Nel febbraio 2009 il Consiglio comunale di Firenze ha deciso a maggioranza, per questioni sue proprie, di conferire la cittadinanza onoraria a un certo Giuseppe Englaro.
Giuseppe Englaro negli ultimi tempi era stato spesso oggetto di attenzione mediatica per una vicenda sul conto della quale si son sentiti in dovere di dire la propria squadroni di presunti -e spesso autoreferenziali- opinion leader. A questo si è unita la caterva di piccinerie e bassezze di cui questo signore è stato fatto bersaglio da parte della razzumaglia specializzata in linciaggi morali che fa puntuale la sua comparsa in questi casi.
Ottimi motivi perché in questa sede non si facesse parola alcuna di tutta la questione, almeno fino al giorno in cui Giuseppe Englaro è entrato in Palazzo Vecchio per uscirne cittadino onorario.
La giornata in cui Englaro ha ricevuto il conferimento merita però considerazione, perché gli "occidentalisti" fiorentini, in buona parte probabili reduci dal fine settimana passato a Roma a fare da tappezzeria a Berlusconi insieme ai loro sodali di tutta la penisola, hanno approfittato dell'occasione per offrire ancora una volta pubblico spettacolo della propria consapevole, voluta e stigmatizzante bassezza.
Prima hanno consegnato a Giuseppe Englaro una lettera aperta in cui, tra prese di distanza e infantilismi di vario genere, statuiscono una "divisione" di Firenze sul conferimento della cittadinanza. E fin qui si rientra ancora nel campo del wishful thinking perché dal poco che abbiamo sentito dire in giro una simile divisione polarizzerebbe tutta Firenze da una parte, e il drappello di micropolitici "occidentalisti" dall'altra.
Poi hanno dato séguito a quanto preannunciato nella lettera aperta, abbandonando la sala del Consiglio mentre la claque messa in piedi da un certo Marco Cordone -che chissà che lavoro fa, per potersi permettere di esser lì a quell'ora del giorno- inneggiava alla "vita", guardata a vista dalla gendarmeria affinché i cittadini (a Firenze ancora ce ne sono, in un'epoca in cui mass media e politici ammettono solo la figura del suddito) non le riservassero trattamenti tanto giustificati quanto energici.
Bene: è il momento di ricordare ai nostri ventitré lettori che ad inneggiare alla vita e a frignare di "manovra propagandistica elettorale" è stato, ancora una volta, un aggregato di soggetti che di propaganda elettorale vive, letteralmente, e che ha appoggiato tutte le aggressioni statunitensi degli scorsi anni -e magari caldeggiandone altre, non bastando loro la devastazione dell'Iraq e dell'Afghanistan, non bastandogli la macelleria elettorale sionista- senza stare tanto a chiedersi quante Eluane siano state create da quei bombardamenti da diecimila metri che gasano tanto i bellimbusti in cravatta dei loro telegiornali, o dai cecchini dell'autonominato "esercito più etico del mondo".
Lo stesso aggregato tanto orgoglioso della "scrittrice" Fallaci.
Giuseppe Englaro negli ultimi tempi era stato spesso oggetto di attenzione mediatica per una vicenda sul conto della quale si son sentiti in dovere di dire la propria squadroni di presunti -e spesso autoreferenziali- opinion leader. A questo si è unita la caterva di piccinerie e bassezze di cui questo signore è stato fatto bersaglio da parte della razzumaglia specializzata in linciaggi morali che fa puntuale la sua comparsa in questi casi.
Ottimi motivi perché in questa sede non si facesse parola alcuna di tutta la questione, almeno fino al giorno in cui Giuseppe Englaro è entrato in Palazzo Vecchio per uscirne cittadino onorario.
La giornata in cui Englaro ha ricevuto il conferimento merita però considerazione, perché gli "occidentalisti" fiorentini, in buona parte probabili reduci dal fine settimana passato a Roma a fare da tappezzeria a Berlusconi insieme ai loro sodali di tutta la penisola, hanno approfittato dell'occasione per offrire ancora una volta pubblico spettacolo della propria consapevole, voluta e stigmatizzante bassezza.
Prima hanno consegnato a Giuseppe Englaro una lettera aperta in cui, tra prese di distanza e infantilismi di vario genere, statuiscono una "divisione" di Firenze sul conferimento della cittadinanza. E fin qui si rientra ancora nel campo del wishful thinking perché dal poco che abbiamo sentito dire in giro una simile divisione polarizzerebbe tutta Firenze da una parte, e il drappello di micropolitici "occidentalisti" dall'altra.
Poi hanno dato séguito a quanto preannunciato nella lettera aperta, abbandonando la sala del Consiglio mentre la claque messa in piedi da un certo Marco Cordone -che chissà che lavoro fa, per potersi permettere di esser lì a quell'ora del giorno- inneggiava alla "vita", guardata a vista dalla gendarmeria affinché i cittadini (a Firenze ancora ce ne sono, in un'epoca in cui mass media e politici ammettono solo la figura del suddito) non le riservassero trattamenti tanto giustificati quanto energici.
Bene: è il momento di ricordare ai nostri ventitré lettori che ad inneggiare alla vita e a frignare di "manovra propagandistica elettorale" è stato, ancora una volta, un aggregato di soggetti che di propaganda elettorale vive, letteralmente, e che ha appoggiato tutte le aggressioni statunitensi degli scorsi anni -e magari caldeggiandone altre, non bastando loro la devastazione dell'Iraq e dell'Afghanistan, non bastandogli la macelleria elettorale sionista- senza stare tanto a chiedersi quante Eluane siano state create da quei bombardamenti da diecimila metri che gasano tanto i bellimbusti in cravatta dei loro telegiornali, o dai cecchini dell'autonominato "esercito più etico del mondo".
Lo stesso aggregato tanto orgoglioso della "scrittrice" Fallaci.