Nell'ottobre 2010 due gruppi di undici adulti maschi vestiti differenti dovevano prendere a calci un affare rotondo per novanta minuti, all'interno di un grosso pallonaio in una città chiamata Genova. Con l'occasione, molti estimatori del pallone e dei pallonaggi provenienti dalla Repubblica di Serbia ne approfittano per visitare la città, tenendo al tempo stesso un contegno poco gradito alla gendarmeria ed oggetto del solito linciaggio fogliettista.

Ottobre 2010. Una bestia da pallone dalla Serbia a Genova.


...Anzi, visto che chi scrive abita a Firenze, e che l'istigazione al disprezzo verso gli "occidentalisti" fiorentini è una delle ragioni d'essere di questo blog, pallone e terrorismislàmiho, a fare il tris con i'ddegrado e l'insihurézza. Il dodici ottobre doveva esserci uno scambio di pallonate tra due gruppi di undici vestiti uguali, con parecchia gente a vederlo.
Un gruppo di undici vestiti uguali rappresentava la nazionale dei pallonieri della Repubblica di Serbia. L'altro gruppo una squadra che dovrebbe far capo allo stato che occupa la penisola italiana.
Molta gente è andata a Genova dalla Serbia: in uno stato dove si inzeppano le piazze di blindati e di gendarmi per impedire di manifestare a cinquanta ragazzini -gente contro la quale si mietono allori facilissimi, per mostrare ai gazzettieri quanto efficace sia la lotta a i'ddegrado e per la sihurezza- i condivisori del mito di Kosovo Polje non hanno certo ecceduto in educazione ed in cerimoniosità, anche perché è gente contro cui mietere allori può essere un problema. Per chi fosse digiuno in materia, è bene ricordare che fu nei pallonai jugoslavi che furono fatte le prove generali della guerra civile, e che la generazione compresa tra i trenta e i quarantacinque anni ha, da quelle parti, una dimestichezza con armi proprie ed improprie e con il loro utilizzo che è bene non mettere alla prova.
Fatto sta che le pallonate sono durate poco e che c'è stato prima qualche arresto, poi uno scambio di accuse a livello istituzionale, con il quale i responsabili della "sicurezza" dello stato che occupa la penisola italiana hanno tentato di far dimenticare che è la seconda volta in tre mesi che un gruppo di gente del pallonaio li riporta con i piedi per terra.
Quanto avvenuto dimostra varie cose interessanti.
La prima, lo si sarà già capito, è l'inconsistenza e la sostanziale risibilità delle pretese avanzate da chi dice di combattere l'insihurezza e i'ddegrado, e che nel solco di quella infinita serie di emergenze inventate che costituisce da dieci anni l'essenza dell'"informazione" sta più che altro combattendo contro la prospettiva di dover andare a lavorare. Si tenga presente che nello stato che occupa la penisola italiana l'incarico di ministro dell'interno è al momento ricoperto da un tale che appartiene ad un partito "occidentalista" che ha il dichiarato scopo di minarne l'unità territoriale, e che una dozzina di anni fa fu preso a manganellate dai gendarmi e portato via come un nogglòbal qualunque.
La seconda ha a che fare con la "guerra al terrorismo", in nome della quale sono autorizzate e lodate la menzogna e la delazione ed una diciassettenne poco vestita che passeggi per le vie di Tabriz incarna la libertà meglio di mille coetanee compostamente vestite che studino lingue straniere o scienze infermieristiche.
Dunque: sul clima generale di odio, di sospetto, di vantata e ciarliera incompetenza che la "guerra al terrorismo" tuttora mantiene nella penisola italiana non c'è bisogno di soffermarsi troppo. C'è da soffermarsi invece sul fatto che, tutto questo nonostante, i luoghi in cui sono possibili esplosioni distruttive di violenza di massa sono e resteranno assai numerosi, con buona pace della politicanza "occidentalista" e delle sue menzogne.
In questa sede non si ha alcuna considerazione del pallone, e dunque non si ha nulla contro chi demolisce un pallonaio. La cosa però fa pensare che se davvero esistessero i musulmani di cui "scrivono" i gazzettieri, e se decidessero a tavolino di fare una strage di sudditi del "paese" che occupa la penisola italiana, non andrebbero certo a far saltare in aria un monumento antico: si limiterebbero a lasciare un ordigno in uno dei tantissimi ipermercati in cui i sudditi di cui sopra reputano dignitoso girare sfaccendati a giornate intere, in uno di quei locali per presunti ricchi in cui gli "occidentalisti" reputano appropriato organizzare incontri elettorali, oppure in una zona affollata di quei pallonai che di essi "occidentalisti" sono la prima se non unica preoccupazione. I precedenti in questo senso non mancano, né nella penisola italiana né altrove in Europa.
Quello che le gazzette "occidentaliste" mancheranno di sottolineare, è che in dieci anni di "guerra al terrorismo" nessuna dell'oltre un milione di persone originarie di dar al'Islam che vivono nella penisola italiana ha mai pensato di fare qualcosa di simile.
C'è anche una terza conclusione da trarre. A giudicare dall'iconografia ostentata, sembra che i frequentatori di pallonaio provenienti dalla Serbia facessero capo ad un'estrema destra resa popolare e potente dal calor bianco delle guerre recenti. Se invece della panoplia simbolica del loro nazionalismo avessero ostentato bandiere rosse e la gendarmeria li avesse fatti a pezzi, la "libera informazione" peninsulare avrebbe mostrato aperta ed incondizionata approvazione.