L'epatite A è colpa degli stranieri. Su "Notizie di Prato" un padre rivoluziona l'epidemiologia contemporanea
L'irrisione, il dileggio, la confutazione e l'esposizione al pubblico ludibrio di quanto si trova scritto sulle gazzette sono tra le ragioni d'essere dei nostri scritti; inutile annoiare chi legge con l'ennesima enumerazione delle nefandezze commesse dalla "libera informazione" ogni volta che se ne propone una campionatura.
Nell'ottobre 2014 in una scuola primaria della città di Prato viene identificato un caso di epatite A. Le gazzette contemporanee, specie se diffuse con le nuove tecnologie, hanno una fame di contenuti tale ed una tale abbondanza di spazio da trasformare in notizia da prima pagina quella che in un'edizione cartacea avrebbe a stento occupato un trafiletto in cronaca.
Il resto lo fa la dedizione della "libera informazione" al mantenimento del clima sociale terrorizzato, ossessionato e forsennatamente sospettoso che i nostri lettori conoscono bene.
Nell'ottobre 2014 in una scuola primaria della città di Prato viene identificato un caso di epatite A. Le gazzette contemporanee, specie se diffuse con le nuove tecnologie, hanno una fame di contenuti tale ed una tale abbondanza di spazio da trasformare in notizia da prima pagina quella che in un'edizione cartacea avrebbe a stento occupato un trafiletto in cronaca.
Il resto lo fa la dedizione della "libera informazione" al mantenimento del clima sociale terrorizzato, ossessionato e forsennatamente sospettoso che i nostri lettori conoscono bene.
Questi anni hanno visto lo smantellamento della democrazia, trasformata in eurocrazie e natocrazie, guerre incessanti e la fine dello stato di diritto, per non parlare dello sfascio dello stato sociale, in tutti i suoi aspetti, dalla scuola pubblica alle pensioni.
Eppure la gente rimane incredibilmente sotto controllo. Perché teme e quindi odia.
Teme e odia, perché ogni giorno, sfruttando ogni possibile debolezza psicologica e luogo comune, c’è chi induce in noi una spaventosa fantasia che narra di mostri assetati di sangue alle frontiere. Loro, come gli alieni dei film di Carpenter, ci vogliono morti, punto e basta. E si avvicina sempre di più il giorno in cui ogni altra spiegazione diventerà reato, "apologia di terrorismo". (Kelebeklerblog.it, 14 settembre 2005)
Quando viene diagnosticato un caso di epatite A, si procede con la vaccinazione dei soggetti esposti per ridurre al minimo il rischio di altri casi.
In coda all'articolo citato si trovano le righe che seguono.
In coda all'articolo citato si trovano le righe che seguono.
Preoccupazione, come è logico, tra i genitori degli altri bambini della scuola. Il babbo di uno di loro, che frequenta la stessa classe del piccolo ammalato, si lascia andare ad uno sfogo: "Vorrei sapere - dice - perché i nostri figli devono vaccinarsi per tutto e di più, a rischio anche della salute a volte. Mentre si permette agli stranieri di non vaccinarsi per le malattie che loro portano in questo modo. Purtroppo alla fine sono sempre i più piccoli a rimetterci. , Parlo da genitore preoccupato e arrabbiato, perché mio figlio è in quella classe".
Nello stato che occupa la penisola italiana la vaccinazione per l'epatite A non è obbligatoria per legge. In alcune zone nel corso degli anni ci sono stati picchi nella frequenza perché più frequenti sono i comportamenti alimentari a rischio di contagio; di solito l'epatite A viene contratta ingerendo alimenti contaminati, come i molluschi crudi.
Altrove, nessuno si dà troppa pena di mettere in piedi uno screening della popolazione -e tantomeno una vaccinazione a tappeto- per una malattia che nei bambini è di solito asintomatica e che guarisce senza trattamenti lasciando immuni i soggetti colpiti.
La vaccinazione non comporta alcun rischio per la salute, con buona pace dei genitori preoccupati e arrabbiati che si lasciano andare agli sfoghi.
Su Medbunker si trova invece, descritta nei dettagli da una persona competente, la storia di quello che è successo nel Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord grazie alle gazzette e alla loro interazione con qualche genitore preoccupato e arrabbiato che non voleva che le vaccinazioni mettessero a volte a rischio la salute dei loro figli.
E che magari si lasciava andare agli sfoghi, già che c'era.
Prima di essere cacciato a calci dall'ospedale in cui "lavorava" e di essere messo finalmente in condizioni di non nuocere, Andrew Wakefield fece in tempo a vedere diffuse oltre ogni miglior previsione le sue conclusioni su una inesistente correlazione tra vaccino trivalente ed insorgenza dell'autismo. L'ondata di diffidenza verso le vaccinazioni fece sì che il morbillo, dichiarato sotto controllo dalle autorità sanitarie del Regno Unito nel 1994, nel 2008 venisse nuovamente definito come endemico.
Nello stato che occupa la penisola italiana l'endemismo dell'epatite A viene definito medio-basso perché si verificano ogni anno alcune migliaia di casi. La trasmissione della malattia avviene soprattutto a causa di un quid presente nell'ambiente e non ha alcuna correlazione con la presenza di stranieri.
Neppure i comportamenti notoriamente disinvolti ostentati da molte giovani donne statunitensi costituiscono in questo caso motivo di preoccupazione.
Grazie alla "libera informazione" i genitori preoccupati ed arrabbiati possono mostrare ad un pubblico potenzialmente immenso fino a che punto arrivi la loro incompetenza in materia di legislazione sanitaria e di epidemiologia.
E di quali oscenità siano capaci le loro attribuzioni causali, perfettamente degne degli "occidentali" contemporanei.
Altrove, nessuno si dà troppa pena di mettere in piedi uno screening della popolazione -e tantomeno una vaccinazione a tappeto- per una malattia che nei bambini è di solito asintomatica e che guarisce senza trattamenti lasciando immuni i soggetti colpiti.
La vaccinazione non comporta alcun rischio per la salute, con buona pace dei genitori preoccupati e arrabbiati che si lasciano andare agli sfoghi.
Su Medbunker si trova invece, descritta nei dettagli da una persona competente, la storia di quello che è successo nel Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord grazie alle gazzette e alla loro interazione con qualche genitore preoccupato e arrabbiato che non voleva che le vaccinazioni mettessero a volte a rischio la salute dei loro figli.
E che magari si lasciava andare agli sfoghi, già che c'era.
Prima di essere cacciato a calci dall'ospedale in cui "lavorava" e di essere messo finalmente in condizioni di non nuocere, Andrew Wakefield fece in tempo a vedere diffuse oltre ogni miglior previsione le sue conclusioni su una inesistente correlazione tra vaccino trivalente ed insorgenza dell'autismo. L'ondata di diffidenza verso le vaccinazioni fece sì che il morbillo, dichiarato sotto controllo dalle autorità sanitarie del Regno Unito nel 1994, nel 2008 venisse nuovamente definito come endemico.
Nello stato che occupa la penisola italiana l'endemismo dell'epatite A viene definito medio-basso perché si verificano ogni anno alcune migliaia di casi. La trasmissione della malattia avviene soprattutto a causa di un quid presente nell'ambiente e non ha alcuna correlazione con la presenza di stranieri.
Neppure i comportamenti notoriamente disinvolti ostentati da molte giovani donne statunitensi costituiscono in questo caso motivo di preoccupazione.
Grazie alla "libera informazione" i genitori preoccupati ed arrabbiati possono mostrare ad un pubblico potenzialmente immenso fino a che punto arrivi la loro incompetenza in materia di legislazione sanitaria e di epidemiologia.
E di quali oscenità siano capaci le loro attribuzioni causali, perfettamente degne degli "occidentali" contemporanei.
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