Una brevissima introduzione alla biografia di Monte Melkonian, statunitense di origine armena dalla profonda erudizione e dalla vita avventurosa. Uno di quegli individui che l'epoca contemporanea non cessa, nonostante tutto, di produrre.
Monte Melkonian nacque nel 1957 in California, nella contea di Fresno; i genitori erano entrambi armeni. I nonni provenivano dall'Anatolia ed erano emigrati tra il 1883 ed il 1913; uno di essi, a meno di trent'anni, era già stato arrestato tre volte dai turchi perché membro di quella che era solito chiamare "una società segreta rivoluzionaria".
Nel 1969, con la famiglia, Monte fece un lungo viaggio in Europa il cui culmine fu una permanenza a Merzifon, la cittdina natale della nonna materna nei pressi di Amasya. Nel corso degli anni Melkonian fece spesso riferimento a questa esperienza considerandola come il punto di partenza per la riscoperta delle proprie origini. La passione per i viaggi e per lo studio occupò la sua prima giovinezza. A quindici anni trascorse un anno a studiare in Giappone; l'anno successivo visitò il Viet Nam. Negli anni Ottanta la sua padronanza del giapponese era tale da permettergli di fare da interprete nelle conferenze; nel 1992 considerava ancora la lotta di liberazione vietnamita come un esempio importante per i combattenti dell'Artchak.
Al ritorno negli Stati Uniti si diplomò, e tre anni dopo si laureò a Berkeley in archeologia e storia dell'Asia antica, con una tesi sul taglio della roccia nelle tombe reali urartee.
Nel 1978 insegnò inglese in Iran, dove contribuì ad organizzare scioperi tra gli insegnanti; dopo aver visitato il Kurdistan iraniano, mentre in Iran la rivoluzione si radicava, si spostò a Beirut dove partecipò alla difesa del quartiere armeno della città dagli attacchi falangisti. Venuto rapidamente in contatto con i combattenti marxisti dell'ASALA, l'Esercito Rivoluzionario per la Liberazione dell'Armenia, ne fece parte per tre anni. Catturato in Francia nel 1981 con un falso passaporto cipriota, venne rilasciato e rimandato in Libano dopo che ASALA ebbe fatto esplodere varie bombe a Parigi reclamando la sua liberazione.
La sanguinosa implosione di ASALA, nel 1983, costrinse Monte Melkonian a vivere clandestinamente per anni, fin quando non riuscì a passare di nuovo in Francia dove venne arrestato ancora, nel 1985, per possesso di documenti falsi e porto abusivo di arma. Dopo il rilascio, nel 1989, raggiunse lo Yemen del Sud dove si riunì a Seta Kbranian, sua compagna da oltre dieci anni. Intanto che il blocco sovietico si disgregava, Melkonian trascorse circa un anno di vita errabonda in Europa orientale, fin quando non raggiunse l'Armenia ancora sovietica, nell'ottobre 1990. Qui lavorò per qualche mese approfondendo il tema della propria tesi di laurea; divennne membro dell'accademia armena di scienze e si sposò a Gheghard nell'agosto 1991.
Nel corso degli anni, tra studi regolari, contatti con persone della più diversa origine e impegno di autodidatta, oltre all'inglese e al giapponese aveva acquisito una buona padronanza della lingua armena, del castigliano e del francese; parlava in modo accettabile l'arabo ed il turco, oltre ad un po' di farsi e di curdo. Al momento della sua morte, tra le sue cose fu trovata una copia logorata dall'uso dell'arte della guerra di Sun Tzu.
Nel 1991 ebbe a scrivere che pensava che gli armeni fossero in preda ad una grande confusione. Mentre il loro paese si dibatteva in problemi politici, economici ed ambientali che lo avrebbero attanagliato per decenni, le nuove forse politiche emerse a seguito della dissoluzione dell'Unione Sovietica stavano portando l'Armenia su un percorso che secondo Melkonian non avrebbe fatto altro che peggiorare i già gravi problemi presenti. A Yerevan si respirava infatti un'atmosfera in cui ad un nazionalismo esasperato si mescolavano illusiorie aspettative nei confronti dell'"Occidente". Monte Melkonian concentrò la sua attenzione sull'Artchak, asserendo che la sua perdita, con la deportazione della popolazione armena, avrebbe significato l'irrompere delle forze azere nello Zangezur ed un pericolo mortale per l'esistenza stessa dell'Armenia come territorio abitato da persone in grado di autodeterminare il proprio destino. Nel settembre del 1991 Monte Melkonian partì per il nord dell'Artchak e combatté per tre mesi prendendo parte alla liberazione di tre villaggi.
Nel febbraio del 1992 divenne comandante nella regione di Martuni; con tre-quattrocento uomini, armati con materiali catturati alle forze azere, il comandante Avo riuscì a sottrarre la zona dal raggio di azione dell'artiglieria e dei missili nemici.
Nel 1993 Melkonian contribuì alla pianificazione della strategia che portò alla cattura della regione di Kalbajar, la striscia di territorio azero che separava l'Artchak dalla repubblica di Armenia. A tutt'oggi il Kalbajar è controllato dalle forze armene dell'Artchak.
Durante i primi mesi in cui prese parte ai combattimenti, Monte Melkonian ebbe una cattiva impressione dei fedayi armeni, dovuta alla loro scarsa preparazione, all'atteggiamento ed alle monture fasciste frequentemente ostentate, alla loro tendenza ad accanirsi sulla popolazione civile e sui prigionieri catturati. Quando divenne comandante a Martuni fece in modo che i fedayi non finissero, per quanto possibile, in prima linea. Animato da un forte realismo prima ed ancora che dalla propria esperienza di combattente marxista, si comportò spesso in modo diametralmente opposto a quello corrente, usando i (pochi) blindati e le forze a disposizione per allontanare i civili azeri dalle zone di combattimento.
Esiste una certa aneddotica che lo riguarda, e che fa riferimento essenzialmente ai mesi che Melkonian trascorse come comandante militare a Martuni. Melkonian non ebbe mai atteggiamenti spavaldi armi alla mano, non fumava, manteneva un linguaggio corretto, non beveva mai alcolici quando era in uniforme ed era altrettanto parco nel mangiare. Questi ultimi sono elementi da non considerare scontati in un contesto in cui l'ostentato consumo di alcool e di carne di maiale poteva servire alla polarizzazione delle posizioni ed al rafforzamento dell'identità dei combattenti. Melkonian aiutava di tasca propria chiunque ne avesse bisogno e tenne sempre a vivere nelle stesse condizioni in cui vivevano i combattenti che gli erano stati affidati. Martuni è una regione vinicola e Melkonian impose a chi contrabbandava vino verso Stepanakert di contribuire alla difesa stessa del territorio fornendo carburante o munizioni ai combattenti. Pare che due settimane prima di morire fosse incorso nelle ire della criminalità organizzata per aver incendiato un campo intero di canapa indiana.
A Martuni Melkonian contribuì anche a rimettere in piedi una panetteria cooperativa, scuole elementari ed ospedali; morì mentre stava lavorando alla realizzazione di una cooperativa di tessitori di tappeti. In un contesto che definire patriarcale è perfino riduttivo, Melkonian scoraggiò apertamente la discriminazione delle donne lavorando insieme alla moglie ogni volta che questo era possibile e considerando le ausiliarie delle comunicazioni e della sussistenza come combattenti a tutti gli effetti.
Un giorno di giugno del 1993, dopo una battaglia vinta contro delle postazioni di artiglieria, Monte fu informato via radio della cattura di un T72. Un colpo di fortuna non da poco per una formazione armata che viveva praticamente di armamenti presi al nemico. Melkonian decise di ispezionare subito il carro armato, insieme a cinque commilitoni. Lungo la strada vicino al villaggio di Merzuli la sua jeep si imbatté in un BMP senza contrassegni, i cui occupanti risultarono essere azeri. Una scheggia uccise Melkonian mentre rispondeva al fuoco.
Il 19 giugno Melkonian venne sepolto nel cimitero militare di Yeraphur ad Erevan. Davanti alla sua bara sfilarono in quindicimila.
Il materiale per questo scritto viene dalla pagina dell'edizione inglese di Wikipedia, la cui principale fonte risulta essere una biografia scritta dal fratello Markar Melkonian, e da The Right to struggle - La forza di combattere, antologia di scritti di e su Monte Melkonian tradotti da Garagin Gregorian per Editziones de su Arkiviu-bibrioteka "T. Serra" nel 2004.
Il sito del Monte Melkonian Fund presenta tra l'altro una galleria fotografica, dalla quale proviene l'immagine su riportata.
Nel 1969, con la famiglia, Monte fece un lungo viaggio in Europa il cui culmine fu una permanenza a Merzifon, la cittdina natale della nonna materna nei pressi di Amasya. Nel corso degli anni Melkonian fece spesso riferimento a questa esperienza considerandola come il punto di partenza per la riscoperta delle proprie origini. La passione per i viaggi e per lo studio occupò la sua prima giovinezza. A quindici anni trascorse un anno a studiare in Giappone; l'anno successivo visitò il Viet Nam. Negli anni Ottanta la sua padronanza del giapponese era tale da permettergli di fare da interprete nelle conferenze; nel 1992 considerava ancora la lotta di liberazione vietnamita come un esempio importante per i combattenti dell'Artchak.
Al ritorno negli Stati Uniti si diplomò, e tre anni dopo si laureò a Berkeley in archeologia e storia dell'Asia antica, con una tesi sul taglio della roccia nelle tombe reali urartee.
Nel 1978 insegnò inglese in Iran, dove contribuì ad organizzare scioperi tra gli insegnanti; dopo aver visitato il Kurdistan iraniano, mentre in Iran la rivoluzione si radicava, si spostò a Beirut dove partecipò alla difesa del quartiere armeno della città dagli attacchi falangisti. Venuto rapidamente in contatto con i combattenti marxisti dell'ASALA, l'Esercito Rivoluzionario per la Liberazione dell'Armenia, ne fece parte per tre anni. Catturato in Francia nel 1981 con un falso passaporto cipriota, venne rilasciato e rimandato in Libano dopo che ASALA ebbe fatto esplodere varie bombe a Parigi reclamando la sua liberazione.
La sanguinosa implosione di ASALA, nel 1983, costrinse Monte Melkonian a vivere clandestinamente per anni, fin quando non riuscì a passare di nuovo in Francia dove venne arrestato ancora, nel 1985, per possesso di documenti falsi e porto abusivo di arma. Dopo il rilascio, nel 1989, raggiunse lo Yemen del Sud dove si riunì a Seta Kbranian, sua compagna da oltre dieci anni. Intanto che il blocco sovietico si disgregava, Melkonian trascorse circa un anno di vita errabonda in Europa orientale, fin quando non raggiunse l'Armenia ancora sovietica, nell'ottobre 1990. Qui lavorò per qualche mese approfondendo il tema della propria tesi di laurea; divennne membro dell'accademia armena di scienze e si sposò a Gheghard nell'agosto 1991.
Nel corso degli anni, tra studi regolari, contatti con persone della più diversa origine e impegno di autodidatta, oltre all'inglese e al giapponese aveva acquisito una buona padronanza della lingua armena, del castigliano e del francese; parlava in modo accettabile l'arabo ed il turco, oltre ad un po' di farsi e di curdo. Al momento della sua morte, tra le sue cose fu trovata una copia logorata dall'uso dell'arte della guerra di Sun Tzu.
Nel 1991 ebbe a scrivere che pensava che gli armeni fossero in preda ad una grande confusione. Mentre il loro paese si dibatteva in problemi politici, economici ed ambientali che lo avrebbero attanagliato per decenni, le nuove forse politiche emerse a seguito della dissoluzione dell'Unione Sovietica stavano portando l'Armenia su un percorso che secondo Melkonian non avrebbe fatto altro che peggiorare i già gravi problemi presenti. A Yerevan si respirava infatti un'atmosfera in cui ad un nazionalismo esasperato si mescolavano illusiorie aspettative nei confronti dell'"Occidente". Monte Melkonian concentrò la sua attenzione sull'Artchak, asserendo che la sua perdita, con la deportazione della popolazione armena, avrebbe significato l'irrompere delle forze azere nello Zangezur ed un pericolo mortale per l'esistenza stessa dell'Armenia come territorio abitato da persone in grado di autodeterminare il proprio destino. Nel settembre del 1991 Monte Melkonian partì per il nord dell'Artchak e combatté per tre mesi prendendo parte alla liberazione di tre villaggi.
Nel febbraio del 1992 divenne comandante nella regione di Martuni; con tre-quattrocento uomini, armati con materiali catturati alle forze azere, il comandante Avo riuscì a sottrarre la zona dal raggio di azione dell'artiglieria e dei missili nemici.
Nel 1993 Melkonian contribuì alla pianificazione della strategia che portò alla cattura della regione di Kalbajar, la striscia di territorio azero che separava l'Artchak dalla repubblica di Armenia. A tutt'oggi il Kalbajar è controllato dalle forze armene dell'Artchak.
Durante i primi mesi in cui prese parte ai combattimenti, Monte Melkonian ebbe una cattiva impressione dei fedayi armeni, dovuta alla loro scarsa preparazione, all'atteggiamento ed alle monture fasciste frequentemente ostentate, alla loro tendenza ad accanirsi sulla popolazione civile e sui prigionieri catturati. Quando divenne comandante a Martuni fece in modo che i fedayi non finissero, per quanto possibile, in prima linea. Animato da un forte realismo prima ed ancora che dalla propria esperienza di combattente marxista, si comportò spesso in modo diametralmente opposto a quello corrente, usando i (pochi) blindati e le forze a disposizione per allontanare i civili azeri dalle zone di combattimento.
Esiste una certa aneddotica che lo riguarda, e che fa riferimento essenzialmente ai mesi che Melkonian trascorse come comandante militare a Martuni. Melkonian non ebbe mai atteggiamenti spavaldi armi alla mano, non fumava, manteneva un linguaggio corretto, non beveva mai alcolici quando era in uniforme ed era altrettanto parco nel mangiare. Questi ultimi sono elementi da non considerare scontati in un contesto in cui l'ostentato consumo di alcool e di carne di maiale poteva servire alla polarizzazione delle posizioni ed al rafforzamento dell'identità dei combattenti. Melkonian aiutava di tasca propria chiunque ne avesse bisogno e tenne sempre a vivere nelle stesse condizioni in cui vivevano i combattenti che gli erano stati affidati. Martuni è una regione vinicola e Melkonian impose a chi contrabbandava vino verso Stepanakert di contribuire alla difesa stessa del territorio fornendo carburante o munizioni ai combattenti. Pare che due settimane prima di morire fosse incorso nelle ire della criminalità organizzata per aver incendiato un campo intero di canapa indiana.
A Martuni Melkonian contribuì anche a rimettere in piedi una panetteria cooperativa, scuole elementari ed ospedali; morì mentre stava lavorando alla realizzazione di una cooperativa di tessitori di tappeti. In un contesto che definire patriarcale è perfino riduttivo, Melkonian scoraggiò apertamente la discriminazione delle donne lavorando insieme alla moglie ogni volta che questo era possibile e considerando le ausiliarie delle comunicazioni e della sussistenza come combattenti a tutti gli effetti.
Un giorno di giugno del 1993, dopo una battaglia vinta contro delle postazioni di artiglieria, Monte fu informato via radio della cattura di un T72. Un colpo di fortuna non da poco per una formazione armata che viveva praticamente di armamenti presi al nemico. Melkonian decise di ispezionare subito il carro armato, insieme a cinque commilitoni. Lungo la strada vicino al villaggio di Merzuli la sua jeep si imbatté in un BMP senza contrassegni, i cui occupanti risultarono essere azeri. Una scheggia uccise Melkonian mentre rispondeva al fuoco.
Il 19 giugno Melkonian venne sepolto nel cimitero militare di Yeraphur ad Erevan. Davanti alla sua bara sfilarono in quindicimila.
Il materiale per questo scritto viene dalla pagina dell'edizione inglese di Wikipedia, la cui principale fonte risulta essere una biografia scritta dal fratello Markar Melkonian, e da The Right to struggle - La forza di combattere, antologia di scritti di e su Monte Melkonian tradotti da Garagin Gregorian per Editziones de su Arkiviu-bibrioteka "T. Serra" nel 2004.
Il sito del Monte Melkonian Fund presenta tra l'altro una galleria fotografica, dalla quale proviene l'immagine su riportata.