I due spiccioli di sociologia con cui gli "occidentalisti" giocherellano a giornate intere li porta a porsi interrogativi come quello che intitola la presente confutazione e che sul loro sito si conclude con l'interrogativo che riportiamo di séguito, insieme alla risposta richiesta.
Non è forse vero che esiste nell’islam la tentazione di imporre, con le buone o con le cattive, un modello di vita (usi, costumi, morale, etica) ispirato alla loro religione considerata universalmente vera e pertanto indiscutibile? E quindi, possiamo porre la domanda fatidica senza essere additati di razzismo preventivo? Noi la poniamo: l’islam, nelle sue manifestazioni che stanno sotto gli occhi di tutti, ha un atteggiamento razzista nei confronti di chi non è islamico? Sì o no? Se la risposta è no, ci piacerebbe che qualcuno la motivasse.
La risposta a questi interrogativi esiste ed è in Arabcomint, in una pagina significativamente intitolata United Colours of Islam. Di nostro aggiungiamo le considerazioni che seguono.
Non esiste monoteismo che non abbia la pretesa di essere "universalmente vero e pertanto indiscutibile", a cominciare dal cristianesimo cattolico che l'"universalismo" ce l'ha perfino nella denominazione. Ciascun monoteismo ha poi improntato di sé il modello di vita delle regioni in cui ha attecchito: ad esempio, il diffondersi del cristianesimo ha espanso la coltura del grano e della vite, indispensabili per le specie dell'eucarestia: attorno all'anno Mille sono attestati vigneti in Inghilterra ed in Norvegia. Nonostante gli americani indichino nel fondamentalismo religioso il maggior nemico per l'esistenza del loro paese, è difficile pensare alla storia statunitense senza tenere conto del ruolo che i fondamentalismi cristiani vi hanno avuto in epoca più recente, dalla colonizzazione nordamericana da parte dei coloni puritani alla fondazione ex novo di città intere come Salt Lake City fino alle pressioni lobbiste sul governo per l'introduzione delle politiche proibizioniste o, da ultimo, per la risibile campagna antievoluzionista i cui riflessi sono giunti anche sui più servili tra i nostri mass media.
In altre parole, usi, costumi, morale ed etica sono stati improntati di sé da questo o da quel monoteismo su due terzi buoni della superficie del pianeta, e questo da millenni, senza che la cosa abbia mai fatto gridare allo scandalo nessuno.
Il razzismo "occidentale" ha un'origine modernissima e sostanzialmente basata sul censo; l'"occidentale" in generale e l'elettore di centrodestra in particolare caricano di atteggiamenti razzisti il proprio comportamento nei confronti di un immigrato qualsiasi ma guardano con ammirazione un Mike Tyson, quando non adottano pedissequamente la moda dei rapper americani di sette generazioni fa.
Naturalmente l'Islam non ha alcun atteggiamento razzista nei confronti di chi non è "islamico": per rendersene conto è sufficiente salire su un aereo e farsi una passeggiata nel bazar di Tehran. Tra l'altro, nella Mejilis della Repubblica Islamica siedono anche uno zoroastriano, un ebreo ed almeno un cristiano armeno: la loro presenza è esplicitamente prevista affinché siano rappresentate in parlamento anche le minoranze religiose del paese.
In ogni caso è bene interiorizzare un altro dato di fatto, che vede l'Islam unire da millequattrocento anni i credenti dell'Asia centrale con quelli delle coste del Senegal, per il resto differenti in tutto, e ricordare che in una moschea ci sono solo i credenti perché davanti ad Allah spariscono le distinzioni di razza, di censo ed anche di cultura, anche in un Occidente in cui le "differenze di cultura" si compendiano ormai nel tifare per una squadra piuttosto che per un'altra, ad maiorem pecuniae gloriam.
Non è forse vero che esiste nell’islam la tentazione di imporre, con le buone o con le cattive, un modello di vita (usi, costumi, morale, etica) ispirato alla loro religione considerata universalmente vera e pertanto indiscutibile? E quindi, possiamo porre la domanda fatidica senza essere additati di razzismo preventivo? Noi la poniamo: l’islam, nelle sue manifestazioni che stanno sotto gli occhi di tutti, ha un atteggiamento razzista nei confronti di chi non è islamico? Sì o no? Se la risposta è no, ci piacerebbe che qualcuno la motivasse.
La risposta a questi interrogativi esiste ed è in Arabcomint, in una pagina significativamente intitolata United Colours of Islam. Di nostro aggiungiamo le considerazioni che seguono.
Non esiste monoteismo che non abbia la pretesa di essere "universalmente vero e pertanto indiscutibile", a cominciare dal cristianesimo cattolico che l'"universalismo" ce l'ha perfino nella denominazione. Ciascun monoteismo ha poi improntato di sé il modello di vita delle regioni in cui ha attecchito: ad esempio, il diffondersi del cristianesimo ha espanso la coltura del grano e della vite, indispensabili per le specie dell'eucarestia: attorno all'anno Mille sono attestati vigneti in Inghilterra ed in Norvegia. Nonostante gli americani indichino nel fondamentalismo religioso il maggior nemico per l'esistenza del loro paese, è difficile pensare alla storia statunitense senza tenere conto del ruolo che i fondamentalismi cristiani vi hanno avuto in epoca più recente, dalla colonizzazione nordamericana da parte dei coloni puritani alla fondazione ex novo di città intere come Salt Lake City fino alle pressioni lobbiste sul governo per l'introduzione delle politiche proibizioniste o, da ultimo, per la risibile campagna antievoluzionista i cui riflessi sono giunti anche sui più servili tra i nostri mass media.
In altre parole, usi, costumi, morale ed etica sono stati improntati di sé da questo o da quel monoteismo su due terzi buoni della superficie del pianeta, e questo da millenni, senza che la cosa abbia mai fatto gridare allo scandalo nessuno.
Il razzismo "occidentale" ha un'origine modernissima e sostanzialmente basata sul censo; l'"occidentale" in generale e l'elettore di centrodestra in particolare caricano di atteggiamenti razzisti il proprio comportamento nei confronti di un immigrato qualsiasi ma guardano con ammirazione un Mike Tyson, quando non adottano pedissequamente la moda dei rapper americani di sette generazioni fa.
Naturalmente l'Islam non ha alcun atteggiamento razzista nei confronti di chi non è "islamico": per rendersene conto è sufficiente salire su un aereo e farsi una passeggiata nel bazar di Tehran. Tra l'altro, nella Mejilis della Repubblica Islamica siedono anche uno zoroastriano, un ebreo ed almeno un cristiano armeno: la loro presenza è esplicitamente prevista affinché siano rappresentate in parlamento anche le minoranze religiose del paese.
In ogni caso è bene interiorizzare un altro dato di fatto, che vede l'Islam unire da millequattrocento anni i credenti dell'Asia centrale con quelli delle coste del Senegal, per il resto differenti in tutto, e ricordare che in una moschea ci sono solo i credenti perché davanti ad Allah spariscono le distinzioni di razza, di censo ed anche di cultura, anche in un Occidente in cui le "differenze di cultura" si compendiano ormai nel tifare per una squadra piuttosto che per un'altra, ad maiorem pecuniae gloriam.