Ottobre 2009. A quattro mesi di distanza dalla rielezione di Mahmoud Ahmadinejad alla carica di Presidente della Repubblica Islamica dell'Iran un rapporto ben documentato di Daniele Scalea getta dubbi piuttosto fondati sulla tesi dei brogli elettorali, accettata dai mass media in modo assolutamente acritico.
Continua in essi la tendenza ad enfatizzare qualunque scontro di piazza e qualunque manifestazione repressiva si verifichi in Iran: il sospetto è che in questo modo si costruisca la legittimazione a contrario delle politiche repressive su cui i politicanti "occidentalisti" costruiscono la loro carriera.
Continua in essi la tendenza ad enfatizzare qualunque scontro di piazza e qualunque manifestazione repressiva si verifichi in Iran: il sospetto è che in questo modo si costruisca la legittimazione a contrario delle politiche repressive su cui i politicanti "occidentalisti" costruiscono la loro carriera.
La tendenza dei mass media "occidentali" a comportarsi come colossali fabbriche di menzogne, e al tempo stesso ad irridere ogni realtà meno allineata rovesciando su di essa la medesima accusa, non conosce più alcun serio limite, ammesso che un limite l'abbia mai avuto.
Nel corso degli ultimi anni gli organi di "informazione" sono andati rivestendo sempre di più l'esclusivo ruolo di sgherri per bassi servizi al soldo di questo o quel gruppo di potere; l'accesso alle nuove tecnologie di comunicazione da parte di milioni di individui ha inciso positivamente solo in parte, perché il mainstream ha la capacità -e l'interesse- di amplificare a sostegno delle proprie "tesi" (meglio sarebbe dire montature) qualunque fonte di informazione, senza alcun riguardo per l'aderenza al reale o meno di quanto essa va affermando.
Uno dei casi in cui questa prassi ha prodotto il peggio di sé è rappresentato dalle vicende che hanno accompagnato e seguito lo svolgimento delle elezioni presidenziali nella Repubblica Islamica dell'Iran, nel giugno del 2009. Lasciati praticamente da soli dai politici, anche da quelli di riferimento lobbystico, i mass media "occidentalisti" si sono inventati una "rivoluzione verde" che non c'era e che se ci fosse stata sarebbe somigliata maledettamente ad un'intromissione yankee negli affari interni di un paese sovrano, del tipo a cui la presidenza dell'ubriacone Bush ha fatto abitualmente ricorso per otto anni consecutivi fino a farla accettare come una prassi normale per la gestione degli affari esteri. Servendosi di rumours, di dicerie, di singoli bloggers di cui hanno statuito l'attendibilità senza alcun riscontro oggettivo, le gazzette e i bellimbusti della televisione hanno illustrato esclusivamente le asserzioni di una delle parti in causa, presentata senza alcun contraddittorio come l'unica degna di fede, ed hanno in sostanza assistito compiaciuti ad un macello, per arrivare al quale hanno soffiato sul fuoco senza ritegno alcuno.
Nell'ottobre 2009 Daniele Scalea pubblica per Eurasia un dettagliato rapporto di analisi sui risultati elettorali. Si tratta di un lavoro documentato e fittissimo di richiami a piè di pagina, opposto perfino nella presentazione al diluvio delle ciarle gazzettare, com'è indispensabile che sia qualunque lavoro che abbia pretesa di obiettività.
Se ne riporta la presentazione, rimandando chi fosse interessato al documento originale. La sua lettura è ancora più interessante dacché a fronte di malfunzionamenti nella Repubblica Islamica dell'Iran che Daniele Scalea considera sostanzialmente fisiologici sono emerse, al contrario, manchevolezze nelle elezioni in Afghanistan pesanti a sufficienza da costringere l'elegantissimo Karzai al ballottaggio. Almeno la "democrazia da esportazione" certe defaillances dovrebbe lasciarle ai terroristi.
"Alcuni candidati sconfitti alle elezioni presidenziali iraniane hanno denunciato brogli sistematici che avrebbero rovesciato i reali risultati: questa tesi è stata accettata in maniera largamente acritica da gran parte dei media occidentali. In realtà, gli argomenti che la sostengono non sono solidi. Il vantaggio del candidato vincitore sul secondo classificato è enorme e non risultano prove di brogli massicci nei seggi. L'ipotesi che i risultati siano stati riscritti a tavolino in sede di conteggio centrale pare smentita dal riconteggio parziale dei voti. i risultati ufficiali sono verosimili e dunque credibili: essi sono in linea con quelli delle precedenti elezioni e con quanto previsto dai sondaggi. I sospetti avanzati si fondano per lo più su metodologie dubbie o errate e su pregiudizi svincolati dalla realtà fattuale."
Nel corso degli ultimi anni gli organi di "informazione" sono andati rivestendo sempre di più l'esclusivo ruolo di sgherri per bassi servizi al soldo di questo o quel gruppo di potere; l'accesso alle nuove tecnologie di comunicazione da parte di milioni di individui ha inciso positivamente solo in parte, perché il mainstream ha la capacità -e l'interesse- di amplificare a sostegno delle proprie "tesi" (meglio sarebbe dire montature) qualunque fonte di informazione, senza alcun riguardo per l'aderenza al reale o meno di quanto essa va affermando.
Uno dei casi in cui questa prassi ha prodotto il peggio di sé è rappresentato dalle vicende che hanno accompagnato e seguito lo svolgimento delle elezioni presidenziali nella Repubblica Islamica dell'Iran, nel giugno del 2009. Lasciati praticamente da soli dai politici, anche da quelli di riferimento lobbystico, i mass media "occidentalisti" si sono inventati una "rivoluzione verde" che non c'era e che se ci fosse stata sarebbe somigliata maledettamente ad un'intromissione yankee negli affari interni di un paese sovrano, del tipo a cui la presidenza dell'ubriacone Bush ha fatto abitualmente ricorso per otto anni consecutivi fino a farla accettare come una prassi normale per la gestione degli affari esteri. Servendosi di rumours, di dicerie, di singoli bloggers di cui hanno statuito l'attendibilità senza alcun riscontro oggettivo, le gazzette e i bellimbusti della televisione hanno illustrato esclusivamente le asserzioni di una delle parti in causa, presentata senza alcun contraddittorio come l'unica degna di fede, ed hanno in sostanza assistito compiaciuti ad un macello, per arrivare al quale hanno soffiato sul fuoco senza ritegno alcuno.
Nell'ottobre 2009 Daniele Scalea pubblica per Eurasia un dettagliato rapporto di analisi sui risultati elettorali. Si tratta di un lavoro documentato e fittissimo di richiami a piè di pagina, opposto perfino nella presentazione al diluvio delle ciarle gazzettare, com'è indispensabile che sia qualunque lavoro che abbia pretesa di obiettività.
Se ne riporta la presentazione, rimandando chi fosse interessato al documento originale. La sua lettura è ancora più interessante dacché a fronte di malfunzionamenti nella Repubblica Islamica dell'Iran che Daniele Scalea considera sostanzialmente fisiologici sono emerse, al contrario, manchevolezze nelle elezioni in Afghanistan pesanti a sufficienza da costringere l'elegantissimo Karzai al ballottaggio. Almeno la "democrazia da esportazione" certe defaillances dovrebbe lasciarle ai terroristi.
"Alcuni candidati sconfitti alle elezioni presidenziali iraniane hanno denunciato brogli sistematici che avrebbero rovesciato i reali risultati: questa tesi è stata accettata in maniera largamente acritica da gran parte dei media occidentali. In realtà, gli argomenti che la sostengono non sono solidi. Il vantaggio del candidato vincitore sul secondo classificato è enorme e non risultano prove di brogli massicci nei seggi. L'ipotesi che i risultati siano stati riscritti a tavolino in sede di conteggio centrale pare smentita dal riconteggio parziale dei voti. i risultati ufficiali sono verosimili e dunque credibili: essi sono in linea con quelli delle precedenti elezioni e con quanto previsto dai sondaggi. I sospetti avanzati si fondano per lo più su metodologie dubbie o errate e su pregiudizi svincolati dalla realtà fattuale."