L'aspra e illimitata ostilità nei confronti di Putin e della Russia
ha permesso a una realtà immaginaria prima di dispiegarsi e poi di rivelarsi deludente.

Traduzione da Strategic Culture, 29 maggio 2023.

 
Il recente vertice del G7 dovrebbe essere visto innanzitutto come la definizione di un campo di battaglia in una "guerra delle narrazioni" il cui principale "fronte" è oggi rappresentato dall'insistenza dell'amministrazione Biden sul fatto che è oggi ammissibile il predominio della "realtà" rappresentata dall'ordine internazionale dominato dagli Stati Uniti e di essa soltanto. In secondo luogo, esso va considerato come una sede in cui si è ribadito con forza che l'Occidente "non sta perdendo" in questa guerra contro l'altra "realtà". Un'altra realtà che è la polivalente "alterità" che secondo ogni evidenza sta attirando sempre più consensi in tutto il mondo. Molti in Occidente semplicemente non sono consapevoli della velocità con cui le placche tettoniche della geopolitica si stanno spostando: La faglia originaria tra le placche (la guerra finanziaria dichiarata alla Russia, con esiti fallimentari), ha già portato a un'ondata di pressione crescente. La rabbia sta montando. Le persone sentono che non sono più sole nel loro rifiuto dell'egemonia occidentale: "non gliene frega più niente".
Nella settimana che ha preceduto il vertice del G7, la Lega Araba è letteralmente "diventata multipolare"; ha abbandonato l'atteggiamento meccanicamente filostatunitense. L'abbraccio al Presidente Assad e al governo siriano è stato la logica conseguenza del mutamento nella placca tettonica secondaria avviato dalla Cina, con la sua inziativa diplomatica con Arabia Saudita e Repubblica Islamica dell'Iran: una rivoluzione che Mohammad bin Salman (MbS) ha poi logicamente esteso all'intera sfera del mondo arabo.
MbS ha suggellato questa "liberazione" dal controllo statunitense invitando il Presidente al-Assad al Vertice, a simboleggiare l'atto di generale iconoclastia messo in atto dalla Lega.
Per l'Occidente è ontologicamente impossibile tollerare che la propria realtà venga smontata e vedere la propria società e il mondo dividersi in due. Questa visione della realtà è talmente radicata grazie ai messaggi che arrivano dagli USA che i politici si sono intorpiditi. Non hanno bisogno di argomentare le proprie ragioni e non hanno nemmeno alcun incentivo a trattenersi dal sostenere il falso.
Ne deriva una dinamica inesorabile in cui una "realtà monolitica" troppo pubblicizzata diventa una lotta manichea all'ultimo sangue. Qualsiasi passo indietro da parte dei "mandanti" potrebbe far crollare il "castello di carte" della narrazione mediatica. Questa nozione di realtà monolitica non è condivisa dalla maggior parte delle altre società, che vedono la realtà come ricca di sfumature.
Negare l'evidenza diventa la norma. Assistiamo così a un G7 dominato dai falchi, che distoglie l'attenzione dalla battuta d'arresto nella narrativa (la caduta di Bakhmut) abbracciando con disinvoltura i progetti per la fornitura di F-16 all'Ucraina; bacchetta la Cina per non aver fatto "indietreggiare" il Presidente Putin in Ucraina e approfitta dell'incontro per definire un quadro narrativo per il prossimo confronto con la Cina sulle questioni commerciali e su Taiwan.
Una commentatrice (durante il vertice) si è chiesta "Sono ancora in Europa, o in Giappone?" a fronte di toni retorici che sembravano venire dal precedente discorso della Von Der Leyen all'Unione Europea. La Von der Leyen aveva elaborato la definizione di "de-risking" con la Cina per mascherare agli occhi della Commissione Europea il latente divario tra Unione Europea e Cina in materia di produzione industriale. Questa osservazione serve comunque a sottolineare come la Von der Leyen sia diventata di fatto un membro dell'amministrazione Biden.
La Cina ha risposto con rabbia alle accusa del vertice del G7, accusandolo di essere diventato un laboratorio per "infangare" e calunniare la Repubblica Popolare Cinese.
Il G7 ritiene necessario il dispiego di una narrazione di vasta portata per fronteggiare la Cina, poiché il resto del mondo non vede la Cina come una vera e propria "minaccia" per gli Stati Uniti. Anzi, gli altri paesi sentono che le vere "minacce" agli Stati Uniti derivano dalle loro divisioni interne e non da un qualche attore esterno.
L'importanza del G7 non risiede tanto nelle narrazioni ostili alla Cina che ha ribadito ma, a ben vedere, nel fatto che l'intera occasione è servita ad esprimere un arrogante diniego occidentale che fa presagire come estremamente pericolosa la situazione dell'Ucraina. Quanto successo indica che l'Occidente, nell'atteggiamento che ha assunto oggi, non sarà in grado di proporre alcuna iniziativa politica credibile per porre fine al conflitto ucraino. Va ricordato che Mosca è rimasta molto sfavorevolmente impressionata dal precedente episodio di Minsk.
Il linguaggio del G7 rinuncia ad ogni serio intento diplomatico e indica che l'imperativo rimane quello di conservare il mantra del "non perdere": la caduta di Bakhmut non è una sconfitta per Kiev, ma una vittoria di Pirro per Putin; l'Ucraina sta vincendo e Putin sta perdendo, ecco il messaggio del G7.
A essere arrogante è il sempiterno atteggiamento di sufficienza con cui l'Occidente tratta il Presidente Putin e la Russia. Washington (e Londra) non riescono a togliersi dalla testa la convinzione che la Russia sia fragile, che le sue forze armate siano a malapena operative sempre che lo siano, che la sua economia sia al collasso e che quindi Putin coglierebbe probabilmente al volo qualsiasi "ramoscello d'ulivo" che gli USA si degnerebbero di offrirgli.
Pensare che il Presidente Xi possa -o voglia- fare pressione su Putin affinché "faccia marcia indietro" in Ucraina e accetti un cessate il fuoco alle condizioni dell'Unione Europea, che poi ono le condizioni di Zelensky, è delirante. Eppure alcuni importanti leader dell'UE sembrano davvero pensare che Putin possa essere convinto da Xi o da Modi ad abbandonare l'Ucraina a condizioni favorevoli alla sola Kiev. Questi leader europei sono semplicemente pericolosamente ostaggio dei processi psicologici che alimentano il loro negare la realtà.
La Russia sta vincendo sul fronte della guerra finanziaria e sul fronte diplomatico globale. Sul campo ha un vantaggio schiacciante in termini numerici; è in vantaggio in termini di armamenti; domina nei cieli e nell'elettromagnetico. L'Ucraina invece è allo sbando, le sue forze sono decimate e l'entità statuale di Kiev si sta rapidamente sgretolando.
Non arrivano a capirlo? No. L'aspra e illimitata ostilità nei confronti di Putin e della Russia ha permesso l'affermarsi di uno stato di cose immaginario che va allontanandosi sempre di più da qualsiasi legame con la realtà e destinato quindi a suscitare delusione dato che poggia comunque su un aggregato di cheerleader che lo rinforzano e ne radicalizzano i toni in misura sempre maggiore.
Si tratta di una psicosi grave. Perché invece di affrontare il conflitto in modo razionale, l'Occidente se ne esce sempre con qualche iniziativa sterile come l'idea di congelare il conflitto. Qualcuno è davvero convinto che la Russia "se ne starà a guardare" mentre l'Occidente "edifica" nell'ovest dell'Ucraina un vassallo della NATO "armato fino ai denti"? Un vassallo destinato a essere una piaga incancrenita nel fianco della Russia e a drenare per lungo tempo energie alla Russia? Qualcuno è davvero convinto che l'Alto Comando russo non abbia fatto tesoro dell'esperienza in Afghanistan? Posso dire che non è così: in quella tragedia io ho avuto un ruolo attivo. Quale sarà il prossimo passo? La Russia probabilmente aspetterà di vedere se Kiev sarà in grado di organizzare un'offensiva oppure no. Se Kiev dovesse lanciare un'offensiva, sarebbe sensato per la Russia lasciare che le forze ucraine si buttino sulle linee difensive russe e che sottopongano le loro forze a un ulteriore salasso in un altro tritacarne. Mosca verificherà a quel punto se i sostenitori di Kiev sono pronti a riconoscere la situazione sul campo invece che una realtà immaginaria, accettando le condizioni di Mosca. In caso contrario l'opera di logoramento da parte dei russi potrebbe proseguire e arrivare fino al confine polacco. Non esistono alternative, fosse questa l'ultima cosa scelta da Mosca.
Il diversivo degli F-16 non cambierà l'equilibrio strategico della guerra ma ovviamente la prolungherà. I leader europei al G7 hanno comunque accettato la proposta.
Il tenente colonnello Daniel Davis, esperto di questioni di difesa a Washington, ha lanciato questo ammonimento:
Non c'è motivo di aspettarsi un cambiamento sostanziale nelle fortune di Kiev in guerra grazie a questo [agli F-16]. Anche i quaranta o cinquanta aerei che l'Ucraina starebbe richiedendo non modificheranno in modo sostanziale il corso della guerra". La domanda più importante che "gli statunitensi dovrebbero porre a Biden, tuttavia, è la seguente: a quale scopo? Cosa si aspetta l'amministrazione dalla consegna degli F-16? Cosa speriamo di ottenere conccretamente? Quale esito prevede il Presidente per questa guerra e in che modo la presenza degli F-16 aumenterebbe le probabilità di un successo? Per quanto mi risulta simili interrogativi non sono stati neanche posti e tanto meno hanno avuto una risposta da parte di qualche funzionario dell'amministrazione o del Pentagono... Washington dovrebbe cominciare a concentrarsi molto di più su qualcosa di concreto per salvaguardare i propri interessi e per mettere fine alla guerra, e meno su consegne di armi dall'esito irrilevante e che non sembrano far parte di una strategia coerente.
La stessa domanda dovrebbe essere posta all'Unione Europea: "A quale scopo?". La domanda è stata almeno posta, e lasciamo perdere se le è stata data una risposta?
Bene, allora rispondiamo noi: a cosa serviranno cinquanta F-16? I leader europei dicono di voler porre fine quanto prima al conflitto, ma questa iniziativa otterrà l'effetto esattamente contrario. Rappresenterà l'ennesima pietra miliare nell'escalation verso la guerra di durata indefinita contro la Russia che qualcuno desidera fervidamente. La Russia probabilmente vedrà poche alternative se non quella di passare a una guerra totale contro la NATO. Gli europei sembrano incapaci di dire "no" agli USA. Tuttavia, il colonnello Davis dice chiaramente che l'intenzione degli Stati Uniti è quella di "spostare l'onere del sostegno materiale all'Ucraina ai nostri partner europei". Implicitamente, questo fa pensare che in Europa ci sarà una guerra di lunga durata. Come siamo arrivati a questo punto, per l'amor del cielo? Ci siamo arrivati per non aver pensato a fondo fin dall'inizio, quando invece l'Europa ha abbracciato con entusiasmo e senza riflettere l'idea di una guerra finanziaria alla Russia.
Recentemente, il Financial Times ha scritto che l'Ucraina ha cinque mesi di tempo per dimostrare alcuni "progressi" agli Stati Uniti e agli altri finanziatori occidentali, per convincerli della validità dei suoi piani per il conflitto con la Russia. "Se arriveremo a settembre e l'Ucraina non avrà fatto progressi significativi, allora la pressione internazionale [sull'Occidente] per portarla ai negoziati sarà enorme".
Ora, il colonnello Davis afferma che "è poco probabile che i caccia [F-16] arrivino quest'anno a combattere nei cieli ucraini". Quindi, Biden ha appena previsto che la guerra durerà ben oltre settembre, guarda caso. Se l'Europa vuole che la fine della guerra arrivi il prima possibile, deve sperare che il "progetto" di Kiev imploda presto. Cosa che potrebbe anche succedere, F-16 nonostante.