A luglio 2015 ci occupammo brevemente di Jalal el Hanaoui, che si ritrovò insignito dello scomodo riconoscimento di Islamcattivo del Mese, caricato di accuse e scaraventato in galera tra lo scagnare delle gazzette.
Il signor Hanaoui è stato assolto in primo grado già da un pezzo, dopo aver fatto essenzialmente da cavia per tutte le nequizie repressive che il sistema giudiziario dello stato che occupa la penisola italiana e la sua gendarmeria sono in grado di escogitare quando puntano qualcuno che gli sta antipatico pescandolo di solito -e ormai da molti anni- in quella spettacolosa autoschedatura per buoni a nulla che è il Libro dei Ceffi.
In sede giudiziaria e lontano dal pontificare dei fogliettisti le sfortunate cavie vedono per lo più cadere o derubricare ogni accusa. Su casi simili esiste una letteratura ormai consistente anche dal punto di vista divulgativo, che si cura anche di trattare la "libera informazione" col disprezzo che essa merita. La racolta di atti, sentenze e casi che raccontano vicende di questo genere pubblicata da Carlo Corbucci è uscita nel 2012 in una versione ampliata che sfiora le 1800 pagine.
In sede giudiziaria e lontano dal pontificare dei fogliettisti le sfortunate cavie vedono per lo più cadere o derubricare ogni accusa. Su casi simili esiste una letteratura ormai consistente anche dal punto di vista divulgativo, che si cura anche di trattare la "libera informazione" col disprezzo che essa merita. La racolta di atti, sentenze e casi che raccontano vicende di questo genere pubblicata da Carlo Corbucci è uscita nel 2012 in una versione ampliata che sfiora le 1800 pagine.
Comunque, anche in questo caso le gazzette se ne sono accorte con molta calma.
La "libera informazione" risaputamente non va mai oltre il più mercato / più galera; abbiamo sottolineato questo punto fino ad esasperare di chi legge. A Firenze essa schiera capogazzettieri come Paolo Ermini, che sul Corriere Fiorentino del 26 novembre 2016 statuisce che la sentenza
segna un drastico contrasto con i sentimenti di un’opinione pubblica ancora sconvolta dalla catena di stragi rivendicate dal terrorismo islamico
laddove la suddetta opinione pubblica, alluvionata ogni giorno proprio dalle quisquilie autoreferenziali dei paoloermini, ha dato invece amplissima prova di aver metabolizzato istantaneamente tutto quanto. Ancora più rivelatrici le righe con cui Ermini conclude il proprio piagnisteo:
il verdetto paventa il timore di una confusione tra i valori dell’Islam e la predicazione terroristica. È una preoccupazione che si addice più al dibattito politico che non a un processo.
Quando ci sono di mezzo dei signori nessuno anche le basi elementari dell'assetto giuridico in vigore, che poi è parte sostanziale di quella "civiltà occidentale" che i gazzettieri dicono di difendere a spada tratta, possono tranquillamente essere messe in discussione.
Una conferma spicciola dei predicati della "libera informazione", la stessa che da un anno all'altro ha pubblicato corsivi, elzeviri, ciance e contumelie in cui si tacciava di terrorista chiunque la deridesse come meritava, o dubitasse delle sue certezze, prima tra tutte quella che statuiva la pericolosità dell'arsenale atomico, batteriologico e chimico di Saddam Hussein...