Nel luglio 2009 l'ENAC ritira la licenza ad una compagnia aerea low-cost, una delle tante che hanno tentato di spartirsi la torta del trasporto aereo dopo le deregulations degli anni scorsi. Il ritiro della licenza è il preludio del fallimento e in concreto impedisce l'attività di trasporto aereo lasciando a terra i passeggeri, che vedono il loro biglietto trasformarsi in cartaccia.
Il 22 luglio 2009 l'ENAC ha tolto la licenza alla compagnia aerea MyAir.com. Il sito della compagnia diventa istantaneamente un monumentino ai bei tempi che furono e spiega che "A seguito del provvedimento di sospensione della licenzia di esercizio adottato dall'Enac nei confronti di MyAir.com, la compagnia si vede costretta, suo malgrado, a sospendere la vendita dei propri servizi".
Il motivo per cui la licenza è saltata pare sia abbastanza concreto: cento milioni di euro di "insolvenze" (vale a dire di fatture da pagare) solo per l'anno scorso.
E' almeno la terza compagnia aerea con base nella penisola italiana che salta in pochi anni, per giunta in un contesto in cui il trasporto aereo sta conoscendo uno sviluppo esponenziale crisi mondiale nonostante. Buchi di bilancio prima, insolvenza poi, lavoratori licenziati come prodotto finale di una "impresa" i cui vertici, appena qualche mese fa, sono stati perquisiti come pallonieri qualunque dopo una domenica passata a fare a randellate in giro per gli autogrill. Otto individui tra amministratori, revisori dei conti, sindaci e consulenti di MyAir.com fecero il pieno di imputazioni: bancarotta, ricorso abusivo al credito, omesso versamento di Iva, imposte dirette e contributi previdenziali per anni interi. Mentre la compagnia annaspava tra comunicati stampa e silenzi imbarazza(n)ti, internet si affollava di un'aneddotica deteriore: ritardi, voli cancellati, inaffidabilità, incompetenza...
A fine luglio, dopo un crescendo di defaillances, il ritiro della licenza. Tra i tanti passeggeri lasciati negli aeroporti, stavolta c'erano più di centocinquanta persone, tutte marocchine, in partenza da Venezia per il loro paese. La situazione l'ha risolta il governo marocchino, mandando prima il personale di una fondazione ad assistere i passeggeri costretti ad un'attesa di ventiquattro ore ai cancelli d'imbarco, e poi un aereo della RAM.
I partenti si sono lasciati andare a considerazioni poco signorili sul conto della disciplina peninsulare dei servizi aerei, e c'è sicuramente da capirli: sono abituati ad una serietà e ad una considerazione che provengono da epoche meno ebefreniche di questa, quando parlando di viaggi in aereo si intendeva una realtà fatta di compagnie di bandiera e di proprietà pubbliche. Tutta roba che in "occidente" viene dipinta abitualmente con commiserazione da una stampa interessata ed asservita, buona a scomodare lo "stalinismo" per qualunque inezia. Un po' di stalinismo di quello vero non farebbe che bene, a fancazzelzeviristi e nullafacenti da gazzetta, non foss'altro che a posteriori potrebbero almeno parlarne con cognizione di causa.
Assodato il fatto che in materia di trasporto aereo la realtà peninsulare esce giustamente umiliata dal raffronto con quella marocchina, ecco qui una piccola lista di compagnie aeree con le quali abbiamo volato con piena soddisfazione. Türk Hava Yolları. Standard eccellenti, aeroporto Ataturk nuovissimo e tenuto al limite della perfezione. In giro per le librerie aeroportuali, abba si trova anche un libretto in inglese fatto scrivere dal direttore generale, che spiega come ha fatto, in meno di vent'anni, a trasformare una corte dei miracoli in una compagnia aerea spettacolosa da ogni punto di vista.
Uzbekistan Airlines. Tupolev pulitissimi, catering buono, partenze in orario... tutti concetti estranei agli insultanti standard peninsulari. All'aeroporto di Tashkent spicca, per la sua assenza, il servizio di incellofanatura antifurto dei bagagli.
Azerbaijan Airlines. Tariffa per andata e ritorno Malpensa-Baku-Tehran attorno ai trecento euro tutto incluso. La flotta è eterogenea: comprende un po' di tutto dagli Airbus ai Tupolev passando per i Boeing. I servizi dell'aeroporto di Baku, rinnovato recentemente, non lasciano nulla a desiderare. I manufatti guasti, ad esempio, vengono sostituiti e non riparati col nastro adesivo, come ci è capitato di vedere in un enorme e tronfio aeroscalo situato molto lontano da una grande città del nord della penisola italiana. Anche i bagni, stranamente, al momento della nostra permanenza non erano "guasti"...
Iran Air. Gli Airbus da e per Tehran sono bellissimi nonostante in "occidente" si facciano letteralmente miracoli di perfidia per mettere i bastoni tra le ruote alla Repubblica Islamica, obbligando in più di un caso i responsabili a far miracoli per trovare i pezzi di ricambio necessari a tenere in condizioni di efficienza la flotta. L'impressione è che il reverse engineering sia servito a rimediare a molte situazioni tra l'esasperante e il difficile, specie per certi modelli yankee colpiti dall'embargo. Catering eccellente, personale femminile in cabina di rara eleganza. Una certa pubblicità la ebbe, nel corso del 2007, la realizzazione di una rotta diretta Tehran - Caracas.
Non importa, comunque, quanto buone siano le compagnie con cui si viaggia. Un atterraggio a Malpensa è sufficiente, da solo, a cancellare dal viso dei viaggiatori qualsiasi traccia di buon umore.
Il 22 luglio 2009 l'ENAC ha tolto la licenza alla compagnia aerea MyAir.com. Il sito della compagnia diventa istantaneamente un monumentino ai bei tempi che furono e spiega che "A seguito del provvedimento di sospensione della licenzia di esercizio adottato dall'Enac nei confronti di MyAir.com, la compagnia si vede costretta, suo malgrado, a sospendere la vendita dei propri servizi".
Il motivo per cui la licenza è saltata pare sia abbastanza concreto: cento milioni di euro di "insolvenze" (vale a dire di fatture da pagare) solo per l'anno scorso.
E' almeno la terza compagnia aerea con base nella penisola italiana che salta in pochi anni, per giunta in un contesto in cui il trasporto aereo sta conoscendo uno sviluppo esponenziale crisi mondiale nonostante. Buchi di bilancio prima, insolvenza poi, lavoratori licenziati come prodotto finale di una "impresa" i cui vertici, appena qualche mese fa, sono stati perquisiti come pallonieri qualunque dopo una domenica passata a fare a randellate in giro per gli autogrill. Otto individui tra amministratori, revisori dei conti, sindaci e consulenti di MyAir.com fecero il pieno di imputazioni: bancarotta, ricorso abusivo al credito, omesso versamento di Iva, imposte dirette e contributi previdenziali per anni interi. Mentre la compagnia annaspava tra comunicati stampa e silenzi imbarazza(n)ti, internet si affollava di un'aneddotica deteriore: ritardi, voli cancellati, inaffidabilità, incompetenza...
A fine luglio, dopo un crescendo di defaillances, il ritiro della licenza. Tra i tanti passeggeri lasciati negli aeroporti, stavolta c'erano più di centocinquanta persone, tutte marocchine, in partenza da Venezia per il loro paese. La situazione l'ha risolta il governo marocchino, mandando prima il personale di una fondazione ad assistere i passeggeri costretti ad un'attesa di ventiquattro ore ai cancelli d'imbarco, e poi un aereo della RAM.
I partenti si sono lasciati andare a considerazioni poco signorili sul conto della disciplina peninsulare dei servizi aerei, e c'è sicuramente da capirli: sono abituati ad una serietà e ad una considerazione che provengono da epoche meno ebefreniche di questa, quando parlando di viaggi in aereo si intendeva una realtà fatta di compagnie di bandiera e di proprietà pubbliche. Tutta roba che in "occidente" viene dipinta abitualmente con commiserazione da una stampa interessata ed asservita, buona a scomodare lo "stalinismo" per qualunque inezia. Un po' di stalinismo di quello vero non farebbe che bene, a fancazzelzeviristi e nullafacenti da gazzetta, non foss'altro che a posteriori potrebbero almeno parlarne con cognizione di causa.
Assodato il fatto che in materia di trasporto aereo la realtà peninsulare esce giustamente umiliata dal raffronto con quella marocchina, ecco qui una piccola lista di compagnie aeree con le quali abbiamo volato con piena soddisfazione. Türk Hava Yolları. Standard eccellenti, aeroporto Ataturk nuovissimo e tenuto al limite della perfezione. In giro per le librerie aeroportuali, abba si trova anche un libretto in inglese fatto scrivere dal direttore generale, che spiega come ha fatto, in meno di vent'anni, a trasformare una corte dei miracoli in una compagnia aerea spettacolosa da ogni punto di vista.
Uzbekistan Airlines. Tupolev pulitissimi, catering buono, partenze in orario... tutti concetti estranei agli insultanti standard peninsulari. All'aeroporto di Tashkent spicca, per la sua assenza, il servizio di incellofanatura antifurto dei bagagli.
Azerbaijan Airlines. Tariffa per andata e ritorno Malpensa-Baku-Tehran attorno ai trecento euro tutto incluso. La flotta è eterogenea: comprende un po' di tutto dagli Airbus ai Tupolev passando per i Boeing. I servizi dell'aeroporto di Baku, rinnovato recentemente, non lasciano nulla a desiderare. I manufatti guasti, ad esempio, vengono sostituiti e non riparati col nastro adesivo, come ci è capitato di vedere in un enorme e tronfio aeroscalo situato molto lontano da una grande città del nord della penisola italiana. Anche i bagni, stranamente, al momento della nostra permanenza non erano "guasti"...
Iran Air. Gli Airbus da e per Tehran sono bellissimi nonostante in "occidente" si facciano letteralmente miracoli di perfidia per mettere i bastoni tra le ruote alla Repubblica Islamica, obbligando in più di un caso i responsabili a far miracoli per trovare i pezzi di ricambio necessari a tenere in condizioni di efficienza la flotta. L'impressione è che il reverse engineering sia servito a rimediare a molte situazioni tra l'esasperante e il difficile, specie per certi modelli yankee colpiti dall'embargo. Catering eccellente, personale femminile in cabina di rara eleganza. Una certa pubblicità la ebbe, nel corso del 2007, la realizzazione di una rotta diretta Tehran - Caracas.
Non importa, comunque, quanto buone siano le compagnie con cui si viaggia. Un atterraggio a Malpensa è sufficiente, da solo, a cancellare dal viso dei viaggiatori qualsiasi traccia di buon umore.