A metà febbraio 2023 la QF di Francesco Borgomeo diffonde comunicati stampa in linea con il clima politico attuale nello stato che occupa la penisola italiana. Lo aveva già fatto lo scorso anno dopo le elezioni politiche, convinta che bastasse sporcare qualche gazzetta per intimidire le persone serie che dal nove luglio di due anni fa stanno coerentemente, seriamente e costantemente operando per il proprio lavoro e per la propria dignità tenendo la "legge" dello stato che occupa la penisola italiana nel conto che essa merita.
Firenze è e resta una città straordinaria perché vi abbondano organizzazioni e individui che si comportano come se l'esecutivo di Roma non esistesse neppure, per tacere delle gazzette che ne diffondono la propaganda.
In questa sede e secondo questo spirito si riproducono dunque alcuni comunicati del Collettivo di Fabbrica.
Il 10 febbraio 2023 più di cinquanta lavoratori sono andati a Cassino per conferire direttamente con Francesco Borgomeo, stanti i molti appuntamenti istituzionali disertati secondo una linea di condotta che non sarebbe né comune né tollerata in alcun contesto produttivo.
Il borgomastro su ricordato, in un'iniziativa che indica proprio un taglio netto con le istanze padronali, ha esortato il Collettivo di Fabbrica a "ritrovare un clima costruttivo di serenità".
Di qui la risposta del Collettivo di Fabbrica, diffusa sul Libro dei Ceffi e qui riportata integralmente.
Nardella, una domanda e due proposte
Rispetto alle ultime dichiarazioni del sindaco di Firenze, Dario Nardella, in cui invita i lavoratori Gkn “a ritrovare un clima costruttivo di serenità”, abbiamo da fare una domanda e due proposte.
La prima domanda è semplice: Nardella, ma di cosa stai parlando?
1. Stipendi e tredicesima non pagati da quattro mesi. Nel caso di dicembre e gennaio non solo non è stato pagato un euro, ma non sono state nemmeno consegnate le buste paga. Quei pochi lavoratori di turno di lavoro che oggi raggiungono regolarmente la fabbrica per svolgere la funzione vitale di custodia e manutenzione dello stabilimento spendono benzina senza sapere nemmeno se la giornata verrà retribuita e quando. Colleghi che si sono licenziati e ancora non hanno ricevuto il Tfr. Casi invece in cui è stata consegnata la busta paga, senza però il successivo accredito. Contributi non versati con potenziale danno a chi non aggancia la finestra pensionistica, permessi vari non pagati, con un'azione che quindi sfiora l'appropriazione indebita, ferie autorizzate e poi non pagate. Estintori scaduti. Pioggia che infiltra lo stabilimento. 96 decreti ingiuntivi ad oggi accolti da cinque giudici diversi e azioni di pignoramento in corso. L'azienda invece di pagare, ha smesso appunto di consegnare i cedolini busta paga che permettono di richiedere i soldi! 280 lavoratori che hanno firmato la messa in mora e a fortissimo rischio di danno professionale e psicologico. Questo è nei fatti un procedimento di licenziamento silenzioso.
2. Da mesi siamo ai tavoli a proporre soluzioni, mentre Borgomeo "fugge" dal confronto. Dal 20 dicembre, e dopo una consultazione popolare che ha visto la partecipazione di quasi 17.000 persone, inizia un processo di discussione tra noi e la Regione. Nel corso di questo processo, proponiamo una serie di incontri tecnici in sede di Unità di Crisi per favorire il raggiungimento di una cassa integrazione per riorganizzazione industriale. Tale calendario di incontri – in teoria accettato anche dall'azienda – vede tra le altre cose lo svolgimento di un comitato di proposta e di verifica. Forniamo, con largo anticipo, una disponibilità e una rosa di date tra cui scegliere (8, 9 e 10 febbraio). L'azienda non solo si sottrae ai tavoli, facendo saltare il processo di discussione, ma spedisce alle h 18.57 dell'8 febbraio una mail in cui spiega così la propria assenza al comitato di proposta di verifica: "a seguito di impegni precedentemente fissati, non riusciamo a partecipare nelle date indicate" (!!!). Ricordiamo che la città metropolitana fa parte di tale comitato.
3. Il 20 gennaio l'azienda apre una procedura di cassa integrazione per riorganizzazione industriale. La procedura scade il 13 febbraio. Gli incontri di cui al punto 2 erano necessari per l'accordistica che accompagnasse tale cassa. Proprio mentre siamo a Cassino – ma guarda! - l'azienda ci manda una mail dove si dichiara disponibile "all'esame congiunto relativo alla riorganizzazione industriale a partire dal 21 febbraio". Frase che in italiano non vuol dire nulla e che situa il primo confronto “A PARTIRE DAL 21 febbraio, esattamente un mese dopo l'apertura della procedura e oltre la sua scadenza naturale. Un altro mese buttato! Forse calcolando cinicamente che per noi vuol dire un altro mese senza stipendio. Sia chiaro, quindi: come in tutta questa vicenda, la cassa integrazione non viene agganciata per esclusive responsabilità aziendali.
4. Siamo alla completa inversione della causa e dell'effetto. L'attuale situazione è determinata dall'immobilismo aziendale, dalla rottura di ogni relazione sindacale e la discussione sulle soluzioni industriali e anche dall'immobilismo del quadro istituzionale. Nardella riveda quanto da lui stesso dichiarato il 15 novembre. Oggi siamo al 13 febbraio.
5. L'attività della Rsu, del Collettivo e della sua struttura associativa non si è mai fermata, anche senza stipendi: piani industriali presentati dalla Rsu, dal Collettivo e dal suo Comitato Tecnico e Scientifico, una consultazione popolare autogestita, attività associativa in sinergia con i bisogni sociali del territorio. Accusare la Rsu e il Collettivo di Fabbrica e 300 famiglie che – senza reddito! - continuano a progettare, discutere, insieme e sul territorio, del futuro della propria fabbrica denota sinceramente un certo grado di strumentalità.
6. Noi a Cassino ci siamo andati e ci riandremmo ogni qual volta fosse necessario. Non per vezzo ma perchè, l'abbiamo scritto e detto: siamo gli unici a non permettere che il nostro territorio venga oltraggiato. E andremo ovunque finché avremo la forza e la dignità di farlo. Perché nulla abbiamo da temere, perché vero è quello che diciamo, vero è quello che facciamo. Perchè fugge dai territori chi i territori calpesta. E scappa dalle soluzioni chi è parte del problema. Ogni singola parola da noi proferita è documentabile e documentata.
Tutto questo Nardella non può non saperlo. Se invece non lo sa, o se è male informato da questo o quel canale politico di riferimento, non parli della nostra condizione. Avevamo chiesto che chiunque volesse parlare di una vicenda come Gkn, si informasse a pieno e nel dettaglio, ci chiedesse, o fosse in fabbrica con noi a vivere e toccare con mano quella condizione.
E a questo punto, invitiamo noi Nardella a fare parte della nostra serenità. Che per noi fa rima con dignità, non con immobilità.
Serenità che non dobbiamo ritrovare perché non abbiamo mai perso.
Perchè la nostra dignità operaia non si lascia di certo turbare dall'ultimo Borgomeo.
Chiediamo che il sindaco di Firenze si privi degli ultimi quattro stipendi – se vuole, può donarli o prestarli alla cassa di mutuo soccorso Gkn – e continui a privarsi dello stipendio finché questa sarà la nostra condizione e finché l'immobilismo aziendale e istituzionale impedisce un reale piano industriale. Che impari insieme a noi la serenità di non pagare mutui, bollette e spese per i figlioli.
La seconda proposta, è che ci sia una dichiarazione e una presa di posizione da parte della città metropolitana, di Nardella stesso e di ogni candidato a sindaco del comune di Campi Bisenzio che non ci sarà alcun cambio di destinazione d'uso del terreno su cui sorge la fabbrica. E che naturalmente alle dichiarazioni, seguano gli atti formali preposti.
Il sospetto, totalmente legittimo ormai, è che i corpi degli operai Gkn non si siano frapposti solo tra la fabbrica e la delocalizzazione ma anche tra la fabbrica e la speculazione immobiliare. Altrimenti non si capirebbe cosa c'è di tanto scomodo in un collettivo operaio che progetta e difende un patrimonio industriale. Togliamoci ogni dubbio: blindiamo la destinazione d'uso.
Naturalmente queste non sono le nostre uniche proposte. Le nostre proposte sono molteplici (intervento pubblico, consorzio industriale, piano industriale ecc) e sono articolate nei nostri testi, ampiamente condivisi in sede istituzionale e quindi noti alla stessa città metropolitana, e e nelle nostre azioni. Ma su questo Nardella, quando vuole, si smarca: non sono sue competenze.
Ma siccome rompe il suo silenzio sulla nostra vicenda, e non per invitare a pagare gli stipendi, ma invitarci alla serenità senza stipendio, ci siamo sentiti di fare due proposte che sono in linea con le sue competenze.
Dario, stai sereno. (12 febbraio 2023)
Massima allerta solidale: Qf verso la liquidazione?
1. Quarto mese senza stipendio. Senza tredicesima. L’azienda non ci manda nemmeno le buste paga, i cedolini dello stipendio, da dicembre. Senza benzina per raggiungere i turni per svolgere l’attività vitale di custodia e manutenzione a salvaguardia della fabbrica. 98 decreti ingiuntivi approvati. Con un prototipo di Cargo Bike prodotto con le nostre mani e uno sguardo alla produzione di rinnovabili. Con un progetto di fabbrica pubblica e socialmente integrata. Senza nulla, ma pieni di orgoglio e dignità.
2. Borgomeo si prepara alla liquidazione? Voci insistenti si moltiplicano. Se così fosse, tutti lo sanno sulle nostre teste e alle nostre spalle. Se così fosse, questo sta avvenendo in barba ad ogni trasparenza sociale, contrattuale, sostanziale e formale. Sarebbe l’ennesimo schiaffo a istituzioni e tavoli tra le parti sociali. Il che dovrebbe come minimo fare indignare. L’indignazione, di solito, è un moto della dignità. E da sola, è ben poco. Ma pare che anche quel poco per le istituzioni sia troppo.
3. Ieri sono avvenuti i primi due pignoramenti mobiliari in Qf: da quel che ci è stato detto, è stato pignorato un robot motoman e un macchinario automatico per il controllo qualità denominato “Vision”. Eccellenze industriali, investimenti recenti, di industria 4.0, che giacciono inutilizzate e sprecate. L’azione legale dei lavoratori arriva a fare chiarezza dove un intero sistema istituzionale fallisce. E’ un dato di fatto.
4. Abbiamo presentato i piani industriali il 20 dicembre, dopo 10 giorni di consultazione popolare. Da lì sono partiti ulteriori incontri di approfondimento. La cassa integrazione per riorganizzazione è stata individuata come possibile strumento della messa a disposizione dello stabilimento ai piani di reindustrializzazione dei lavoratori e allo scouting pubblico della Regione. Il 20 gennaio Qf ha aperto la procedura di cassa. La procedura scadeva il 13 febbraio. Senza perdere un attimo, abbiamo dato disponibilità a incontri serrati, giorno e notte se necessario. Qf è sparita e ha dato disponibilità a discutere DAL 21 febbraio. 20 dicembre, 20 gennaio, 21 febbraio: così va avanti da mesi, sprecando mesi come fossero noccioline, di incontro in incontro. Incontri inconcludenti per dare l’impressione che qualcosa si discute, per non discutere di nulla. Borgomeo è uno sprecatore di mesi. Un cinico uso del tempo – deliberato o no, ognuno si faccia un’idea – con l’effetto di provare a indebolire e logorare la vertenza e il Collettivo di fabbrica.
5. Il diritto alla retribuzione è inviolabile. Non esistono “finestre di privazione retributiva” con un contratto a tempo indeterminato. Ed è il soggetto privato, l’impresa, che deve agganciare un eventuale ammortizzatore sociale. Se l’imprenditore privato – per incompetenza o pura negligenza o qualsiasi altro motivo – non è in grado di agganciare l’ammortizzatore sociale, paga il rischio di impresa, pagando gli stipendi. E’ un banale principio di responsabilità che vale per tutti, per noi, per voi, non per Francesco Borgomeo e per il Ministero del Lavoro, evidentemente. Con l’invenzione della cassa straordinaria retroattiva in deroga, infatti, il Ministero del Lavoro sancirebbe che si può decidere a febbraio 2023 come tu eri al lavoro e come avresti dovuto essere pagato nel 2022 (!!!).
6. Dalle visure, risulta che Pvar è diventata la controllante di Qf/Gkn Firenze al posto di Plar. Anche se il 23% del capitale sociale della Pvar è della Plar. Pvar è la seconda società creata da Borgomeo. La prima era Plar, creata nel 2021. Nel maggio del 2022, è stata creata la Pvar. La Pvar si occupa di “acquisizione di complessi, aziendali qualunque sia il loro oggetto sociale, (…) l’acquisto, la permuta, la vendita, la costruzione, la ristrutturazione di beni immobili”. L’eventuale liquidazione e questo cambio societario alludono forse ad una pura operazione immobiliare?
7. Firenze, sta succedendo di nuovo. Come alla Bekaert, come all’Electrolux. Sta succedendo ora. “Ma noi siamo ancora qua, eh già!”. Possiamo essere l’ennesimo episodio di ciò che è già avvenuto. O il precedente di quello che finalmente può cambiare. Ed è forse per questo che ci assediano: non si possono permettere un precedente. Ed è questo invece quello che ci stiamo giocando in questa vicenda. Noi ci stiamo giocando lo stipendio e il posto di lavoro. Voi tutti vi state giocando un precedente in grado di scompigliare l’intera politica di deindustrializzazione e impoverimento del paese.
8. Gli assedi a volte si rompono. Le maschere a volte cadono. La verità a volte riesce ad arrivare prima della bugia. E a volte la fabbrica riparte. Magari pubblica e socialmente integrata, mutualistica, in linea con una vera transizione ecologica. Massima allerta solidale, perché è il punto più buio della notte. Il punto più duro che però di solito precede l’alba. Massima allerta solidale, ognuno al proprio posto in questa vicenda. (15 febbraio 2023)