La propaganda politica usa le stesse armi da qualche decennio; il ritratto dello "islamico" di oggi (qualunque cosa si intenda con il vocabolo) differisce da quello dell'"ebreo" di ieri molto meno di quanto si creda.
1940. Il regista tedesco Veit Harlan dirige Jud Süß. Jud Süß fu voluto dalla propaganda nazionalsocialista come distorsione di un personaggio storico, Joseph Süss Oppenheimer che da esattore e banchiere privato divenne una specie di consigliere finanziario per Carlo Alessandro, duca di Württemberg. La morte repentina del duca, nel 1737, lo fece cadere in disgrazia in modo tanto drastico che i molti nemici che si era procurato riuscirono a farlo condannare a morte. I propagandisti della Germania nazionalsocialista curarono con molta attenzione che Jud Süß distorcesse la vicenda fino a fare di Oppenheimer la rappresentazione dell'ebreo secondo il cliché antisemita del tempo: avido, traditore, nemico a tutto tondo dell'umanità che lo circonda.
2005. Il regista peninsulare Renzo Martinelli dirige Il mercante di pietre, l'immaginaria storia di un suddito peninsulare che da combattente antisovietico in Afghanistan finisce per abbracciare una raffazzonata causa combattente che si concretizza nell'attentato ad un traghetto. Il film fu più che altro il risultato di un'operazione commerciale volta ad attrarre un pubblico "occidentalista" amorevolmente curato da anni con manicaretti dello stesso tipo. Il film tenta di solleticare il timore "occidentalista", già demenziale per proprio conto, di attacchi imprevedibili da parte di "convertiti" insospettabili, quelli che vivono come loro, parlano come loro, ma li odiano. Al contrario di Jud Süß, il film durò in programmazione meno di una settimana e si schiantò contro il doppio muro del disprezzo espresso sia dalla critica che da molti degli stessi politicanti "occidentalisti" di cui il regista si augurava, con ogni probabilità, il sostegno.
Dalle locandine emerge un dato interessante, la straordinaria somiglianza anche fisica dei protagonisti in negativo, che sottende la malvagità inconciliabile degli ebrei di Harlan e degli "islamici" di Martinelli. Gli entusiasti di Jud Süß trascinarono tutta l'Europa contemporanea nella loro rovina; è il caso di augurarsi che i mangiatori di maccheroni entusiasti per Il mercante di pietre non trascinino l'Europa di oggi nella loro.
2005. Il regista peninsulare Renzo Martinelli dirige Il mercante di pietre, l'immaginaria storia di un suddito peninsulare che da combattente antisovietico in Afghanistan finisce per abbracciare una raffazzonata causa combattente che si concretizza nell'attentato ad un traghetto. Il film fu più che altro il risultato di un'operazione commerciale volta ad attrarre un pubblico "occidentalista" amorevolmente curato da anni con manicaretti dello stesso tipo. Il film tenta di solleticare il timore "occidentalista", già demenziale per proprio conto, di attacchi imprevedibili da parte di "convertiti" insospettabili, quelli che vivono come loro, parlano come loro, ma li odiano. Al contrario di Jud Süß, il film durò in programmazione meno di una settimana e si schiantò contro il doppio muro del disprezzo espresso sia dalla critica che da molti degli stessi politicanti "occidentalisti" di cui il regista si augurava, con ogni probabilità, il sostegno.
Dalle locandine emerge un dato interessante, la straordinaria somiglianza anche fisica dei protagonisti in negativo, che sottende la malvagità inconciliabile degli ebrei di Harlan e degli "islamici" di Martinelli. Gli entusiasti di Jud Süß trascinarono tutta l'Europa contemporanea nella loro rovina; è il caso di augurarsi che i mangiatori di maccheroni entusiasti per Il mercante di pietre non trascinino l'Europa di oggi nella loro.
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