...E ci dispiace di non poter dire e fare di peggio, ma veniamo al dunque.
Il nostro sito-bersaglio, tra boiate, delirii persecutori e propaganda assortita, pubblica una mini-intervista ad un oscuro curato bresciano lunga tre battute e dieci righe, dalla quale si evincerebbe che le strade bardate a festa per una processione offenderebbero la sensibilità dei credenti, che Benedetto XVI non si è affatto scusato per la lezione di Ratisbona, e che il concetto di dio dei musulmani è sbagliato. Il tutto, ripetiamo, in righe dieci.
Delle tre questioni ci limitiamo alla prima, non bastando tutte le male parole del vocabolario religioso-politico contemporaneo per fare a pezzi le altre due con l'acredine e la crudeltà che meriterebbero sia per metodo che per merito.
Chi si è recato in dar al'Islam, ed in modo particolare in Egitto, in Siria ed in Iran, ha notato che i simboli cristiani, esposti in bella vista in ciascuno dei tre paesi, non offendono proprio nessuno. La Siria gronda di santuari mariani e di chiese cristiane di svariate confessioni, a volte fornitissimi di esempi di quella iconografia veterocattolica fatta di santini, sacri cuori, beate in estasi e matres dolorosae che dalla Toscana stanno invece sparendo. Lo stesso vale per l'Iran; presso Tabriz si trova, tra l'altro, quello che viene considerato l'edificio cristiano di più antica fondazione. Nei bazar crocefissi ed altri simboli cristiani sono prodotti, esposti e venduti senza il minimo problema. Gli sciiti non hanno particolari limiti nella raffigurazione di persone ed in qualche casa l'imam Hussein è appeso accanto all'ayatollah Khomeini e a Gesù Cristo senza che nessuno li abbia mai sentiti litigare.

  Immagini cristiane in Iran, Shiraz 2004  
  Una rivendita di tappeti a Shiraz. Si nota bene appeso alla parete, ed in assoluta bella vista, un arazzo raffigurante Gesù con gli apostoli. La foto è stata scattata nell'agosto del 2007.