Al voto nella Repubblica Islamica dell'Iran... per quanto è dato sapere, visto che la foto l'abbiamo vergognosamente copiaincollata da internet, e quindi potrebbe riferirsi a qualunque contesto. Prendiamola comunque per buona! Si notino l'eleganza, la compostezza e l'assoluta raffinatezza dell'elettrice e si faccia pure il più ingeneroso dei paragoni con le "libere" adolescenti "occidentali". |
15 marzo 2008. Giornata di elezioni parlamentari nella Repubblica Islamica dell'Iran.
Ovviamente ignorando tutto quello che è possibile ignorare circa le vicende politiche e sociali di un paese citato esclusivamente in modo denigratorio, la stampa ha sottolineato la consueta "esclusione dei candidati" non in grado di fornire sufficienti garanzie di adesione ai valori fondanti della Repubblica. Dietro l'esclusione si nasconderebbe, nientemeno, lo strapotere di una casta clerical-rivoluzionaria che nella macchina statale ha preso il posto della borghesia che appoggiava lo shah. In un certo paese dell'Europa meridionale i sudditi vanno al voto il tredici ed il quattordici di aprile scegliendo deputati e senatori in liste che non hanno neppure avuto bisogno di epurazioni, essendo state decise da siderali segreterie di partito che hanno evitato con ogni cura la prospettiva di un parlamento rappresentativo della società civile infarcendo le liste di galoppini, ruffiani, falliti, comparse, polipregiudicati, yes men ed altra bassa umanità, punteggiata appena da qualche persona per bene, il cui unico compito è quello di dare una verniciata di rispettabilità a quello che rispettabile non è.
Grazie alla legge elettorale in vigore, definita "una porcata" dai suoi stessi propugnatori, la classe che detiene le leve del potere nello stato che occupa la penisola italiana non ha avuto neppure bisogno di respingere i candidati sgraditi: la cosa fa supporre che il contesto iraniano offra garanzie di democraticità e di rappresentatività piuttosto simili, se non migliori.