Il 30 aprile l'Agenzia delle Entrate ha pubblicato sul proprio sito web l'ammontare di tutte le dichiarazioni dei redditi presentate nel 2005 dai sudditi dello stato che occupa la penisola italiana.
Un atto del genere lascia del tutto indifferente chi, come noi, non ha alcunché da nascondere né in questo né in nessun altro degli aspetti della propria vita pubblica e privata. Vale a dire, niente maneggi per "arrotondare", niente navigazioni in internet in cerca di peli pubici, niente frequentazioni di "teatrini erotici" o sexydisco o come diavolo si voglia chiamarli, niente tresche, niente passioni per pasticche o polverine di vario genere, niente escort, niente mondeo, niente focus, niente di niente.
In questa gamma di comportamenti crediamo di avere pochi imitatori, visto il coro indignato che ha accolto la cosa, paventando ogni sorta di sfracello dall'aumentato pericolo di sequestri (è noto che durante la guerra fredda i sovietici omettevano dalle mappe le cittadine di interesse strategico, nella ferma convinzione che il nemico usasse una guida del Touring per pianificare i bombardamenti atomici...) a quelle "violazioni della privacy" tanto comode da invocare quando servono a coprire il marciume con una mano di vernice rispettabile. E pensare che non si tratta neppure di questo: ci sono mille modi per coprire certe "dimenticanze", anche se si ha l'impressione che ultimamente ci sia meno posto per la disinvoltura. Tra i primi ad indignarsi Beppe Grillo, che nelle tabelle dell'Agenzia figura con una dichiarazione dei redditi da non bracciante agricolo.
I timori legati alla divulgazione di cifre ed informazioni ci restano assolutamente incomprensibili: male non fare, paura non avere! Comprenderemmo invece bene il disappunto di tante persone che frequentiamo, poste de visu ad accettare il fatto che un "occidentale" tanto paradigmatico e tanto ben inserito come Olindo Romano, con i suoi 18809 euro, se la passava meglio di moltissimi di noi.
L'Agenzia delle Entrate mette i redditi dei sudditi sul web
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