Da una segnalazione ricevuta per e-mail. Inglese, Internet, Impresa: complimenti per i risultati.
Questa macchina l'ho vista per la prima volta in vita mia, credo, poco fa.
Era parcheggiata in pieno centro, davanti a Palazzo Dogana, la vecchia sede della Provincia.
Qualche matrimonio, penso.
E in effetti presto scende la sposa, in rigoroso abito bianco, con tanto di svolazzi e codazzi.
Brutta anzi che no, devo dire. Chissà chi se l'è presa 'sta cozza, penso.
L'arcano si svela presto. Tutto intolettato gli compare presto al fianco Andonio, con la sua solita faccia da bulldozer.
Andonio: qualcosa come il '98 o il '99, una scuola media. Ho una prima e una terza. Nella terza c'è lui. Alto più di me, muscoloso più di me, con il cervello e i comportamenti di un cane non troppo intelligente. Passa il tempo a girare per la classe, a spaccare i banchi e gettare pezzi contro i compagni, a minacciare a destra e a manca - ha l'hobby della boxe. Non sa leggere e scrivere. E' seguito da un insegnante di sostegno che si vede in classe meno dello Spirito Santo, ma che è riuscito a insegnargli a scrivere il suo nome: alla foggiana, però, non Antonio, ma Andonio.
Pure Andonio s'è sposato. E con la limousine.
Ricevimento in qualche posto dal nome esotico - Parco dei principi, Residenza reale o qualcosa del genere - con le statue di gesso nel giardino, migliaia di euro buttati appresso all'astice ed all'ostrica, i balli di gruppo e Andonio che canta con la nota nasale le canzoni di Raffaello.
Perché racconto 'sta cosa? Boh.
Pubblicato da Naciketas su un newsgroup dedicato al mondo della scuola.
Si ringrazia Paniscus per la segnalazione.
Più oltre nel thread, lo stesso Naciketas scrive:
Ieri mattina ascoltavo due ragazzini per strada, proletari anche loro. Il dialogo era più o meno come segue:
- Chitemmù, vafammoccammammt (all'anima dei mortacci tuoi, fotti tua madre in bocca)
- Chitestramù, nun me cacann u cazz (all'anima di chi ti è stramorto, non rompermi i coglioni)
- Sì 'nu merd, a vuje fenesc? (sei una merda, vuoi finirla?)
Sono andati avanti così fino a quando sono stati alla portata del mio udito, con quell'accento cavernoso, quel tono disperatamente simile all'abbaiare che è proprio dei foggiani. Ah, non stavano litigando, era uno scambio normale. Essere di sinistra vuol dire stare con questa gente. Ma io a uno così non riesco nemmeno a dire buongiorno, senza sentirmi rispondere: "Mongolo', che cazz vuje?"
Era parcheggiata in pieno centro, davanti a Palazzo Dogana, la vecchia sede della Provincia.
Qualche matrimonio, penso.
E in effetti presto scende la sposa, in rigoroso abito bianco, con tanto di svolazzi e codazzi.
Brutta anzi che no, devo dire. Chissà chi se l'è presa 'sta cozza, penso.
L'arcano si svela presto. Tutto intolettato gli compare presto al fianco Andonio, con la sua solita faccia da bulldozer.
Andonio: qualcosa come il '98 o il '99, una scuola media. Ho una prima e una terza. Nella terza c'è lui. Alto più di me, muscoloso più di me, con il cervello e i comportamenti di un cane non troppo intelligente. Passa il tempo a girare per la classe, a spaccare i banchi e gettare pezzi contro i compagni, a minacciare a destra e a manca - ha l'hobby della boxe. Non sa leggere e scrivere. E' seguito da un insegnante di sostegno che si vede in classe meno dello Spirito Santo, ma che è riuscito a insegnargli a scrivere il suo nome: alla foggiana, però, non Antonio, ma Andonio.
Pure Andonio s'è sposato. E con la limousine.
Ricevimento in qualche posto dal nome esotico - Parco dei principi, Residenza reale o qualcosa del genere - con le statue di gesso nel giardino, migliaia di euro buttati appresso all'astice ed all'ostrica, i balli di gruppo e Andonio che canta con la nota nasale le canzoni di Raffaello.
Perché racconto 'sta cosa? Boh.
Pubblicato da Naciketas su un newsgroup dedicato al mondo della scuola.
Si ringrazia Paniscus per la segnalazione.
Più oltre nel thread, lo stesso Naciketas scrive:
Ieri mattina ascoltavo due ragazzini per strada, proletari anche loro. Il dialogo era più o meno come segue:
- Chitemmù, vafammoccammammt (all'anima dei mortacci tuoi, fotti tua madre in bocca)
- Chitestramù, nun me cacann u cazz (all'anima di chi ti è stramorto, non rompermi i coglioni)
- Sì 'nu merd, a vuje fenesc? (sei una merda, vuoi finirla?)
Sono andati avanti così fino a quando sono stati alla portata del mio udito, con quell'accento cavernoso, quel tono disperatamente simile all'abbaiare che è proprio dei foggiani. Ah, non stavano litigando, era uno scambio normale. Essere di sinistra vuol dire stare con questa gente. Ma io a uno così non riesco nemmeno a dire buongiorno, senza sentirmi rispondere: "Mongolo', che cazz vuje?"