Paolo Amato è uno dei tanti pittoreschi personaggi coautori e condòmini del clima deafferentato e demenziale in cui sguazzano a meraviglia politicanti e mass media. A furia di denunciare mostri inesistenti è finito a scaldare una poltrona nel parlamento romano, il che significa che la lezione del dottor Goebbels in materia di controllo mediatico e carrierismo politico continua a funzionare a meraviglia.
La descrizione sprezzante dell'attuale stato di cose e la confutazione di chi ci mangia abbondantemente sopra è una delle ragioni d'essere di questo sito e del corrispondente blog, per cui usciamo sùbito dal generico e passiamo a descrivere l'evoluzione di una certa vicenda cui Paolo Amato ha tirato la volata.
Tre anni fa, Paolo Amato diresse una lettera aperta al borgomastro di Firenze che, a sentir lui e tutto il resto dei suoi commensali alla Greppia della Libertà, non ha fatto sufficiente tesoro della lezione nazionalsocialista in materia di Untermenschen e di ordine pubblico.
Nero su bianco, Paolo Amato denunciava il tentato rapimento di un bambino ad opera di due non meglio definite "zingare" e coglie l'occasione per deplorare l'utilizzo del denaro pubblico fatto dal Comune "verso i Rom". Quest'ultimo è un dettaglio secondario: che gli unici soldi pubblici bene spesi siano quelli per le guerre, la gendarmeria e le galere è uno dei leitmotiv del "pensiero" occidentalista che monopolizzano la comunicazione politica di Paolo Amato e dei suoi, sicché da questo punto di vista la lettera aperta è solo un esempio tra tanti.
Ora, in materia di "zingare rapitrici" esiste una forte discrepanza tra la giurisprudenza e le persone assennate da una parte, e tutto il resto dell'universo dall'altra, primi tra tutti i politicanti cialtroni ed i mass media al loro servizio. I primi sono molto scettici sull'argomento, i secondi sono al punto di ritenere connaturata a determinate categorie sociali la propensione alla sottrazione di minori.
Cosa succederebbe se sostenessimo in questa sede che gli ebrei rapiscono i bambini cattolici per ucciderli ritualmente? Sarebbe folle? Eppure per secoli i sudditi dello stato che occupa la penisola italiana si sono bevuti storie come questa.
Il problema è che l'"occidentalismo" si basa essenzialmente sull'edificazione di un nemico metafisico, un nemico assoluto e irredimibile che nel concreto viene costruito partendo da soggetti scarsamente edotti circa i propri diritti e circa la possibilità di farli valere. Un modus agendi ormai standardizzato in cui media e politicanti cooperano ed in cui incompetenza, furbizia, malafede e vigliaccheria si compenetrano in un cocktail che produce utili politici ed elettorali per chi lo elabora, e rovina spesso la vita in modo irrimediabile per chi lo subisce.
Tre anni dopo è arrivata la richiesta di proscioglimento avanzata non da un tribunale del popolo composto da islamocomunisti nogglòballe, ma da un Pubblico Ministero al servizio dello stato che occupa la penisola italiana.
Il numero di vicende come questa che sta giungendo alla stessa conclusione è molto alto e non fa assolutamente notizia. L'allarmismo alimentato secondo la prassi sopra descritta, in compenso, ha permesso ad intere schiere di incompetenti in malafede di sedere laddove risuonarono le voci di un La Pira, di un Matteotti, di un Pertini.
La descrizione sprezzante dell'attuale stato di cose e la confutazione di chi ci mangia abbondantemente sopra è una delle ragioni d'essere di questo sito e del corrispondente blog, per cui usciamo sùbito dal generico e passiamo a descrivere l'evoluzione di una certa vicenda cui Paolo Amato ha tirato la volata.
Tre anni fa, Paolo Amato diresse una lettera aperta al borgomastro di Firenze che, a sentir lui e tutto il resto dei suoi commensali alla Greppia della Libertà, non ha fatto sufficiente tesoro della lezione nazionalsocialista in materia di Untermenschen e di ordine pubblico.
Nero su bianco, Paolo Amato denunciava il tentato rapimento di un bambino ad opera di due non meglio definite "zingare" e coglie l'occasione per deplorare l'utilizzo del denaro pubblico fatto dal Comune "verso i Rom". Quest'ultimo è un dettaglio secondario: che gli unici soldi pubblici bene spesi siano quelli per le guerre, la gendarmeria e le galere è uno dei leitmotiv del "pensiero" occidentalista che monopolizzano la comunicazione politica di Paolo Amato e dei suoi, sicché da questo punto di vista la lettera aperta è solo un esempio tra tanti.
Ora, in materia di "zingare rapitrici" esiste una forte discrepanza tra la giurisprudenza e le persone assennate da una parte, e tutto il resto dell'universo dall'altra, primi tra tutti i politicanti cialtroni ed i mass media al loro servizio. I primi sono molto scettici sull'argomento, i secondi sono al punto di ritenere connaturata a determinate categorie sociali la propensione alla sottrazione di minori.
Cosa succederebbe se sostenessimo in questa sede che gli ebrei rapiscono i bambini cattolici per ucciderli ritualmente? Sarebbe folle? Eppure per secoli i sudditi dello stato che occupa la penisola italiana si sono bevuti storie come questa.
Il problema è che l'"occidentalismo" si basa essenzialmente sull'edificazione di un nemico metafisico, un nemico assoluto e irredimibile che nel concreto viene costruito partendo da soggetti scarsamente edotti circa i propri diritti e circa la possibilità di farli valere. Un modus agendi ormai standardizzato in cui media e politicanti cooperano ed in cui incompetenza, furbizia, malafede e vigliaccheria si compenetrano in un cocktail che produce utili politici ed elettorali per chi lo elabora, e rovina spesso la vita in modo irrimediabile per chi lo subisce.
Tre anni dopo è arrivata la richiesta di proscioglimento avanzata non da un tribunale del popolo composto da islamocomunisti nogglòballe, ma da un Pubblico Ministero al servizio dello stato che occupa la penisola italiana.
Il numero di vicende come questa che sta giungendo alla stessa conclusione è molto alto e non fa assolutamente notizia. L'allarmismo alimentato secondo la prassi sopra descritta, in compenso, ha permesso ad intere schiere di incompetenti in malafede di sedere laddove risuonarono le voci di un La Pira, di un Matteotti, di un Pertini.