Perché chiunque abbia un minimo di rispetto di sé sta dalla parte dell’Islam?
Domanda semplicissima che non nasconde dissonanze di alcun genere ed alla quale si può dare risposta senza alcuna difficoltà, per giunta prendendosi anche il gusto di bastonare alcune tra le più preoccupanti "riflessioni" della Oriana Fallaci. (Non vi raccomandiamo una lettura integrale da pagina 221 a pagina 225 de “La forza della ragione”, il tempo libero è prezioso ed è meglio destinarlo a Topolino).
La prima istintiva risposta è questa: la massa dei decerebrati scopertasi islamofoba dalla sera alla mattina ha assunto tale portata numerica e tale visibilità mediatica, ed è manifestamente capace di atti talmente folli da far scorgere nell'Islam un naturale alleato di chiunque coltivi la virtù del realismo, della morigeratezza, del dubbio.
Seconda istintiva risposta: lo scatenamento globale della logica del capitale si è da tempo tradotto non soltanto nella sovrabbondanza vergognosa di ogni genere di consumo, ma anche in una mercantilizzazione assoluta di qualunque aspetto del vivere, anche apparentemente lontano dalla routine quotidiana. I punti di riferimento per chi non tollera di farsi decerebrare in cambio del diritto all'ipercolesterolemia garantita si sono rarefatti in "Occidente", al punto tale che un numero sempre crescente di persone ha cominciato a chiedersi se non si viva meglio in una Aleppo o in una Tabriz dove le persone la mattina si salutano l'un l'altra uscendo di casa, anziché cercare di spappolarsi a vicenda con gli scooter come nelle intasatissime strade delle nostre città.
Terza istintiva risposta: dov'è finito l'anticonsumismo? Esiste ancora? O l'identità individuale è ormai lecito costruirla soltanto attraverso i consumi? Ecco che nello stile di vita mediorientale è possibile trovare spazio per esperienze comunitarie e per rapporti interpersonali non mediate e non basate sull'ostentazione di oggetti tanto inutili quanto costosi.
Noi ci potremmo anche accontentare di queste risposte, sono credibili, contengono tutte una buona dose di verità, che altro cercare?
Qualcosa d’altro invece c’è e ce lo fa notare Oriana Fallaci, stimolando con le sue ciance ad alta tiratura alcune riflessioni, peraltro assai elementari.
Innanzitutto, quando parliamo di rispetto di sé, a cosa ci riferiamo? All'atteggiamento composto e consapevole dei nostri nonni e delle alte utopie infantili? Esiste ancora questo modo di essere? Certamente, è la nostra risposta secca; esiste e continua ad esistere.
Il rispetto di sé non è certo confessionale od ecclesiastico, perché l'amorevole coltivazione del dubbio e la consapevolezza dei propri limiti mal si conciliano con le ideologie che si appellano a Verità Assolute, specie se tanto assolute non sono perché basate sulla prevaricazione di chi ha ragione anche quando ha torto, sul farsi largo a gomitate e sulla malafede come paradigma esistenziale. Non è, ovviamente, manicheo, da uina parte il Bene (l'"Occidente") dall'altra il Male (l'Islam), da una parte The Star Spangled Banner (sempre l'"Occidente") e dall'altra il buio pesto (il resto del mondo), da una parte i suoi fedeli clienti e dall’altra gli infedeli, anzi, i clienti insolventi (la razza peggiore!).
E' chiaro che gli improvvisatissimi "occidentalisti" di questo mondo ormai alla fine stanno utilizzando a piene mani ed in ogni contesto la perfezionata arma del “razzismo etico”; l'occidentalismo, si deduce senza alcuna fatica leggendo la Fallaci, è diventato una Chiesa, ma non una Chiesa simile alle Chiese uscite dal cristianesimo e quindi aperte, bensì una Chiesa simile a quell'Islam che dice di combattere e dei cui aspetti approssimativi e distorti riesce addirittura ad essere la parodia. Come l’Islam da Bignami con cui intenderebbe contendere, infatti, si ritiene baciato da un Dio custode del Bene e della Verità; come l’Islam da cartone animato divulgato al suo pubblico non riconosce mai le sue colpe e i suoi errori, si ritiene infallibile, non chiede mai scusa. Come l’Islam da parrucchiere diffuso dai mass media non accetta che tu la pensi in modo diverso e se la pensi in modo diverso ti disprezza, ti denigra, ti processa, ti punisce, (e cosa hanno fatto con centinaia di manifestanti prima e dopo Genova, sui loro giornali prima ed ancora che nei tribunali, se non questo?) così come farebbe la versione personalissima del Corano da incubo cui fanno continui riferimenti senza averne mai letto neanche un rigo, lasciamo stare averlo compreso o contestualizzato. Questo occidentalismo è diventato illiberale molto più dell’Islam. Non è un caso, si dovrebbe notare, che il 95% degli sciupacarta redazionali abbiano fatto dell'"occidentalismo" una bandiera indiscutibile e che il 95% degli "occidentalisti" in servizio permanente effettivo si trovi proprio nelle redazioni dei giornali a spiegare a tutto il paese, in elzeviri da cinquecento carte a botta, come si debba pensarla per non farsi tacciare di terrorismo.
Domanda semplicissima che non nasconde dissonanze di alcun genere ed alla quale si può dare risposta senza alcuna difficoltà, per giunta prendendosi anche il gusto di bastonare alcune tra le più preoccupanti "riflessioni" della Oriana Fallaci. (Non vi raccomandiamo una lettura integrale da pagina 221 a pagina 225 de “La forza della ragione”, il tempo libero è prezioso ed è meglio destinarlo a Topolino).
La prima istintiva risposta è questa: la massa dei decerebrati scopertasi islamofoba dalla sera alla mattina ha assunto tale portata numerica e tale visibilità mediatica, ed è manifestamente capace di atti talmente folli da far scorgere nell'Islam un naturale alleato di chiunque coltivi la virtù del realismo, della morigeratezza, del dubbio.
Seconda istintiva risposta: lo scatenamento globale della logica del capitale si è da tempo tradotto non soltanto nella sovrabbondanza vergognosa di ogni genere di consumo, ma anche in una mercantilizzazione assoluta di qualunque aspetto del vivere, anche apparentemente lontano dalla routine quotidiana. I punti di riferimento per chi non tollera di farsi decerebrare in cambio del diritto all'ipercolesterolemia garantita si sono rarefatti in "Occidente", al punto tale che un numero sempre crescente di persone ha cominciato a chiedersi se non si viva meglio in una Aleppo o in una Tabriz dove le persone la mattina si salutano l'un l'altra uscendo di casa, anziché cercare di spappolarsi a vicenda con gli scooter come nelle intasatissime strade delle nostre città.
Terza istintiva risposta: dov'è finito l'anticonsumismo? Esiste ancora? O l'identità individuale è ormai lecito costruirla soltanto attraverso i consumi? Ecco che nello stile di vita mediorientale è possibile trovare spazio per esperienze comunitarie e per rapporti interpersonali non mediate e non basate sull'ostentazione di oggetti tanto inutili quanto costosi.
Noi ci potremmo anche accontentare di queste risposte, sono credibili, contengono tutte una buona dose di verità, che altro cercare?
Qualcosa d’altro invece c’è e ce lo fa notare Oriana Fallaci, stimolando con le sue ciance ad alta tiratura alcune riflessioni, peraltro assai elementari.
Innanzitutto, quando parliamo di rispetto di sé, a cosa ci riferiamo? All'atteggiamento composto e consapevole dei nostri nonni e delle alte utopie infantili? Esiste ancora questo modo di essere? Certamente, è la nostra risposta secca; esiste e continua ad esistere.
Il rispetto di sé non è certo confessionale od ecclesiastico, perché l'amorevole coltivazione del dubbio e la consapevolezza dei propri limiti mal si conciliano con le ideologie che si appellano a Verità Assolute, specie se tanto assolute non sono perché basate sulla prevaricazione di chi ha ragione anche quando ha torto, sul farsi largo a gomitate e sulla malafede come paradigma esistenziale. Non è, ovviamente, manicheo, da uina parte il Bene (l'"Occidente") dall'altra il Male (l'Islam), da una parte The Star Spangled Banner (sempre l'"Occidente") e dall'altra il buio pesto (il resto del mondo), da una parte i suoi fedeli clienti e dall’altra gli infedeli, anzi, i clienti insolventi (la razza peggiore!).
E' chiaro che gli improvvisatissimi "occidentalisti" di questo mondo ormai alla fine stanno utilizzando a piene mani ed in ogni contesto la perfezionata arma del “razzismo etico”; l'occidentalismo, si deduce senza alcuna fatica leggendo la Fallaci, è diventato una Chiesa, ma non una Chiesa simile alle Chiese uscite dal cristianesimo e quindi aperte, bensì una Chiesa simile a quell'Islam che dice di combattere e dei cui aspetti approssimativi e distorti riesce addirittura ad essere la parodia. Come l’Islam da Bignami con cui intenderebbe contendere, infatti, si ritiene baciato da un Dio custode del Bene e della Verità; come l’Islam da cartone animato divulgato al suo pubblico non riconosce mai le sue colpe e i suoi errori, si ritiene infallibile, non chiede mai scusa. Come l’Islam da parrucchiere diffuso dai mass media non accetta che tu la pensi in modo diverso e se la pensi in modo diverso ti disprezza, ti denigra, ti processa, ti punisce, (e cosa hanno fatto con centinaia di manifestanti prima e dopo Genova, sui loro giornali prima ed ancora che nei tribunali, se non questo?) così come farebbe la versione personalissima del Corano da incubo cui fanno continui riferimenti senza averne mai letto neanche un rigo, lasciamo stare averlo compreso o contestualizzato. Questo occidentalismo è diventato illiberale molto più dell’Islam. Non è un caso, si dovrebbe notare, che il 95% degli sciupacarta redazionali abbiano fatto dell'"occidentalismo" una bandiera indiscutibile e che il 95% degli "occidentalisti" in servizio permanente effettivo si trovi proprio nelle redazioni dei giornali a spiegare a tutto il paese, in elzeviri da cinquecento carte a botta, come si debba pensarla per non farsi tacciare di terrorismo.
Infine, il rispetto di sé non può che essere anti-occidentale, perché si basa su quella capacità di autolimitarsi e di decidere in maniera responsabile che in "Occidente" vengono affossati, disprezzati e combattuti in nome del mercato.
E chiunque non si inchina al supremo volere del mercato nega la "civiltà" occidentale.
E chiunque non si inchina al supremo volere del mercato nega la "civiltà" occidentale.