione nulla.
Senta, come va ora con i 22 studenti denunciati. Che rapporto c’è?
"Tutto regolare. Ho parlato con qualcuno di loro. C’è amarezza, ed è comprensibile, ma nessuno è venuto a infamarmi, né i ragazzi né le loro famiglie. Si è trattato di un colloquio sereno e pacato. Non ho la pretesa che siano contenti, si sono presi comunque una denuncia...".
Di questo non c'è da stupirsi: al di fuori delle gazzette "occidentaliste" e dei mangiatori di spaghetti indicati con il termine di "maggioranza silenziosa", autentica feccia della terra, quintessenza di viltà, vermi del creato contro i quali non c'è disprezzo che basti, nessuno ha interesse ad occuparsi più di tanto di una questione che sarà certamente educativa ma non nel senso auspicato dal suo protagonista.
I giovani sudditi da lui denunciati avranno semplicemente un saggio del "funzionamento" del potere giudiziario nello stato che occupa la penisola italiana.
Il 20 novembre 2010 ci siamo recati a L'Aquila, città il cui centro storico è del tutto inagibile a causa del terremoto del 6 aprile 2009. Molti giovani furono vittime dei crolli nella "casa dello studente". Alle transenne che la circondano, irritantemente punteggiate di perentori avvertimenti ad opera di una cosa che nello stato che occupa la penisola italiana chiamano "Ministero dell'Interno", i familiari delle vittime della "casa dello studente" e del "convitto nazionale" hanno appeso un grosso striscione nero. La scritta recita "Ci avete tolto il futuro. Non toglieteci, con il processo breve, anche la giustizia".
Ci saranno ripercussioni per loro a scuola?
"No. Non ci sono e non ci saranno sanzioni disciplinari nei loro confronti".
E se qualcuno degli studenti mostrasse segni di pentimento?
"Non ho pensato a questo. Non escludo ci possano essere sviluppi anche per gli studenti. Vedremo".
Senza commento.
Dopo la denuncia che ha fatto lei ha detto di sentirsi solo a difendere la legalità...
"E’ così".
Scusi, ha ricevuto telefonate di solidarietà?
"Sì, qualcuna".
Quante?
"Due. Sindaco e prefetto".
Nessun altro le ha manifestato sostegno?
"Pochi colleghi. I genitori? Sì, uno mi ha telefonato per un altro motivo e poi ha colto l’occasione per darmi sostegno".
Vox clamantis in deserto.
Molto giustamente.
Va notato che Massimo Primerano, non eletto, era presente nella lista elettorale collegata al sindaco in carica.
Incassa quindi la solidarietà da un militante del suo partito. Almeno uno.
Il secondo a solidarizzare è il rappresentante a Firenze di un "governo" sedicente "nazionale", guidato da un frequentatore di minorenni. Massimo Primerano incassa quindi la solidarietà di uno che risponde ad elementi del genere. Proprio il riconoscimento ideale, per un educatore.
Il terzo è uno lì per caso, con la voglia di fare due chiacchiere e non c'è da escludere che anche con costui Primerano si sia atteggiato a vittima incompresa ricevendone un sostegno di pura circostanza. Davvero appagante.
Lei ha figli?
"Due figlie, una di 33, l’altra di 34 anni, sposate. Sono un nonno".
Sue figlie studentesse manifestavano?
"Hanno partecipato anche a occupazioni ma non hanno mai ricevuto denunce se è questo che interessa...".
E lei da studente?
"Io sono un ex sessantottino. Sono entrato all’università nel 1967. E partecipavo alla protesta".
Racconti pure.
"Manifestavo anch’io. Non ho mai fatto occupazioni notturne. Eravamo molto più pacati".
Più pacati nel Sessantotto?
"Sì. Sembrerà strano ma non facevamo danni, vandalismi, scritte sui muri".
Da quel che raccontano sembra sia stato un periodo più agitato di come lo descrive lei.
"Voglio dire, almeno per la mia esperienza, che c’era comunque più rispetto per le istituzioni".
Righe che sono un piccolo capolavoro di autolesionismo gazzettiero, di cui è giusto facciano le spese sia l'intervistato che l'intervistatore.
C'è da chiedersi dove abbia vissuto Massimo Primerano dal 1968 ad oggi, se non fosse che una condivisione anche parziale dei punti di vista "occidentalisti" implica l'edificazione di una rappresentazione del reale completamente avulsa da esso.
Avendo tempo da perdere e scorrendo i commenti acclusi agli articoli de "La Nazione" riportati in link si nota che molti commentatori non dubitano affatto che dietro ad occupazioni e cortei esista una regia occulta di burattinai che muovono studenti inconsapevoli per il proprio tornaconto.
Nell'attuale stato di cose gli "occidentalisti" poltriscono come maiali nel fango: che qualcuno possa attivarsi contro di esso mosso da un disprezzo e da un odio tanto viscerali quanto disinteressati è fuori da quanto ritengono immaginabile. Quindi attribuiscono agli attivisti politici comportamenti che, invece, sono loro propri.
Ora, il gazzettame "occidentalista" è in ricerca continua di "sessantottini" e di "cattivi maestri" ai quali viene in blocco e costantemente attribuito ogni demerito.
Agli occhi della feccia fogliettista, simili ammissioni dovrebbero quindi rendere Massimo Primerano un anarcoislamonazicomunista per contaminazione.
Perché questo succeda occorre tuttavia che la gazzetta sia coerente almeno con se stessa: e gli "occidentalisti" la coerenza la considerano sistematicamente un qualche cosa da attribuire -in toni ovviamente negativi- a terroristi, pacifinti e okkupanti.
"Il Giornale della Toscana" annuncia quella che viene chiamata "campagna d'inverno" del piddì con la elle, la cui sostanza è una serie di chiacchierate tra amici un po' più lunga e un po' più inutile del solito, tuttavia in grado di mostrare con chiarezza come l'essere grassi e l'avere un curriculum studiorum impresentabile siano due caratteristiche di grandissimo aiuto per fare carriera in certi ambienti.
In località meno sovvertite, nello stesso momento, un individuo dimessamente vestito ed eletto dal popolo illustrava alcuni tra i piccoli ma continui successi della ricerca tecnologica del suo paese alla controparte di uno stato confinante. Un politico "occidentalista" avrebbe utilizzato il tempo a disposizione per l'incontro per vantare le proprie prodezze sessuali a pagamento.
"La Nazione" non ha, in questa sede, bisogno di troppe presentazioni: abbiamo più volte affermato che le occasioni che offrirebbe per demolirne una credibilità ed un prestigio che sono già meramente ipotetici sono almeno una per ogni trafiletto pubblicato. Meno legata ad ambienti politici esplicitamente etichettabili, si sta facendo aiutare a riempire il posto rimasto libero tra la pagina delle inserzioni a pagamento per professioniste e la pubblicità di qualche cosa di inutile da un certo Massimo Primerano, "dirigente scolastico" del fiorentino Liceo Carcere Michelangiolo.
Il giochetto va avanti da settimane e ne abbiamo compiutamente riferito in una precedente occasione. Le origini della questione vanno fatte risalire ad un'occupazione studentesca dell'ottobre scorso, che ha avuto modalità appena appena più distruttive di altrove esclusivamente in quella specie di galera. Un motivo deve pur esserci, ed in considerazione dell'amplissima casistica di precedenti reperibile in questo senso su "La Nazione" è certo che l'endorsement tra essa ed il "dirigente scolastico" ha la funzione di distogliere l'attenzione del pubblico proprio dal motivo di quanto successo.
Il nuovo accrocchio dovrebbe essere la trascrizione di un'intervista telefonica. L'intervistatore e l'intervistato raggiungono gli scopi primari della cosa, che sono rispettivamente quello di chiudere il numero in uscita e quello di non sembrare ciò che si è, ovvero una vox clamantis in deserto destinata ad un target molto preciso e priva di ogni riscontro al di fuori di esso.
Il successo nel raggiungimento di entrambi gli obiettivi viene conseguito dai due soggetti al prezzo di un'ulteriore illustrazione della rispettiva pochezza: ecco alcune conclusioni suggeriteci dallo scritto.
Primerano, i genitori dei figli che lei ha denunciato pensano anche ad azioni legali. E chiedono qual è stato il criterio utilizzato per individuare quei nomi. C’è chi parla di sorteggio...
"Sorteggiati? E che vuol dire? Detta così sembra quasi che siano stati fatti a caso quei nomi".
Il Liceo Carcere Michelangiolo ha la curiosa pretesa di considerarsi "scuola prestigiosa e selettiva"; un side effect di una presentazione del genere è che all'aneddotica su quanto vi accade viene attribuita una credibilità forte.
Di questa aneddotica fa parte anche un episodio cui assistemmo a suo tempo. A fine anni Ottanta l'evanescente "dirigente scolastico" di allora, tale Nunzio Marchese, sospese dalle lezioni un individuo colpevole di avergli rivolto la parola tenendo le mani in tasca. Il giornalino scolastico di allora, il "Miche Magazine", punzecchiò il "dirigente scolastico" dipingendolo come il fondatore della sagra del sospeso, "allegra festa durante la quale viene sospeso un allievo estratto a sorte".
Negli anni trascorsi non abbiamo avuto notizia di alcunché che modificasse simili prassi, per cui l'ipotizzare ad alta voce che la scelta dei condannati sia stata fatta tramite sorteggio è meno privo di fondamento di quanto si potrebbe pensare.
E invece?
"Invece sono stati individuati, tra tutti coloro che occupavano la scuola. Qui ci sono più di mille studenti, non li conosco tutti personalmente ma una parte sì. Qualcuno l’ho inviduato io di persona, altri sono stati segnalati da qualche docente. Si tratta di coloro che non hanno consentito ad altri di andare a far lezione".
Con questo, Massimo Primerano mette al corrente ogni interessato dell'esistenza di una vera e propria rete di delatori, probabile integrazione non virtuale del Libro dei Ceffi cui si connette tanto volentieri. L'"occidentalismo" ha nella delazione uno strumento essenziale della propria pratica politica, e la delazione viene da esso lodata ed indicata all'approvazione sociale. In epoche meno sovvertite la figura del delatore è invece oggetto di universale disprezzo: la natura sovversiva e fondamentalmente ìnfera dell'"occidentalismo" emerge anche da questi dettagli.
Lei è stato l’unico preside delle scuole occupate a fare una denuncia alla Digos, indicando anche i nomi. Per questo le hanno dato di spia: era indispensabile fare quei nomi?
"Una denuncia o la si fa come si deve oppure non serve a niente. E’ vero, potevo anche fare una denuncia contro ignoti e poi dire, avete visto, io la denuncia l’ho fatta, fate voi. E come fanno poi a individuarli? La polizia non era entrata, facendo anche bene, per non aggravare la situazione...".
In considerazione di come funziona il sistema giudiziario nello stato che occupa -non si sa bene a quale titolo- la penisola italiana, nulla vieta di concludere che una denuncia non serva comunque a niente, anche se fatta "come si deve" ovvero, in questo caso, facendo ricorso al frutto di qualche delazione.
L'ingresso dei gendarmi nelle scuole e nelle università viene sempre lodato con enfasi dai gazzettieri "occidentalisti" e dalla marmaglia che presta loro attenzione, ma ha l'ovvia tendenza a ritorcersi contro chi ne ha promosso l'utilizzo. I fittissimi precedenti di interventi conclusisi anche peggio rintracciabili nella storia di vari paesi ha fatto sì che ne esistano diversi, come la Repubblica di Grecia, in cui la legge proibisce esplicitamente alla gendarmeria l'ingresso alle strutture universitarie. Nel caso greco si ha anche la sensazione precisa che l'indomabile popolazione anarchica della capitale possa, e con ottimi diritti, rivendicare un ruolo di primo piano nella fine di un governo militare che si era inteso liberare l'università occupata utilizzando i carri armati.
Cosa che i lettori de "La Nazione" sarebbero capacissimi di portare a compimento, come fanno pensare i commenti allegati agli assist che questa gazzettina ha offerto a Massimo Primerano. La condivisione dell'"occidentalismo" implica incompetenza in ogni settore dello scibile e non si vede perché la scelta e l'utilizzo di mezzi repressivi dovrebbero fare eccezione.
Quello che si intende dire è che gli "occidentalisti" riuscirebbero ad operare mediocremente perfino come carnefici di stato.
Con quei ragazzi non era forse meglio parlarci faccia a faccia di quanto era accaduto, prima di arrivare a denunciarli?
"Sono sei anni che ci parlo, e continuo a parlarci. Io non ce l’ho con loro. Ma sono arrivato alla convinzione che le parole ormai non bastano più: dal 2008 ad oggi qui al Michelangelo la situazione è peggiorata. Andava dato un segnale preciso, un segnale forte".
In cinque anni avemmo occasione di incontrare il "dirigente scolastico" di allora, un tale che non faceva mistero della propria simpatia per Francisco Franco e per il mito della hispanidad, non più di due volte. Un dialogo davvero fruttuoso.
Che la situazione sia peggiorata, e non certo dal 2008, non ci sorprende affatto. Sarebbe interessante conoscere qualcosa di più circa le attribuzioni causali che Massimo Primerano potrebbe operare in proposito, dal momento che il "dirigente scolastico" è lui e che ha quindi un potere di influenza considerevole sull'intero clima organizzativo...
Gira la voce che tra i 22 denunciati ci siano anche i nomi di chi non c’era proprio quel giorno a occupare.
"A me non risulta. Può anche darsi ci siano stati degli errori. Ma mi sembra strano, perché anche le famiglie sono tutte a conoscenza della denuncia e nessuno è venuto da me a dirmi che suo figlio non c’era".
In considerazione dei precedenti su enumerati la cosa non ci sembra priva di fondamento. In una precedente occasione Primerano Stesso si è lamentato della nulla considerazione ottenuta dalle sue minacce: se nessuno ha avuto da ridire neppure a denunce inoltrate se ne deve concludere che anche il suo passaggio all'azione ha ottenuto considerazione nulla.
Senta, come va ora con i 22 studenti denunciati. Che rapporto c’è?
"Tutto regolare. Ho parlato con qualcuno di loro. C’è amarezza, ed è comprensibile, ma nessuno è venuto a infamarmi, né i ragazzi né le loro famiglie. Si è trattato di un colloquio sereno e pacato. Non ho la pretesa che siano contenti, si sono presi comunque una denuncia...".
Di questo non c'è da stupirsi: al di fuori delle gazzette "occidentaliste" e dei mangiatori di spaghetti indicati con il termine di "maggioranza silenziosa", autentica feccia della terra, quintessenza di viltà, vermi del creato contro i quali non c'è disprezzo che basti, nessuno ha interesse ad occuparsi più di tanto di una questione che sarà certamente educativa ma non nel senso auspicato dal suo protagonista.
I giovani sudditi da lui denunciati avranno semplicemente un saggio del "funzionamento" del potere giudiziario nello stato che occupa la penisola italiana.
Il 20 novembre 2010 ci siamo recati a L'Aquila, città il cui centro storico è del tutto inagibile a causa del terremoto del 6 aprile 2009. Molti giovani furono vittime dei crolli nella "casa dello studente". Alle transenne che la circondano, irritantemente punteggiate di perentori avvertimenti ad opera di una cosa che nello stato che occupa la penisola italiana chiamano "Ministero dell'Interno", i familiari delle vittime della "casa dello studente" e del "convitto nazionale" hanno appeso un grosso striscione nero. La scritta recita "Ci avete tolto il futuro. Non toglieteci, con il processo breve, anche la giustizia".
Ci saranno ripercussioni per loro a scuola?
"No. Non ci sono e non ci saranno sanzioni disciplinari nei loro confronti".
E se qualcuno degli studenti mostrasse segni di pentimento?
"Non ho pensato a questo. Non escludo ci possano essere sviluppi anche per gli studenti. Vedremo".
Senza commento.
Dopo la denuncia che ha fatto lei ha detto di sentirsi solo a difendere la legalità...
"E’ così".
Scusi, ha ricevuto telefonate di solidarietà?
"Sì, qualcuna".
Quante?
"Due. Sindaco e prefetto".
Nessun altro le ha manifestato sostegno?
"Pochi colleghi. I genitori? Sì, uno mi ha telefonato per un altro motivo e poi ha colto l’occasione per darmi sostegno".
Vox clamantis in deserto.
Molto giustamente.
Va notato che Massimo Primerano, non eletto, era presente nella lista elettorale collegata al sindaco in carica.
Incassa quindi la solidarietà da un militante del suo partito. Almeno uno.
Il secondo a solidarizzare è il rappresentante a Firenze di un "governo" sedicente "nazionale", guidato da un frequentatore di minorenni. Massimo Primerano incassa quindi la solidarietà di uno che risponde ad elementi del genere. Proprio il riconoscimento ideale, per un educatore.
Il terzo è uno lì per caso, con la voglia di fare due chiacchiere e non c'è da escludere che anche con costui Primerano si sia atteggiato a vittima incompresa ricevendone un sostegno di pura circostanza. Davvero appagante.
Lei ha figli?
"Due figlie, una di 33, l’altra di 34 anni, sposate. Sono un nonno".
Sue figlie studentesse manifestavano?
"Hanno partecipato anche a occupazioni ma non hanno mai ricevuto denunce se è questo che interessa...".
E lei da studente?
"Io sono un ex sessantottino. Sono entrato all’università nel 1967. E partecipavo alla protesta".
Racconti pure.
"Manifestavo anch’io. Non ho mai fatto occupazioni notturne. Eravamo molto più pacati".
Più pacati nel Sessantotto?
"Sì. Sembrerà strano ma non facevamo danni, vandalismi, scritte sui muri".
Da quel che raccontano sembra sia stato un periodo più agitato di come lo descrive lei.
"Voglio dire, almeno per la mia esperienza, che c’era comunque più rispetto per le istituzioni".
Righe che sono un piccolo capolavoro di autolesionismo gazzettiero, di cui è giusto facciano le spese sia l'intervistato che l'intervistatore.
C'è da chiedersi dove abbia vissuto Massimo Primerano dal 1968 ad oggi, se non fosse che una condivisione anche parziale dei punti di vista "occidentalisti" implica l'edificazione di una rappresentazione del reale completamente avulsa da esso.
Avendo tempo da perdere e scorrendo i commenti acclusi agli articoli de "La Nazione" riportati in link si nota che molti commentatori non dubitano affatto che dietro ad occupazioni e cortei esista una regia occulta di burattinai che muovono studenti inconsapevoli per il proprio tornaconto.
Nell'attuale stato di cose gli "occidentalisti" poltriscono come maiali nel fango: che qualcuno possa attivarsi contro di esso mosso da un disprezzo e da un odio tanto viscerali quanto disinteressati è fuori da quanto ritengono immaginabile. Quindi attribuiscono agli attivisti politici comportamenti che, invece, sono loro propri.
Ora, il gazzettame "occidentalista" è in ricerca continua di "sessantottini" e di "cattivi maestri" ai quali viene in blocco e costantemente attribuito ogni demerito.
Agli occhi della feccia fogliettista, simili ammissioni dovrebbero quindi rendere Massimo Primerano un anarcoislamonazicomunista per contaminazione.
Perché questo succeda occorre tuttavia che la gazzetta sia coerente almeno con se stessa: e gli "occidentalisti" la coerenza la considerano sistematicamente un qualche cosa da attribuire -in toni ovviamente negativi- a terroristi, pacifinti e okkupanti.
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