Traduzione da Valdai Discussion Club, 11 aprile 2015.
Fino ad oggi il mercato dell'energia è sempre stato considerato soggetto a rischi politici (caduta di questo o quel governo, disordini interni eccetera) oltre che ai consueti rischi economici. In passato la geopolitica è stata considerata come la variabile indipendente: era la politica a determinare in larga misura quello che succedeva nel campo finanziario e in quello energetico: una cosa nasceva dall'altra. Le cose stanno ancora in questo modo, anche oggi? Forse dovremmo iniziare a ridefinire la questione, perché oggi come oggi è sempre più il campo geofinanziario ad influire sul geopolitico.
Nelle particolari circostanze del dopoguerra, in cui l'economia statunitense era effettivamente l'unica economia sviluppata rimasta sulla scena -controllava il cinquanta per cento del commercio mondiale- l'AmeriKKKa è riuscita ad utilizzare per i propri interessi Bretton Woods, una situazione in cui il dollaro era la valuta di riserva per eccellenza ed aveva un'influenza determinante sul Fondo Monetario Internazionale e sulla Banca Mondiale. Tutto questo permise all'AmeriKKKa di assumere il controllo dell'economia mondiale.
Negli ultimi anni, dopo l'infelice esperienza fatta dall'AmeriKKKa con i massicci interventi militari in giro per il mondo allo scopo di mantenere il controllo sull'ordine mondiale, il Tesoro degli Stati Uniti ha iniziato a sostenere la posizione privilegiata del dollaro in quelle che potremmo definire "guerre del Tesoro" facendo abbondante ricorso, per conseguire fini politici, all'equivalente finanziario della bomba al neutrone: l'esclusione dal sistema commerciale e finanziario basato sul dollaro. In questo momento è in corso una guerra geofinanziaria, tra gli altri, contro la Russia, contro la Cina sia pure in misura minore, e contro l'Iran. Con un pizzico di discrezione in più, lo stesso sistema è stato utilizzato per far cadere questa o quella testa in vari governi europei. La guerra del Tesoro dispiega campagne di disinformazione, guerra psicologica, droni e operazioni speciali: sono il principale strumento per mantenere il controllo di un ordine mondiale che si sta disgregando.
Questo introduce rischi di un altro genere: spingendo Russia e Cina a sviluppare un sistema commerciale e finanziario non basato sul dollaro per ridurre la propria vulnerabilità nei confronti delle pretese della giurisdizione del dollaro, ci siamo imbarcati in un confronto che finirà col danneggiare tutti, in particolare il Medio Oriente. Iran, Turchia ed Egitto sono i tre paesi fondamentali dell'area: ciascuno per le proprie ragioni, stanno tutti passando al blocco euroasiatico non basato sul dollaro.
E' inevitabile che i flussi del mercato energetico in futuro siano influenzati dal risultato di questa guerra geofinanziaria. Non esiste ragione per pensare che l'insieme di alleanze geofinanziarie che emergerà da questa guerra corrisponderà alla mappa politica oggi esistente, e che risale al dopo guerra fredda. E' verosimile che l'assetto attuale e quello futuro si incroceranno l'uno con l'altro. Per esempio, in Medio Oriente ci saranno vincitori e sconfitti tra i paesi produttori di energia: alcuni stati dell'OPEC potranno finire in uno dei circuiti finanziari, altri nell'altro.
Quello che fa alzare i rischi insiti in questo nuovo tipo di guerra, e quello che ne incrementa l'imprevedibilità dei risultati, è il fatto che ad un certo punto la politica dei tassi di interesse vicini allo zero e del quantitative easing si ritrovano ad aver creato un ampio eccesso di debito denominato in dollaro, al momento quantificabile in nove trilioni. Un debito molto sensibile alle oscillazioni dei cambi. Oggi, questa è la situazione in cui ci troviamo. Alla guerra delle valute ha contribuito anche la guerra per il prezzo del petrolio. Poi abbiamo anche una guerra di sanzioni, che opera assieme alle guerre sui tasssi di cambio, a quelle sulle valute e a quelle sui prezzi dell'energia. Tutto questo, oggi, sta succedendo tutto insieme mentre una delle più grosse bolle finanziarie della storia sta venendo gonfiata dalla tempesta monetaria senza precedenti che abbiamo scatenato.
Nessuno sa come andrà a finire con questa miscela esplosiva perché le scienze economiche tradizionali in questo caso ci sono di scarso aiuto. Quello che è chiaro è che produttori e consumatori di energia devono cambiare radicalmente la prospettiva da cui considerare i rischi che corrono. C'è chi ha cominciato ad adottarne una che mescola la vulnerabilità insita nel sistema finanziario con le dinamiche della guerra geofinanziaria; altri stati ed altre regioni cercano di sfuggire all'egemonia di tutto questo costruendo una struttura che non è basata sul dollaro. La futura mappa degli oleodotti e dei flussi energetici sarà determinata in gran parte da questa complicata guerra, in cui ci saranno vincitori e vinti.