Chi dedica un po' di tempo a confutare gli scritti di Oriana Fallaci, a deriderne gli estimatori e ad asserire briosamente l'esatto contrario di quanto in essi affermato non avrebbe all'apparenza molti motivi per interessarsi a un libro scritto da un ricco e che parla di una famiglia di ricchi lombardi diventati ancora più ricchi grazie ai loro bottegoni.
I motivi invece ci sono.
Il ricco Bernardo Caprotti figurò nel 2007 come autore di un Falce e carrello in cui descriveva gli incommensurabili danni arrecati alla sua attività dai nemici bottegoni della Coop, considerati diretta filiazione del gulag secondo una narrazione che nella penisola italiana viene ripresa dalla propaganda politica ad ogni campagna elettorale con buona pace di qualsiasi realismo.
Falce e carrello fu oggetto in Toscana di una diffusione meticolosa e succede ancora oggi di trovarlo a prendere polvere a casa di chi non ha alcuna dimestichezza con la lettura, proprio come i "libri" di Oriana Fallaci, diffusi più o meno negli stessi anni, più o meno ad opera degli stessi soggetti, più o meno con gli stessi obiettivi e più o meno con gli stessi sottintesi.
Nel caso specifico il sottinteso era che nessuno poteva azzardarsi a dissentire da quel ricco, a meno che non volesse vedersi moralmente chiamato in correità coi fuclatori di Katyn da parte di qualche ben vestito con libero accesso alle gazzette.
Di qui l'interesse per un libro in cui del ricco di cui sopra si parla in termini per nulla agiografici, e la relativa recensione.
I motivi invece ci sono.
Il ricco Bernardo Caprotti figurò nel 2007 come autore di un Falce e carrello in cui descriveva gli incommensurabili danni arrecati alla sua attività dai nemici bottegoni della Coop, considerati diretta filiazione del gulag secondo una narrazione che nella penisola italiana viene ripresa dalla propaganda politica ad ogni campagna elettorale con buona pace di qualsiasi realismo.
Falce e carrello fu oggetto in Toscana di una diffusione meticolosa e succede ancora oggi di trovarlo a prendere polvere a casa di chi non ha alcuna dimestichezza con la lettura, proprio come i "libri" di Oriana Fallaci, diffusi più o meno negli stessi anni, più o meno ad opera degli stessi soggetti, più o meno con gli stessi obiettivi e più o meno con gli stessi sottintesi.
Nel caso specifico il sottinteso era che nessuno poteva azzardarsi a dissentire da quel ricco, a meno che non volesse vedersi moralmente chiamato in correità coi fuclatori di Katyn da parte di qualche ben vestito con libero accesso alle gazzette.
Di qui l'interesse per un libro in cui del ricco di cui sopra si parla in termini per nulla agiografici, e la relativa recensione.